Piano rifiuti della Sicilia/ Anthony Barbagallo e Giampiero Trizzino, due esempi di grande coerenza…/ SERALE

1 dicembre 2020

Il primo – Anthony Barbagallo, segretario del PD siciliano – è stato assessore del Governo regionale di Rosario Crocetta, un nome e una garanzia, visto che in quegli anni nel Governo c’era Confindustria Sicilia, organizzazione non esattamente estranea alla gestione dei rifiuti. Il secondo è un grillino (i grillini, quelli del MES…) che in due anni e mezzo, da presidente della Commissione Ambiente non ha proprio brillato… 

Certo che in Sicilia ci sono politici che sono veramente tragicomici. Nel leggere le dichiarazioni di esponenti del PD siciliano contro il Piano rifiuti voluto dal Governo regionale di Nello Musumeci viene veramente da ridere. Del Piano rifiuti si comincia a parlare alla fine degli anni ’90, quando al Governo della Sicilia c’era il centrosinistra, presidente della Regione Angelo Capodicasa.

Il Governo Capodicasa qualcosa lo riuscì ad incardinare: ma appena qualcosa. Insediatosi nell’Autunno del 1998, grazie soprattutto alla ‘intelligenza’ di Forza Italia allora retta in Sicilia da Gianfranco Miccichè, il Governo Capodicasa – scusate il gioco di parole – andrà a casa nella Primavera del 2000.

Va detto che già nei primi anni ’90, senza l’appoggio della politica siciliana – o forse proprio grazie all’assenza della politica siciliana – in alcune aree Sicilia si era diffusa la raccolta differenziata dei rifiuti. La città di Agrigento, ad esempio, era molto avanti.

Dopo il 2001 arrivano gli Ato rifiuti, vere e proprie macchine clientelari consociative dove centrodestra e centrosinistra si sbizzarriscono nelle assunzioni senza concorso e negli sprechi. Con gli Ato spuntano le discariche private. In quegli anni, sempre all’insegna del consociativismo, spuntano pure quattro termovalorizzatori – numero scelto in onore dei quattro elementi di Empedocle – regolati con il manuale Cencelli degli appalti.

Tutto sarebbe filato liscio, nonostante le proteste di chi si opponeva ai termovalorizzatori, se alcuni legali siciliani non si fossero inventati un ricorso alla Magistratura europea per irregolarità dei bandi. E così il grande affare consociativo dei quattro termovalorizzatori consociativi – con maggioranza e opposizione insieme appassionatamente – svanisce. Si proseguirà con le discariche, ovviamente private.

Già, le discariche private. Sapete qual è la stagione d’oro delle discariche in Sicilia? E’ il periodo che va dal 2009 al 2017. Sono otto anni e forse più di Governo della Regione da parte del PD.

In tutti questi anni i ‘compagni’ del PD si sono guardati bene dal mettere a punto un Piano dei rifiuti. Sono gli anni in cui i Governi regionali di centrosinistra vanno a braccetto con Confindustria Sicilia, organizzazione  all’epoca tutt’altro che estranea al grande affare dei rifiuti.

Leggere, oggi, che Anthony Barbagallo, segretario regionale del PD – partito che ha avuto otto anni di tempo per mettere a punto il Piano rifiuti e non l’ha fatto – è semplicemente incredibile.

In ballo, in questo Piano, ci sono 150 milioni di euro da spendere per gli impianti in buona parte finanziati, in parte lasciati a metà e in buona parte mai visti, nonostante i soldi spesi.

Nel gennaio del 2019 abbiamo pubblicato un’inchiesta. Un approfondimento che racconta cosa hanno combinato in Sicilia con la gestione commissariale dei rifiuti. Ecco un passaggio sul quale la Commissione Antimafia regionale potrebbe fare chiarezza:

“Dovete sapere che, in Sicilia, con la gestione commissariale, è stata promossa, con affidamenti diretti – quindi con le procedure della ‘somma urgenza’ – la realizzazione di ben 500 isole ecologiche. Per la cronaca, le isole ecologiche, o ecopiazzole, dette anche ecocentri o riciclerie vengono realizzate in aree recintate e sorvegliate; sono aree attrezzate per la raccolta differenziata dei rifiuti presenti nelle città italiane nelle quali si pratica la raccolta differenziata. Che fine hanno fatto queste isole ecologiche realizzate in Sicilia costate circa 500 milioni di euro?”.

