Mario Pagliaro: prezzi dei prodotti agricoli in rialzo, a cominciare dal grano

3 gennaio 2021

Mario Pagliaro, chimico, ricercatore presso il CNR, appassionato di climatologia, rilancia una tesi che porta avanti da qualche anno: la previsione dell’aumento dei prezzi dei prodotti. I fatti gli stanno dando ragione. Anche se, sui prezzi del grano duro del Sud e della Sicilia, pesa l’arrivo del grano estero con le navi che impedisce un corretto innalzamento del prezzo di questo cereale 

Sulla propria pagina Facebook Mario Pagliaro rilancia una sua vecchia battaglia che noi seguiamo da qualche anno:

“Quasi tre anni fa – scrive – annunciammo il prossimo aumento dei #prezzi del #grano – allora ai minimi storici – e poi di molti altri prodotti agricoli, fra cui i vari frutti del #citrus (arance, limoni, mandarini e pompelmi). Gli aumenti ‘storici’ di cui parla ora la maggiore associazione degli agricoltori – con mezza Italia e l’emisfero Nord al gelo – #confermano quanto anticipammo”.

Mario Pagliaro fa riferimento ad alcune dichiarazioni dei vertici della Coldiretti riprese da alcuni giornali.

“E non sono che l’inizio – aggiunge -. Gli #agricoltori in Sicilia diventano la classe egemone. Buona parte di loro diverranno attori della #bioeconomia. Tutti, utilizzeranno in massa l’energia #solare grazie al fotovoltaico e al fototermico.
Significa che grossi paesi agricoli rimasti ai margini negli ultimi 50 anni di deflazione dei corsi (prezzi) agricoli, come #Caltagirone, Caltanissetta o Corleone torneranno nel giro di 2-3 anni a riempirsi di giovani e di persone. Mentre le 3 città siciliane, ormai completamente #deindustrializzate, si #svuoteranno a tassi accelerati fino al punto che dovranno scindersi dando luogo a Comuni più piccoli per poter essere amministrate. Il processo è già in atto a #Messina, e riguarderà presto le altre due città”.

Pagliato allega al suo post un articolo del quotidiano Il Tempo:

“Il 2020 – leggiamo nell’articolo de Il Tempo – si chiude con un balzo nelle quotazioni internazionali dei principali prodotti agricoli, dal mais che registra il massimo incremento del decennio alla soia che raggiunge il picco da sei anni e mezzo fino al grano al top da 6 anni ma anche il succo di arancia concentrato che registra un aumento delle quotazioni del 28% nel corso dell’anno. E’ quanto emerge dal bilancio della Coldiretti per i contratti future alla chiusura annuale del Chicago Bord of Trade (CBOT), il punto di riferimento internazionale per il mercato future i delle materie prime agricole”.

La Coldiretti ricorda che il grano ha messo a segno un aumento del 14,6%, il mais del 24,8% mentre la soia balza del 37,2%.

“In controtendenza alle difficoltà dell’economia globale – leggiamo sempre su Il Tempo – nell’anno della pandemia si è impennato il prezzo delle principali materie prime agricole con la corsa ai beni essenziali che sta facendo aumentare le quotazioni dei prodotti necessari per garantire l’alimentazione delle popolazione in uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli effetti della pandemia si trasferiscono dunque dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi fino alle produzioni agricole la cui disponibilità è diventata strategica con l’incertezza sugli effetti della nuova ondata di contagi nonostante l’arrivo del vaccino”.

“A livello internazionale – sottolinea la Coldiretti – l’aumento delle quotazioni del succo di arancia concentrato (FCOJ) è dovuto alla svolta salutista provocata dalla pandemia Covid nelle scelte alimentari, con i consumatori in tutto il mondo che cercano prodotti nutrienti e sani. La soia è uno dei prodotti agricoli più coltivati nel mondo, con gli Stati Uniti che si contendono con il Brasile il primato globale nei raccolti mentre la Cina è il principale acquirente mondiale di questa componente base dell’alimentazione negli allevamenti insieme al mais. L’andamento delle quotazioni riguarda direttamente l’Italia che è il primo produttore europeo con circa il 50% della soia coltivata ma che è comunque deficitaria e deve importare dall’estero”.

Qualche considerazione ci sembra utile. Sul grano – noi e supponiamo anche Pagliaro – facciamo riferimento al grano duro. E dobbiamo ammettere che sì, Pagliaro ha avuto ragione: il prezzo del grano duro, rispetto ai 18-20 euro al quintale di qualche anno fa è cresciuto. Ma…

Ma non è cresciuto, almeno in Italia – con riferimento al Sud Italia e alla Sicilia, dove si concentra la stragrande maggioranza della produzione di grano duro – come avrebbe dovuto. Se in Puglia – prima Regione italiana per la produzione di grano duro – il prezzo è arrivato a sfiorare i 29-30 euro al quintale, in Sicilia non è mai andato oltre 25-26 euro al quintale. E, in ogni caso, il prezzo si è poi abbassato, in Puglia e in Sicilia, per l’arrivo delle solite navi cariche di grano estero.

Si alzeranno i prezzi – del grano e di altri prodotti agricoli – come ci dice Pagliaro? Lo prendiamo come un augurio.

Ultimo appunto: abbiamo già letto della crescita del mercato dei succhi di arancia concentrato. E non possiamo segnalare che la Sicilia – prima regione italiana per la produzione di agrumi – non abbia mai scommesso sulla trasformazione degli agrumi.

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