Biden si rassegni: non sarà mai con i suoi voti ‘postali’ il Presidente di tutti gli americani! Secessione?

12 dicembre 2020

Il pronunciamento-non-pronunciamento della Corte Suprema apre scenari imprevedibili. Alcuni Stati, entro domani, potrebbero eleggere i propri grandi elettori, scatenando il caos. Ma il vero caos – la secessione chiesta già ufficialmente dai Repubblicani del Texas – potrebbe avviarla Trump, anche con mezzi ‘altri’, visto che sarà in carica fino al 20 Gennaio. Un fatto è certo: le elezioni ‘postali’ non passeranno in cavalleria!

Tutto è finito con la pronuncia pilatesca della Corte Suprema degli Stati Uniti? Non lo sappiamo: ma una cosa è certa: il Presidente Donald Trump non si arrenderà. E questo lo si intuisce da una dichiarazione ufficiale di Allen West, il leader del Partito Repubblicano del Texas:

“Gli Stati rispettosi della legge dovrebbero mettersi insieme e costituire una Unione di Stati che rispetterà e si atterrà sempre alla Costituzione”.

Cosa potrebbe succedere, allora? L’interpretazione generale è che potrebbe materializzarsi una secessione. In effetti, gli elementi ci sono: Trump – questo non finiremo mai di ripeterlo – ha preso 12 milioni circa di voti in più rispetto alle elezioni di quattro anni fa, quando vinse battendo la Clinton. Non si è mai verificato, nella storia delle elezioni degli Stati Uniti, che un presidente uscente perda le elezioni del secondo mandato prendendo più voti rispetto alla sua prima elezione!

Tra l’altro, nel caso di Trump, come già ricordato, sono 12 milioni di voti in più! Se poi il suo avversario vince grazie ai voti postali, con un sistema informatico sul quale pesano molti dubbi (a cominciare dall’ombra della Cina), è chiaro che i conti non tornano.

Se poi si scopre che il suo avversario – il Democratico Joe Biden – ha vinto grazie ai voti postali di quattro grandi città americane, beh, c’è solo da mettersi a ridere!

E allora? E allora proviamo a illustrare cosa è successo e cosa potrebbe succedere.

La prima cosa che va sottolineato è che la Corte Suprema degli Stati Uniti non ha esaminato il ricorso, dando torto ai 19 Stati – Texas in testa – che hanno presentato lo stesso ricorso. I Giudici della Corte Suprema – peraltro senza unanimità, perché due di loro su nove si sono dissociati – hanno trovato una formula un po’ pilatesca: non si sono pronunciati nel merito del ricorso motivando la loro decisione con la tesi secondo la quale i 19 Stati che hanno presentato ricorso non hanno interesse diretto nelle elezioni di Georgia, Pennysilvania, Michigan e Wisconsin.

Volendo, è come se la Corte Suprema avesse voluto dire: ma giusto a noi la volete scaricare questa patata bollente? Vedetevela voi, perché noi, chiunque la spunti tra Trump e Biden, resteremo i Giudici della Corte Suprema e non posiamo fare un piacere o uno sgarro al futuro Presidente!

Da qui una considerazione logica: i Giudici della Corte Suprema non hanno detto che i Parlamenti degli Stati (gli Stati Uniti d’America sono 50 e ogni Stato ha un proprio Parlamento e una propria Costituzione) non possono eleggere autonomamente i propri grandi elettori.

Ciò significa che gli Stati che dovessero decidere di ignorare i grandi elettori designati con le elezioni presidenziali contestate e di eleggere i propri grandi elettori lo possono fare. Dovrebbero autoconvocarsi ed eleggerli entro domani. Lo faranno? Non lo sappiamo.

Che succederebbe se alcuni Stati con i Parlamenti a maggioranza repubblicana (dove stranamente ha vinto il Democratico Biden con i voti ‘postali’…) decidessero di eleggere i propri grandi elettori? Che tra due giorni – Lunedì 14 Dicembre – succederebbe un gran ‘casino’, perché all’assemblea dei grandi elettori si presenterebbero sia i grandi elettori eletti con i voti ‘postali’, sia i grandi elettori eletti dai Parlamenti degli Stati.

A questo punto l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America diventerebbe un rebus. Con molta probabilità, se dovesse succedere una cosa del genere verrebbe chiamata in causa di nuovo la Corte Suprema, che dovrebbe decidere chi sarebbero i grandi elettori: se quelli eletti con il voto ‘postale’ o quelli eletti dai Parlamenti.

Questo è solo un possibile scenario. Ce ne sono altri, forse, come dire?, meno tranquilli. Ricordiamo che Trump rimarrà Presidente degli Statu Uniti d’America fino al 20 Gennaio del prossimo anno, giorno in cui il Presidente eletto dai grandi elettori il 14 Dicembre dovrebbe insediarsi. In 29 giorni potrebbero succedere tante cose.

Ricordiamo che, negli Stati Uniti d’America, la parola “secessione”, evocata dai Repubblicani del Texas, richiama la guerra di secessione: e non è proprio un richiamo da nulla.

E’ un concetto che abbiamo anticipato: il Presidente ‘Postale’, Biden, non sarà mai – dopo aver vinto le elezioni nel modo in cui le ha ‘vinte’, tra sistema Dominion , voti ‘postali’ e maneggi vari – il Presidente di tutti gli Stati Uniti d’America. E su questo si potrebbe aprire uno scontro che potrebbe non essere solo politico, ma istituzionale. Con risvolti imprevedibili.

 

 

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