Sicilia, la grande presa in giro degli aiuti alle imprese e il circo equestre del click day… /SERALE

19 novembre 2020

Ma veramente gli imprenditori siciliani pensano che la burocrazia che li ostacola non sia d’accordo con la politica? Come mai nessuno si domanda perché i click day vanno sempre in tilt? A nessuno viene in testa che sia tutto un gioco per parcellizzare gli interventi – rendendoli inutili – per farli diventare invece utili ai fini del consenso? Perché gli imprenditori non chiedono l’anno fiscale ‘bianco’ per il 2020 e per il 2021?

La Regione siciliana sta aiutando le imprese? Ce lo chiediamo alla luce di quello che sta succedendo e, perché no?, alla luce di quello che gli imprenditori della nostra Isola non stanno chiedendo. Lo diciamo subito: a nostro avviso gli imprenditori siciliani (e anche italiani), oltre a chiedere i ristori a Stato e Regione, dovrebbero chiedere l’anno fiscale ‘bianco’ per il 2020 e per il 2021: lo abbiamo scritto stamattina e lo ribadiamo di nuovo ora. 

Detto questo, pubblichiamo due interventi del mondo imprenditoriale. Il primo è di Alessio Lattuca, Presidente Confimpresa Euromed Sicilia.

“Egregio presidente – scrive Lattuca rivolgendosi al presidente della Regione, Nello Musumeci – si rende necessario segnalarLe che i tentativi posti in essere dal governo da Lei presieduto, unitamente all’Assemblea regionale siciliana, per dare un ristoro alle imprese siciliana colpite dal Covid-19, si sono rivelati inefficaci a causa, probabilmente, di una burocrazia poco incline alla produttività e alla collaborazione. Al riguardo risulta opportuno ricordare che il provvedimento che istituisce i rimborsi per le imprese risale allo scorso mese di Marzo ma soltanto nel mese di Settembre l’apparato dell’assessorato alle Attività produttive ha definito le procedure: il così detto Click Day (rivelatosi inadeguato) per consentire alle imprese di richiedere le somme promesse”.

Lattuca dice quello che il presidente Musumeci ripete spesso: il problema è che lo stesso Governo Musumeci, in queste ore, ha ‘premiato’ la burocrazia regionale, riconoscendogli non abbiamo capito bene quali premialità!

Lattuca prosegue il suo racconto sugli aiuti alle imprese:

“Successivamente, ma a distanza di un mese, l’assessorato, in presenza della delibera della Giunta regionale, ha emanato un decreto secondo il quale tutti i soggetti in regola con la prima istanza avrebbero dovuto integrare i documenti e che in mancanza avrebbero perduto il titolo acquisito”.

A questo punto Lattuca dà una notizia che definire allucinante è poco:

“Il bando contenente tali prescrizioni pubblicato il 2 Novembre ha previsto una risicata finestra per la presentazione delle istanze dal 9 al 16 di Novembre, compreso Sabato e Domenica. Tale procedura ha generato un ulteriore strappo e conseguente ‘rancore’, perché insufficiente per
accogliere in un tempo così esiguo il comprensibile volume di richieste. A causa della procedura adottata, la scrivente riceve da giorni decine e decine proteste e segnalazioni da parte di imprese esasperate dagli incomprensibili ritardi e da un modus operandi, connotato da rimpalli di responsabilità e di scaricabarile. Tutte questioni difficilmente accettabili in tempi di normalità, ma insopportabili nell’attuale gravissima crisi causata dalla pandemia e dalla conseguente emergenza sanitaria, economica e sociale della Sicilia”.

“Non sfugge a nessuno – prosegue la nota del presidente di Confimpresa Sicilia – la considerazione sui limiti operativi e tecnico-giuridici che la procedura adottata mostra: infatti l’eventuale soccorso istruttorio come previsto dalla normativa europea e vigente anche nella Regione siciliana, può essere completato soltanto a seguito dell’istruzione delle pratiche relative alle prime istanze”.

Lattuca cita anche il fallimento del click day:

“Intanto occorrerebbe individuare le responsabilità del mancato funzionamento del portale, certamente, non addebitabili alle imprese.
Tuttavia, poiché alla scrivente (quale parte sociale), non è stata offerta la possibilità di discutere le modalità della procedura da adottare e che sia poco possibile addentrarsi in questioni tecnico-giuridiche, risulta
opportuno che il bando sia prorogato di almeno 15 giorni al fine di consentire l’accesso agli interessati e una equa distribuzione delle risorse disponibili fra tutti gli imprenditori che ne hanno i requisiti. E che sia
data comunicazione dal suo ufficio stampa affinché tutte le imprese siciliane sappiano che il Governo della Regione sia in grado di alleggerire i vincoli burocratici e abbia, davvero, un interesse politico per
accompagnare le imprese, con l’applicazione di buone pratiche e procedure trasparenti”.

