Che ‘folla’ che c’è a Palermo: ex Dc, ex alfaniani, cardinaliani, renziani. L’affondo del leghista Samonà/ SERALE

27 dicembre 2020

A Palermo, sulle ceneri di quello che resta di una città ‘spolpata’ fino all’osso da un centrosinistra alla frutta che ormai va avanti solo per appalti di Tram & parcheggi, sono già cominciati i posizionamenti in vista delle prossime elezioni comunali. Proviamo a interpretare l’Alberto-Samonà-pensiero (legista ma non solo) e a commentare il ritorno di un grande centro e un universo sicilianista che tarda a materializzarsi 

Tanti lettori ci chiedono di commentare la presa di posizione di Alberto Samonà, assessore regionale ai Beni culturali in quota Lega di Matteo Salvini. Vi risparmiamo tutte le parole messe nero su bianco da Samonà che trovate su altri autorevoli giornali e blog. Noi andiamo al ‘succo’: “La Lega è pronta a governare Palermo”, dice l’assessore regionale leghista.

Le domande sono due: da cosa nasce questa uscita di Samonà? E perché è venuta fuori in questo momento?

La risposta alla prima domanda segna – per conto della Lega (va da sé che la dichiarazione di Samonà è concordata con il vertice nazionale del suo partito) – una differenza politico-strategica tra la Lega e Fratelli d’Italia. Proviamo a illustrarla.

Fratelli d’Italia è un partito in crescita. Che in Sicilia – Palermo in testa – ha un retroterra importante legato culturalmente e politicamente all’esperienza del Movimento Sociale Italiano prima e ad Alleanza nazionale dopo. In parole semplici, Fratelli d’Italia ha forza e numeri per fare politica ‘nazionale’ anche nelle grandi città.

Antitetica la strategia che sta seguendo Salvini nel Sud e in Sicilia. Dove la Lega ha grandi difficoltà ad entrare nei Comuni e nelle stesse regioni con scelte verticistiche. La Lega, a differenza di Fratelli d’Italia, non ha un radicamento storico nel Sud e in Sicilia. Ne deriva che deve entrare nelle regioni e nei Comun con politiche ‘dal basso’, con soggetti radicati nei territori.

Ci sta riuscendo? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che, nel Sud e in Sicilia, non ci sono soggetti politici locali.

Nel Sud quello che sembrava un soggetto politico meridionalista – il Movimento 24 Agosto di Pino Aprile – dopo aver saltato due appuntamenti elettorali regionali (le elezioni regionali in Calabria e le elezioni regionali in  Puglia e in Campania) sta cercando un accordo con alcune frange del PD e di quello che resta del Movimento 5 Stelle all’insegna del solito gioco del ‘civismo’, che nel Sud fa rima con trasformismo.

L’assenza di un’alternativa secca alla vecchia politica da parte del Movimento 24 Agosto di Pino Aprile porterà una parte dell’elettorato del Sud verso la Lega. Questa, come dire?, è matematica politica.

La stessa cosa – anche se con soggetti diversi – sta avvenendo in Sicilia. Dove ancora non c’è un soggetto politico in grado di calamitare tutti gli autonomisti, i sicilianisti e gli indipendentisti. Anche nella nostra Isola si commette l’errore che si fa nel Sud: quelli che dovrebbero creare il fronte autonomista-sicilianista-indipendentista si attardano a criticare ora il Governo nazionale, ora la Lega di Salvini, ora il Governo regionale.

Ma questa strategia può portare “mi piace” su Facebook, ma non produce un progetto politico – che è fatto di ‘costruzione’ – e, di conseguenza, non porta voti. Anzi, paradossalmente, fa il gioco di coloro i quali vengono attaccati. Forse Unità siciliana di Salvo Fleres e Andrea Piraino, Siciliani Liberi di Ciro Lomonte e tutti gli altri Movimenti autonomisti, sicilianisti e indipendentisti dovrebbero lavorare a una sintesi politica fatta di programmi da presentare agli elettori, nei Comuni e nello scenario politico regionale.

Andiamo alla seconda domanda: perché Samonà interviene oggi? Con molta probabilità, è un segnale lanciato a chi sta provando a ricostruire un centro politico siciliano dove si trovano ex democristiani, ex alfaniani, cardinaliani, ‘pezzi’ di Forza Italia di provenienza democristiana e, magari, anche renziani.

Qualcuno potrebbe obiettare: una parte di ex democristiani – ci riferiamo al parlamentare regionale Roberto Di Mauro, che rappresenta l’esperienza del Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo – ha già ‘chiuso’ un accordo con la Lega. Assolutamente vero.

Ma non bisogna dimenticare che Lombardo e Di Mauro sono un po’ come i maestri di scacchi che giocano contemporaneamente su tre o quattro tavoli… Questo, politicamente, significa che l’alleanza che hanno siglato con la Lega potrebbe essere strategica, ma potrebbe anche essere un modo per cercare di portare la Lega nel grande centro che si va formando.

Per essere chiari, Lombardo e Di Mauro conoscono benissimo il ‘latino’ della politica: il primo – Lombardo – pur con tutti i ‘casini’ giudiziari che ha avuto, è sempre presente nello scenario politico regionale; il secondo – Di Mauro – oltre a tenere la barra a Sala d’Ercole alle ultime elezioni comunali ha messo nel sacco avversari e alleati e si è messo in tasca il Comune di Agrigento. Questi due sono politicamente ‘funambolici’ e, soprattutto, sono in grado di fare tutto e il contrario di tutto!

Per concludere, Samonà non ci sembra, come dire?, l’uomo giusto per trattare con gli ex democristiani: la sua uscita, su questo versante politico, è un po’ tranciante: potrebbe essere letta come una sorta di avvertimento della serie: cari centristi, evitate di pensare che i candidati a sindaco di Palermo debbano passare dai vari Roberto Lagalla, Saverio Romano e Francesco Cascio: noi non avalleremo ‘minestre impiattate’…

Questo su Palermo. Domani o dopodomani proveremo a raccontare cosa si prepara ‘oltre Palermo’, cioè dopo le elezi0oni comunali del capoluogo dell’Isola: regionali del 2022 ed elezioni politiche nazionali del 2023.

 

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