Se resteremo nella Ue in pochi a anni il pomodoro sparirà sostituito da pomodori africani e cinesi

22 dicembre 2020

E’ in atto una tendenza per distruggere le agricolture del Sud Europa. L’attacco, per ora, riguarda il grano, l’olio d’oliva e il pomodoro. Con molta probabilità, il pomodoro è la coltura che scomparirà per prima dalla Sicilia e dal Sud Italia. I signori della Ue globalista ci costringeranno a mangiare pomodoro africano e passata di pomodoro cinese   

Il pomodoro è una coltura che è spesso oggetto dei nostri articoli dedicati all’agricoltura. Per un motivo semplice: perché, causa globalizzazione dell’economia e Unione europea, la Sicilia rischia di ridurre drasticamente la coltura di pomodoro.

In genere si distingue il pomodoro che si coltiva in pieno campo e il pomodoro che si coltiva nelle serre. Da quello che a noi risulta, in Sicilia non va bene il primo (pomodoro di pieno campo)  soffre anche il secondo (pomodoro in serra).

E, a quanto pare, il pomodoro è in crisi anche in Spagna. Leggiamo su ITALFRUIT NEWS:

“La crisi dei prezzi dell’ ‘oro rosso’ e la crescente concorrenza nordafricana spingono la Spagna a tagliare la produzione di pomodoro fresco per dedicarsi ad altre colture maggiormente redditizie: nel prossimo decennio i raccolti diminuiranno del 20%. Il dato è contenuto nella relazione di previsione 2020-2030 per l’agricoltura Ue, che evidenzia una conferma sostanziale dei volumi negli altri Paesi comunitari a fronte di un continuo aumento delle importazioni”.

Di fatto, l’aumento delle importazioni di pomodoro da Cina e Africa sta mettendo in ginocchio gli agricoltori del Sud Europa che producono pomodoro. E tra questi c’è la Sicilia.

Per noi non è una novità, visto che come vanno le cose l’aveva raccontato Cosimo Gioia, agricoltore con azienda a Valledolmo, in un’intervista poco più di due anni fa:

“In Sicilia non siamo più nelle condizioni di produrre il pomodoro. E questo nonostante ci sia il mercato, perché, lo ribadisco, il pomodoro di Valledolmo si vende bene. Ma ormai produrre è diventato difficile, se non impossibile. Il perché è presto detto. Intanto ci scontriamo con chi, rispetto a noi siciliani, produce il pomodoro di pieno campo a prezzi bassissimi. Il costo del lavoro in Cina e in Africa è irrisorio. Impossibile competere. Poi noi utilizziamo in modo oculato pesticidi di ultima generazione che hanno un certo costo e sono sicuri. In certe aree del mondo, invece, utilizzano ancora pesticidi che in Italia sono stati banditi negli anni ’60 e ’70, prodotti chimici dannosi per la salute umana che costano pochissimo. Ribadisco: impossibile competere” (qui l’intervista a Cosimo gioia per esteso).

E, in effetti, quello che oltre due anni fa diceva Gioia è confermato dalle notizia che arrivano dal Nord Africa:

“Stando all’Agricultural Outlook Report – leggiamo sempre su ITALFRUIT NEW – tra due lustri la produzione di pomodori Ue scivolerà a 6,2 milioni di tonnellate, il 4% in meno rispetto al 2019 quale conseguenza della forte riduzione delle superfici spagnole che saranno dedicate ad altre colture in serra. Previsto inoltre un forte calo delle esportazioni iberiche a causa di una combinazione di fattori: spiccano l’aumento del consumo interno e, appunto, la forte competizione esercitata da nazioni extra Ue. Per quanto riguarda le importazioni comunitarie, è previsto un aumento del 2% annuo soprattutto per il dinamismo del Marocco, che già nel 2019 rappresenta l’80% del totale degli acquisti Ue e ha in programma una forte progressione del raccolto di pomodoro. Il Paese nordafricano ha lanciato una nuova strategia di sviluppo agricolo, denominata Génération Green 2020-2030, a completamento del piano Green Morocco, con il quale prevede di aumentare significativamente il prodotto interno lordo e raddoppiare le esportazioni nei prossimi dieci anni. Mentre si stanno compiendo progressi nell’ammodernamento della rete di irrigazione delle aziende agricole e in particolare di quelle che producono ortaggi, in primis il pomodoro”.

Riassumendo, grazie all’Unione europea che fa propria la folle logica della globalizzazione dell’economia, alcuni Paesi del Sud Europa stanno smantellando alcune colture. Motivo: alcuni prodotti agricoli – tipo il pomodoro fresco (Nord Africa) e trasformato (Cina) – arrivano da altri Paesi a costi irrisori ‘ammazzando’ i nostri prodotti.

La storia che bisogna avere pazienza e discutere con l’Unione europea è una minchiata grande quanto un grattacielo di un milione di piani, perché ai signori di Bruxelles dell’agricoltura del Sud Europa e delle tradizioni non gliene può fregare di meno.

Purtroppo quando lanciamo questo allarme ci scontriamo con la dabbenaggine di chi crede negli “immancabili destini” della grande Unione europea. Questi stolti – che in genere non capiscono un’acca di agricoltura – non capiscono che, assecondando la Ue e la globalizzazione, non solo si smantella la nostra agricoltura, ma si colpiscono a morte anche le nostre tradizioni culturali e la nostra salute.

Già, la salute. Perché, come racconta Gioia, Iddio solo sa come viene coltivato il pomodoro (e non soltanto il pomodoro) in certi Paesi!

La verità è che, oggi, l’ignoranza va a braccetto con la globalizzazione dell’economia e con chi ne celebra i ‘fasti’.    

L’unica via di salvezza per salvare l’agricoltura siciliana e, in generale, del Sud Italia, è l’uscita immediata dall’Unione europea dell’euro. Altro che andare dietro al Recovery Fund, come fanno certi ‘intellettuali’ del Sud Italia!

Chi pensa a  soluzioni diverse dall’uscita dall’Unione europea non ha ancora capito la vera natura globalista dalla Ue, che vuole trasformare i cittadini in sudditi consumatori di beni prodotti dove capita.

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