Quando ‘L’Osservatore Romano’ raccontò che nel Sud i piemontesi fucilavano pure i fanciulli!

5 gennaio 2021

I piemontesi, subito dopo la ‘presunta’ unificazione italiana, avevano il fucile facile. E fucilavano anche i bambini. Come hanno fatto in Sicilia, a Castellammare del Golfo, nei primi giorni di Gennaio del 1862. Ma lo hanno fatto anche in altre parti del Sud, come testimonia un articolo e ‘L’Osservatore Romano’. Perché non bisogna dimenticare 

Ieri abbiamo ricordato la fucilazione di Angelina Romano, una bambina di 9 anni fucilata dai piemontesi a Castellammare del Golfo, in Sicilia, nei primi giorni di gennaio del 1862, quando la cittadina si era ribellata contro gli invasori di casa Savoia.

All’indomani della ‘presunta’ unificazione italiana in quello che era stato il glorioso Regno delle Due Sicilie avvennero tante cose. Non mancarono, certo, i delinquenti allo stato puro. Ma la grandissima parte dei ribelli – che tanti storici hanno definito “Briganti” – erano, in realtà, uomini e donne che lottavano contro gli invasori piemontesi.

Va anche sottolineato il ruolo della Chiesa cattolica. Ricordiamoci che anche lo Stato Pontificio è stato invaso. E al di là del fatto di essere o no cattolici, anche lì c’è stata un atto di prepotenza.

Alcuni storici ci hanno raccontato che la Chiesa cattolica, all’indomani del 1860, “fomentava il brigantaggio”. Magari sarà anche vero, ma non per questo è corretto nascondere le testimonianze di alcune figure o di giornali cattolici sugli eccidi commessi dai piemontesi.

Ci sono testimonianze, da parte di personalità del mondo cattolico, che fanno rabbrividire, dove si racconta delle atrocità commesse dai militari piemontesi. Tutti fatti nascosti da storici e intellettuali di estrazione massonica che hanno sempre manifestato disprezzo verso la Chiesa.

Però queste testimonianze esistono, come questo articolo del giornale L’Osservatore Romano – il quotidiano storico del Vaticano – che nel 1863 scriveva:

“Il governo piemontese che si vede presto costretto ad abbandonare il suolo napoletano, si vendica mettendo tutto a ferro e fuoco. Raccolti incendiati, provvigioni annientate, case demolite, mandrie sgozzate in massa. I piemontesi adoperano tutti i mezzi più orribili per togliere ogni risorsa al nemico, e finalmente arrivarono le fucilazioni! Si fucilarono senza distinzione i pacifici abitatori delle campagne, le donne e fino i fanciulli” (citazione tratta da BRIGANTI).

A Napoli e nel Napoletano – come del resto in altre parti del Sud e della Sicilia – i cittadini si ribellavano agli invasori piemontesi. Che spesso erano costretti a ripiegare. Nel ritirarsi, i militari di casa Savoia distruggevano tutto quello che gli capitava a tiro e ammazzavano persone inermi che avevano solo la sventura di incontrarli. Nella furia omicida i piemontesi fucilavano pure i bambini.

E successo in Sicilia. E come racconta L’Osservatore Romano, succedeva anche nel Napoletano.

Oggi ci dicono che dobbiamo dimenticare. A questi intellettuali ‘unionisti’ dobbiamo rispondere che se lo possono dimenticare che noi dimenticheremo. Anche perché, dopo oltre 161 anni, gli amici del Nord continuano a derubare il Sud. O ce la stiamo inventando noi l’Autonomia differenziata? O ce lo stiamo inventano noi il fatto che il Nord si prenderà non meno del 70% del Recovery Fund?

Altro che dimenticare!

Foto tratta da Quotidiano di Gela

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