C’è anche l’interventi di Daniele Virgillito, di ConfProfessioni Sicilia, che commenta l’annuncio della “cura dimagrante” della misura inserita nel “Piano Covid” dell’Isola”

“Bonus Sicilia: dopo l’annuncio in pompa magna, l’attesa estenuante del ristoro economico per tantissime Pmi, la débâcle tecnologica, il flop del click day e la riapertura delle domande, arriva il ricalcolo dei contributi. Duemila euro per 60mila istanze: una cifra, quella erogata dalla Regione per dare un sostegno agli imprenditori siciliani, che risuona come una beffa in un momento in cui c’è davvero poco da ridere”.

Insomma, l’aiuto promesso dalla Regione siciliana si sta trasformando in una ‘mancia’:

“Eppure il Governo siciliano era stato da più parti ammonito – sottolinea Virgillito, a nome della Confederazione Italiana Libere Professioni – sull’inopportunità di procedere con il click day, ma è comunque andato avanti svelando i limiti di un sistema che, oltre a non premiare il merito, si è affidato a una ristretta finestra digitale che ha creato un’inaccettabile coda informatica. Il 5 Ottobre, infatti, il sito della Regione è andato in tilt costringendo l’assessorato alle Attività Produttive a rinviare l’appuntamento per raccogliere le istanze. Dopo lo stop non è seguita una rapida ripartenza: due giorni dopo la Regione ha annullato il click day promettendo, attraverso le parole dell’assessore al ramo Mimmo Turano, che non ci sarebbe stata una ‘riapertura’ del bando e che sarebbero state “costruite misure correttive per ogni singolo scaglione”.

In realtà, i veri “scaglioni” sono quelli dei politici siciliani che, per l’ennesima volta, si sono cimentati nel solito tilt del click day, vero e proprio specchietto per le allodole che apre la strada ad altre ‘operazioni’: tipo una partizione clientelare dei fondi a una vasta platea: opzione che, più che risolvere i problemi delle imprese, allarga la base del consenso!

Per Confprofessioni Sicilia, “sarebbe stato opportuno ‘cristallizzare’ le domande ricevute e assicurare ‘proporzionalità’ rispetto all’erogazione degli indennizzi. Ma nessuno di questi ragionevoli impegni è stato mantenuto – continua Virgillito – ogni singolo beneficiario, indipendentemente dalla dimensione dell’impresa, dal volume d’affari, dalle perdite subite, dalla filiera di appartenenza riceverà, ahinoi, una mancetta ‘standardizzata’ da una mera frazione aritmetica. Una goccia sprecata per l’assenza di criteri metodologicamente e operativamente corretti che avrebbero dovuto essere pensati, sin dall’inizio, non per premiare il dito più veloce ma per ristorare ‘proporzionalmente’ le imprese maggiormente colpite dalla pandemia. E invece, in questa pioggia di bonus, ai liberi professionisti viene ancora negata la possibilità di partecipare al ‘Bonus Sicilia’: migliaia di Partite Iva, figlie di un Dio minore, restano abbandonate. Incoraggiamo quindi il Governo siciliano a effettuare un cambio di paradigma che orienti le agevolazioni sui cluster di imprese e professionisti che hanno subìto maggiori e concreti danni dal Covid19 e che avranno presumibilmente tempi di rigenerazione del cash flow più lunghi”.

“ConfProfessioni Sicilia offre al presidente Musumeci – conclude Virgillito – tutto il sostegno e l’impegno per l’elaborazione di proposte fondate sul ‘merito’, che prevedano modalità alternative per la concessione degli aiuti alle imprese e agli autonomi, così da scardinare i tecnicismi politico-burocratici che stanno ulteriormente frenando la nostra ripartenza”.

In conclusione, per l’ennesima volta invitiamo gli imprenditori a chiedere l’anno fiscale ‘bianco’: stop a tasse e imposte per quest’anno e per tutto il 2012, stop anche alle bollette di luce e acqua. Sappiate che l’attuale Governo nazionale ha avuto a disposizione quasi 200 miliardi di euro: chiedete e Conte e compagni come hanno speso questi soldi.

Fatevi dare subito una parte di queste risorse senza arzigogoli, chiedendo l’anno fiscale ‘bianco’ fino a tutto il 2021. Ricordatevi che quando finirà la pandemia (e non sarà subito) le ‘rate’ per pagare l’enorme aumento di debito pubblico italiano – passato in poco più di un anno da circa 2 mila e 400 miliardi d 2 mila e 600 miliardi al 31 Dicembre di quest’anno – lo faranno pagare soprattutto a voi.

Nella foto, un imprenditore cerca i fondi del ‘Piano Covid’ della Sicilia

 

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