E ancora:

“In Sicilia, la raccolta differenziata dei rifiuti, oggi, interessa, sì e no, 90, forse 100 Comuni. Ammesso che in tali Comuni ci siano le isole ecologiche, che fine hanno fatto le altre 400 isole ecologiche finanziate? Valga per tutti l’esempio di Palermo: nel 2009 l’allora Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, finanziava un progetto per la raccolta differenziata a Palermo: raccolta differenziata che, in una prima fase, interessava poco più di 100 mila cittadini. I palermitani ricorderanno i contenitori per l’umido, per il vetro, per la carta, eccetera. Oggi non c’è più nulla. La ‘virtuosa’ amministrazione comunale di Palermo di centrosinistra retta da Leoluca Orlando ha deciso di non insistere troppo con la raccolta differenziata dei rifiuti e, nel dicembre del 2015, è stata chiusa l’isola ecologica (COME POTETE LEGGERE QUI). Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere”.

E ancora:

“Non è finita. Nessuno ha mai affrontato il tema delle bonifiche delle discariche. La gestione commissariale, sempre con i ‘poteri speciali’ (chiesti ripetutamente dal 2015 fino a poco prima di andare via dall’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, ed oggi chiesti dal suo successo, Nello Musumeci) ha finanziato quasi 200 milioni di euro di bonifiche. Sapete come hanno speso questo fiume di denaro pubblico? Caratterizzazione e progettazione di opere per la ‘messa’ in sicurezza di questa o quella discarica. Peccato che i progetti sono rimasti tali. Sì, avete letto bene: si sono divisi 200 milioni di euro per la ‘progettazione’ di opere per la ‘messa in sicurezza’, ma non hanno messo in sicurezza una mazza! Insomma: non una sola bonifica è stata effettuata, in compenso sono stati ‘messi ‘in sicurezza’ 200 milioni di euro circa, finiti nelle tasche dei progettisti (per l’appunto ‘in sicurezza’)”.

E ancora:

“L’assenza di bonifiche delle discariche è un fatto estremamente grave. Perché la bonifica delle discariche deve accertare se tali impianti stanno inquinando l’ambiente. Nessuno sa in che stato si trovano le quatto vecchie vasche della discarica di Bellolampo, a Palermo. E lo stesso discorso vale per le altre vecchie discariche sparse in tutta la Sicilia. Ribadiamo: questo è un fatto gravissimo, perché potrebbe essere un corso inquinamento delle falde con il percolato (il liquido altamente inquinante che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi rifiuti). In tema di discariche non bonificate le responsabilità delle mancate bonifiche vanno cercate certamente nei Governi regionali del passato e, in particolare, nelle gestioni recenti dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente e nella passata gestione dell’ARPA”.  

E ancora:

“Poi ci sono gli impianti di compostaggio: sono circa una decina, costati circa 300 milioni di euro. Molti di questi impianti di compostaggio non sono stati completati. L’unico che funziona bene è quello di Marsala, che produce l’80-90% di compost, mandando in discarica solo il 10-20% di ciò che rimane. E gli altri impianti in funzione? Quello di Grammichele – colpito lo scorso 2 luglio da un incendio (COME POTETE LEGGERE QUI) – non era il massimo, se è vero che produceva, sì e no, il 50% di compost, mandando in discarica l’altro 50%. Non pariamo, poi, del TMB (Trattamento Meccanico Biologico) realizzato nella discarica di Bellolampo, costato 24 milioni di euro, che produce un compost inutilizzabile che finisce tutto in discarica! Precisiamo che questo fiume di soldi è stato speso all’insegna di un patto di ferro tra Roma e la Sicilia. Le responsabilità amministrative sono della Regione siciliana, le responsabilità politiche sono soprattutto dei Governi nazionali. Se li contate, arriviamo a un miliardo di euro in un decennio. Tutti fondi pubblici spesi con la gestione commissariale. Un miliardo di euro è sparito. L’emergenza rifiuti è rimasta”.

