Basta con gli allevamenti intensivi che provocano sofferenze atroci agli animali e inquinamento!

12 dicembre 2020

Tra l’altro, come ribadisce la Ue, questi allevamenti provocano inquinamento ambientale. Su questo tema, dopo la procedura d’infrazione del 2018, la Ue ha formalizzato una nuova accusa all’Italia: troppo inquinamento da nitrati, soprattutto nel Centro Nord. Mentre per il Sud e la Sicilia sono carenti i controlli. Il post del senatore Saverio De Bonis: “Bisogna delocalizzare al Sud la zootecnia” 

Troviamo interessante un post su Facebook dell’ormai irraggiungibile (telefonicamente) sanatore Saverio De Bonis. Il parlamentare si sofferma su una questione molto importante: l’inquinamento dell’ambiente da nitrati. La notizia che De Bonis commenta è una lettera con la quale l’Unione europea mette in mora l’Italia.

Per la cronaca, sull’inquinamento da nitrati la Ue, nel 2018, ha aperto una procedura d’infrazione nei riguardi dell’Italia. Che, da allora ad oggi, ha messo in atto solo piccoli aggiustamenti. Così la la Commissione europea ha inviato una lettera ai vertici del nostro Paese, sottolineando che l’Italia “non ha designato tutte le zone vulnerabili ai nitrati, non ha monitorato le proprie acque e non ha adottato misure supplementari in una serie di Regioni interessate dall’inquinamento da nitrati da fonti agricole”.

La situazione per ciò che riguarda i nitrati interessa tutte le Regioni italiane, ma con motivazioni diverse. Nel Centro Nord Italia c’è il grave problema della zootecnia intensiva con un’elevata concentrazione di nitrati prodotti dalle deiezioni degli animali allevati con modalità intensive (suini, polli e anche bovini).

Ricordiamo che gli allevamenti intensivi di animali sono una delle manifestazioni più violente dell’economia costi quel che costi: animali ammassati gli uni accanto agli altri (come nella foto sopra) che vivono in condizioni terribili per consentire a chi li alleva di guadagnare più denaro!

Un’assurdità che non solo provoca sofferenze atroci a milioni di animali, ma inquina anche l’ambiente e, di conseguenza, alla salute umana e a tutta la natura.

In Italia la zootecnia intensiva riguarda soprattutto il Centro Nord. Nel Sud e in Sicilia – a parte alcune aree dove si pratica la zootecnia intensiva – c’è un grande punto interrogativo legato alla mancanza di informazioni. Non a caso, per ciò che riguarda Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia la Ue segnala l’assenza di stazioni di controllo, soprattutto in Calabria e in Basilicata. L’attenzione si concentra, in particolare, sulla Basilicata – che è la Regione del senatore De Bonis – dove le notizie sul possibile inquinamento da nitrati sarebbero molto scarne.

Insomma, se nel Centro Nord si registra un grande inquinamento da nitrati dovuto alla zootecnia intensiva, nel Sud sono carenti i controlli, anche con riferimento alle acque sotterranee.

Per dirla in breve, causa solito egoismo, il Nord Italia – Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in testa – ha concentrato gli allevamenti di carne nei propri territori, relegando Sud e Sicilia al ruolo di consumatori di carne prodotta al Nord. Ma adesso…

Ma adesso non solo hanno contro la Ue, che gli rinfaccia il grande inquinamento da nitrati, ma proprio a causa di questo grande inquinamento il COVID-19 sta colpendo di più il Nord inquinato!

Ma andiamo, adesso, al post di De Bonis:

“È da quando sono stato eletto – scrive – che suono l’allarme sulla #zootecnia e dei nitrati da essa derivanti. È da quando sono stato eletto che educatamente urlo in Commissione (Commissione Agricoltura del Senato della quale fa parte ndr) per l’abbassamento dei nitrati… Ecco! Ci siamo: l’Italia ha ricevuto una messa in mora da Bruxelles, che ha concesso due mesi per affrontare le carenze individuate per proteggere le acque dall’inquinamento da nitrati, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato”.

“Avevo suggerito – scrive sempre De Bonis – che per superare il fenomeno bisogna procedere immediatamente alla riduzione della concentrazione zootecnica nelle Regioni del Nord. Bisogna delocalizzare al Sud la zootecnia. Peraltro, se il biogas riduce la quantità di azoto, i limiti italiani vanno semmai abbassati per portarli ai livelli previsti dall’Unione Europea, nell’ottica di un agricoltura sostenibile, così come affermato anche dal Commissario Hogan, all’incontro a Milano, che nel delineare gli obiettivi comuni nella PAC, oltre a quelli economici e sociali, ha evidenziato anche quelli ambientali: azioni per il cambiamento climatico, tutela dell’ambiente, tutela del paesaggio e della biodiversità”.

“Finché non si passerà ai fatti – prosegue il senatore – le problematiche sottese alla direttiva europea 676/91, nota anche come ‘direttiva Nitrati’, sarà sempre al centro di una questione, ormai divenuta annosa, che si ripropone periodicamente, in quanto si riferisce al delicato bilanciamento tra l’esercizio intensivo dell’attività zootecnica e le esigenze di tutela ambientale promosse dall’Unione europea. Sulla questione mi permetto inoltre di segnalare che la zootecnia è attività industriale a tutti gli effetti ma che di fatto rientra nella materia agricola attraverso l’istituto della #SOCCIDA, che va abrogata”.

Proprio un anno fa, sulla Soccida – un contratto agrario che viene ancora applicato nel Centro Nord Italia, anche se con modalità che hanno stravolto l’impianto originario – il senatore De Bonis ha presentato un Ordine del giorno che è stato recepito dal Governo nel quadro della legge di Stabilità 2000.

Di questa iniziativa abbiamo parlato qui, dove si racconta cos’è la Soccida e come il Centro Nord Italia l’ha stravolta.

Ricordiamo che la zootecnia intensiva del Centro Nord Italia mette d’accordo centrosinistra e centrodestra con in testa la Lega.

“Nella zootecnia «rurale» – sottolinea sempre De Bonis – la condivisione del ruolo di imprenditore avveniva tra il proprietario terriero e il contadino che prestava la sua opera manuale. Nella zootecnia «industriale» (cioè intensiva ndr) tale condivisione avviene tra un polo aggregante industriale, che tenta surrettiziamente di apparire agricolo, e l’imprenditore agricolo che, pur prestando la sua opera e i suoi immobili (capannoni, terreni e attrezzature), si trova in posizione di contraente «debole» e tende a regredire in un processo di disuguaglianza sociale sempre più spinto. Per queste ragioni la pacchia della SOCCIDA DEVE FINIRE!”.

Ribadiamo: se ne volete sapere di più su come il Centro Nord Italia, stravolgendo l’impianto originario della Soccide, ha inquinato i propri territori nel nome del denaro, leggete l’articolo qui di seguito:

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