Elezioni americane/ Il Texas chiede alla Corte Suprema di bloccare il voto in quattro Stati

8 dicembre 2020

Lo Stato del Texas contesta una violazione costituzionale nella raccolta del voto postale. Se la Corte Suprema – presso la quale sono stati presentati altri ricorsi – accetterà di esaminare il ricorso del Texas potrebbe succedere il finimondo, perché Biden perderebbe i grandi elettori di Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin e Trump passerebbe in vantaggio. Tutto questo a prescindere dai ricorsi per brogli elettorali 

Brutte notizie per Joe Biden e per il partito Democratico americano. Oltre alla pioggia di ricorsi nei Tribunali e in Corte suprema per brogli elettorali, oltre alle indagini e al sequestro del sistema Dominion in Germania, a Francoforte, oltre agli arresti di dipendenti delle Poste beccati mentre facevano sparire migliaia di schede elettorali arriva, adesso, una notizia che non è risolutiva, ma che potrebbe quanto meno bloccare l’elezione del Presidente degli Stati Uniti prevista per il 14 Dicembre. Si tratta di un ricorso presentato direttamente presso la Corre Suprema dallo Stato del Texas.

La notizia la leggiamo su Rai News:

“Nuovo ostacolo nel percorso accidentato verso la certificazione dell’elezione del democratico Joe Biden alla Casa Bianca. Il Texas ha presentato un ricorso alla Corte Suprema contro le modifiche alle procedure di voto nelle ultime elezioni in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, chiedendo di bloccare i voti del collegio elettorale in questi quattro Stati (62 voti) e di rinviare la riunione del 14 dicembre in cui lo stesso collegio è chiamato ad eleggere formalmente il presidente. Il ricorso, annunciato dal procuratore generale Ken Paxton, accusa i dirigenti dei quattro Stati di non aver protetto dalle frodi il voto per posta – esteso a causa della pandemia – riducendo così ‘il peso dei voti espressi negli Stati che rispettano legalmente la struttura elettorale esposta nella Costituzione'”.

Si tratta di un argomento che noi trattiamo già da qualche settimana. I Governatori di alcuni Stati – e tra questi i Governatori di Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin – hanno cambiato alcune procedure relative al voto postale. Il problema non sta solo nei possibili brogli elettorali: il problema, in questo caso, riguarda anche le possibili violazioni costituzionali verificatesi in questi Stati.

In altre parole, non possono essere i Governatori, con propri provvedimenti, a cambiare le procedure di voto, in questi casi del voto via Posta: questa è una prerogativa dei Parlamenti di ogni Stato (ogni Stato americano ha un proprio Parlamento e una propria Costituzione). A cambiare le procedure di voto debbono essere i Parlamenti con proprie leggi.

Secondo i legali di Trump – ma adesso anche secondo lo Stato del Texas – sono state violate le Costituzioni negli Stati che hanno cambiato le procedure del voto postale. Da qui il ricorso dello Stato Texas alla Corte Suprema.

“Il Texas – leggiamo sempre nell’articolo di Rai News – chiede quindi che non siano contati i loro 62 voti nel collegio elettorale, facendo così scendere Joe Biden, che ha totalizzato 306 voti, sotto la soglia del quorum necessario (270). Si tratta di in una mossa senza precedenti nella storia americana e, se avesse successo, consegnerebbe la vittoria elettorale a Trump. La Corte suprema ha una maggioranza conservatrice (6 a 3) dopo le nomine di tre giudici da parte di Donald Trump”.

Per la cronaca, contrariamente a quello che racconta la televisione, negli Stati Uniti, fino ad ora, non c’è un Presidente eletto degli Stati Uniti. Il Presidente degli Stati Uniti lo elegge l’assemblea dei grandi elettori che si riunisce quasi un mese e mezzo dopo le elezioni presidenziali: e precisamente il 14 Dicembre.

Ogni Stato dei 50 Stati che danno vita agli Stati Uniti d’America designa i propri grandi elettori. Dovrebbe essere il Parlamento di ogni Stato a designare i propri grandi elettori. A un certo punto si è deciso che i grandi elettori vengano designati da ogni Stato dopo le elezioni presidenziali: se in uno Stato le elezioni le ha vinte il candidato dei Democratici, i grandi elettori vanno ai Democratici; se le elezioni, sempre nello stesso Stato, le ha vinte il candidato Repubblicano, i grandi elettori vanno ai Repubblicani.

Chi tra i due candidati – il candidato dei Democratico e il candidato dei Repubblicani – conquista più grandi elettori viene eletto Presidente degli Stati Uniti d’America.

Se, però, sorgono contrasti perché si sospettano problemi elettorali – per esempio brogli – il Parlamento di ogni Stato può disconoscere i grandi elettori venuti fuori dalle elezioni presidenziali e può nominare i propri grandi elettori: cosa, questa, che sta già succedendo in alcuni Stati dove i Parlamenti sono a maggioranza Repubblicana, ma i Governatori sono Democratici. Già su questo è in corso una battaglia legale.

Lo Stato del Texas è andato oltre, sollevando un problema di ordine costituzionale, ovvero la violazione della Costituzione. Le violazioni costituzionali – questo il ragionamento dello Stato del Texas – avrebbero ridotto il peso dei voti espressi negli Stati che rispettano legalmente la struttura elettorale esposta nella Costituzione.

In pratica, in questi quattro Stati, sono stati conteggiati voti arrivati per Posta in violazione della legge costituzionale. E siccome, guarda caso, quasi tutti questi voti postali erano in favore di Biden, grazie a questi voti conteggiati – in violazione della legge costituzionale, secondo i ricorrenti -Biden ha conquistato la maggioranza dei grandi elettori.

La parola, adesso, va alla Corte Suprema.

Foto tratta da NBC News

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