Dopo tutto quello he hanno combinato con chi se la vanno a prendere? Con l’unico assessore regionale con delega ai rifiuti, il veneto Alberto Pierobon, che è riuscito, dopo oltre vent’anni di fiumi di denaro pubblico spariti (“messi insicurezza”), a realizzare un Piano rifiuti che, forse, ha il solo torto di ridurre drasticamente, se non eliminare, le discariche private.

Il Piano è arrivato in Commissione Ambiente dell’Ars per il parere obbligatorio ma non vincolante per il Governo. E lì hanno cominciato a organizzare il gioco dei distinguo e dei rinvii per perdere tempo.

Leggiamo nel comunicato del segretario regionale del PD siciliano, il già citato Anthony Barbagallo:

“Il centrodestra non si smentisce mai e va avanti con imboscate e toccate e fuga. E’ successo anche questa mattina in commissione Ambiente all’Ars. Non abbiamo partecipato al voto sul Piano rifiuti perché ieri avevamo chiesto di votare Martedì prossimo per approfondire le circa 500 pagine del piano rifiuti. Ma le nostre richieste non sono state accolte. Ancora una volta il centrodestra anziché far prevalere la logica della condivisione ha fatto valere quella del braccio di ferro. Bisognava eseguire gli ordini di approvazione immediata. Non vorrei essere profetico ma questo piano rifiuti non sta in piedi”.

Ma cosa c’è da “condividere” in un Piano rifiuti? Ci piacerebbe capirlo.

Per Barbagallo, il piano prescinde dall’ampiezza degli Ambiti e non prevede  gli impianti di incenerimento o di recupero energetico. Dopo le discariche gli inceneritori di rifiuti? Ma questi signori del PD siciliano dicono vero? Noi siamo stati sempre critici con l’ex presidente Raffaele Lombardo, ma una cosa gliela dobbiamo riconoscere: avere detto No ai termovalorizzatori! E non è difficile capire chi avrebbe volto realizzarli a tutti i costi!

Quanto ai rilievi del PD siciliano, a noi risulta che esiste e si applica ancora la legge regionale n.9 del 2010, che è successiva al Testo Unico Ambientale, legge che stabilisce, all’art.9, cosa deve prevedere il Piano regionale dei rifiuti. Se l’assessore Pierobon non avesse tenuto conto di questa legge sarebbe stato chiamato a risponderne per violazione, appunto, della legge! E’ così difficile capirlo?

 

Poi ci sono i grillini che sbraitano:

“Una grande occasione sprecata, non si risolverà un bel nulla e si scaricheranno le responsabilità sui Comuni. Non potevamo avallare questa follia”.

Non ci crederete, ma i grillini hanno ancora il coraggio di parlare. Sono gli esponenti di un Movimento che qualche anno fa erano sparati contro il MES, che hanno scritto nel programma elettorale del Marzo 2018 che il MES andava abolito e che, in queste ore, nel Parlamento nazionale, hanno approvato addirittura la riforma peggiorativa del MES!

I grillini sono quelli del:

no euro e poi sì euro

no con gli indagati e poi sì con gli indagati

mai la TAV e poi sì alla TAV

mai la TAP e poi sì alla TAP

chiuderemo l’ILVA e poi ecco a voi l’ILVA

mai alleanza con il PD e oggi governano con il PD

no agli F35 e poi sì agli F35

mai il 5G e poi sì al 5 G

massimo due mandati parlamentari e ora vediamo come finirà

e poi il già citato no al MES e sì alla ‘riforma’ del MES.

Che credibilità politica possono avere simili personaggi?

