Effetto COVID: crollo della moda, boom di pantaloni della tuta. E in Francia niente più reggiseni

20 novembre 2020

Mentre si discute sulla reale possibilità che con l’arrivo di un efficace vaccino Covid, o dei risultati delle elezioni americane, l’economia – o meglio, la crisi economica provocata dal virus – ci consegna alcune novità sul come ci si veste o, se si preferisce, sul come ci si veste sempre meno… Senza attività sociale la moda va giù

di Nota Diplomatica

Netflix si prepara a lanciare in Francia il suo primo canale “lineare”. Si chiamerà
Direct e l’azienda lo descrive come un esperimento “per aiutare i clienti a gestire meglio la scelta di cosa guardare”. Opererà esattamente come un canale televisivo tradizionale- cioè, è un canale tradizionale – con un palinsesto fisso e uguale per tutti quelli che si sintonizzano.

Negli Usa le vendite del settore moda sono crollate del 75%, messe in ginocchio dalle varie formule di lockdown e dallo smartworking, nonché dallo stop alle cerimonie e alle uscite sociali. Intanto, le vendite di pantaloni della tuta sono aumentate nel paese dell’80%.

Qualcosa di simile è successo in Francia, dove le giovani francesi hanno abbandonato in massa i “soutiens-gorge”, i reggiseni, durante la prima fase Covid, e non li hanno più rimessi nella fase intermedia estiva quando l’epidemia era sembrata arrestarsi.

Nel 2016 molti americani hanno votato per Donald Trump come Presidente con uno spirito simile a quello con il quale i romani, nel 1987, hanno eletto una pornostar—Ilona Staller, in arte “Cicciolina”, alla Camera. Era un evidente “messaggio” alla classe politica. Trump è stato complessivamente un pessimo Presidente, ma i suoi compaesani hanno mancato di rinnovargli il mandato per un margine
sorprendentemente stretto. Si direbbe che l’umore nazionale non è tanto cambiato.

L’Unione Europea perde i pezzi, prima con la Brexit e ora con le proposte di espellere la Polonia e l’Ungheria dall’Ue, e con la Slovenia che ora nicchia, prima che se ne vadano da sole…

La nascita di una trattativa per l’adesione all’Unione della Macedonia del Nord non tappa il buco che si apre. Intanto, secondo dati OMS, è l’Europa la regione ad avere il più alto tasso di suicidi nel mondo: 15,4 per centomila. Nelle Americhe il tasso è di 9,8.

A fronte della crisi finanziaria dell’Occidente – mai sopita e poi accentuatasi con l’epidemia – si è inventato il tasso di interesse negativo con lo scopo di incentivare le banche a prestare denaro con maggiore liberalità, ma l’effetto che nasce dal dover pagare altri per accettare i nostri soldi è di ridurre il valore dei risparmi e degli eventuali guadagni.

Qualunque cosa succeda ora, diventiamo più poveri. Il secolo non è iniziato in modo brillante, con l’attacco alle Torri Gemelle, le guerre nel Medio Oriente e lo scoppio del terrorismo internazionale. Poi, è peggiorato. Ancora prima dell’arrivo del Covid però era iniziato un marcato rifiuto della modernità occidentale con, per esempio, gli “Anti-Vax” e le successive ondate di panico dietetico – per il glutine, l’olio di palma, la carne et al – e il proliferare di teorie strambe di complottismo che, secondo Karl Popper, sono la secolarizzazione delle favole religiose, dove oscure potenze prendono il posto degli Dèi.

L’epidemia non è il fattore scatenante, ma ha messo molte cose a fuoco. Ha obbligato tante persone a riconoscere la propria mortalità, una circostanza che, come osservò Samuel Johnson a proposito di un conoscente prossimo all’impiccagione, “concentra in maniera meravigliosa la mente”, insegnando a badare alle cose fondamentali. Non è la fine del mondo, ma forse è la conclusione di un’epoca d’oro, di un lungo sogno ad occhi aperti.

Foto tratta da L’Arno.it

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