Leggiamo un comunicato di tre parlamentari regionali grillini: Giampiero Trizzino, Stefania Campo e Stefano Zito:

“Lo avevamo detto e lo ribadiamo: questo Piano non risolve nulla, perché scarica tutte le responsabilità sui Comuni, i quali dovranno stabilire quali e quanti impianti costruire all’interno degli ambiti territoriali. Musumeci dopo tre anni di silenzio assordante nel quale non ha fatto alcun passo in avanti per risolvere l’emergenza dei rifiuti, oggi se ne esce con un documento col quale se ne lava le mani”.

Ma lo sanno che la competenza sui rifiuti urbani è dei Comuni?

Chi è Giampiero Trizzino? Lo abbiamo visto all’opera per due anni e mezzo presidente della Commissione Ambiente dell’Ars. Dalla fine del 2012 al 2014. Ha prodotto qualcosa di memorabile?

In compenso ricordiamo un post di Claudia Mannino, ex parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle. Suo il merito della fine della stagione commissariale in Sicilia in materia di rifiuti.

Ecco cosa scriveva Claudia Mannino sul suo sito dopo che, grazie al suo emendamento approvato dalla Camera dei deputati – era il 2014 – è stata abolita la gestione commissariale dei rifiuti:

“Ricordo ancora molto bene le due telefonate che ho ricevuto il giorno dopo l’approvazione del mio emendamento (del Febbraio del 2014) che ha messo fine alla pluriennale gestione commissariale dei rifiuti in Sicilia.

L’obiettivo del mio emendamento, come sostenuto da anni di attività sul territorio, era quello di riportare la Regione siciliana ad una gestione ordinaria dei rifiuti, un ordinario fatto di impianti di compostaggio, di un Piano di gestione dei rifiuti vigente ed a norma, di Piani comunali di raccolta differenziata spinta, volti al raggiungimento del 65% di Raccolta differenziata e di piattaforme per i materiali differenziati gestiti al meglio.

Oggi la realtà purtroppo è ancora lontana anni luce da questi obiettivi e la responsabilità è sia burocratica che politica. Non sono state due belle telefonate, ma i contenuti ed i soggetti che vi hanno preso parte resteranno scolpiti nella mia memoria.

La prima telefonata l’ho ricevuta da due deputati regionali palermitani che solo dopo mi informavano come la chiamata si stesse svolgendo in vivavoce con il sindaco, Leoluca Orlando, il quale voleva sapere come venissero distribuiti ed a chi fossero affidati i fondi della gestione commissariale, nel suo caso, già destinati alle infrastrutture palermitane.

La seconda telefonata l’ho ricevuta dall’allora commissario straordinario Marco Lupo che tentava di spiegarmi come l’attività fatta dall’unità commissariale, anche grazie a ‘certi equilibri’ politici locali, era volta a realizzare delle infrastrutture pubbliche di cui la Regione necessitava.

Io ho risposto ad entrambe nel modo più ovvio: il mio emendamento non poteva certo fermare la realizzazione delle infrastrutture necessarie le quali si potevano (e si possono) realizzare con una gestione ordinaria dei fondi e dei bandi e, soprattutto, che quella proposta era il frutto del mio attivismo sul territorio e quando è stato messo in votazione in aula, oltre a ricevere l’appoggio dell’allora mio gruppo parlamentare, è stato approvato dalla maggioranza cui appartiene la politica locale regionale”.

Incuriositi, l’abbiamo intervistata nel Gennaio del 2018: per farci raccontare la storia di questi due deputati regionali che si accompagnavano con il sindaco di Palermo, Orlando. Ecco le domande e le risposte:

Scusi, nessuno ha smentito quello che ha scritto? Due parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle in compagnia del sindaco di Palermo che parlano di fondi della gestione commissariale non è il massimo!

“Nessuno ha smentito”.

Chi sono i due deputati regionali del Movimento 5 Stelle che le hanno telefonato mentre si intrattenevano con il sindaco di Palermo?

“Claudia la Rocca e Giampiero Trizzino. Detto questo, i nomi non hanno importanza: è il metodo o il messaggio che è importante”.

QUI IL TESTO COMPLETO DELLA NOSTRA INTERVISTA A CLAUDIA MANNINO 

 

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