I Savoia nel Sud e in Sicilia/ Quando parlando in dialetto si rischiava di essere fucilati

9 novembre 2020

Quando dopo il 1860 le truppe piemontesi invasero il Sud e la Sicilia dove le rivolte contro gli invasori erano all’ordine del giorno succedeva di tutto. I patrioti meridionali, che venivano fatti passare per briganti, parlavano i dialetti del Sud, mentre i militari parlavano in piemontese e in francese. Così, agli occhi di questi militari, chi non parlava la loro lingua era un nemico da abbattere… Ecco a voi “l’Unità d’Italia”!

“Scontri a fuoco dei militari con briganti descritti sempre come rozzi selvaggi, poi malattie veneree, attacchi di scabbia, e colera, clima insalubre e cibo scarso. Il Sud Italia, in quelle condizioni, agli ufficiali scesi dal Nord appariva un vero inferno. Le circolari tentavano di mettere ordine nei comportamenti da rispettare: divieto di scrivere in francese, o di usare in azione il dialetto piemontese. Nell’abbrutimento provocato dalle proibitive condizioni ambientali, si vedevano nemici in chiunque parlasse con l’accento meridionale: naturale che gli ufficiali sfogassero la loro insofferenza, le loro nostalgie di casa con una violenza senza regole. Una circolare del 22 aprile 1863, diffusa dal VI dipartimento militare, era assai indicativa:

‘Si fucilino entro 24 ore i briganti armati che resistono. Smettere di inviare richieste di chiarimenti, se sorgono dubbi è segno che non si sono verificate tutte le circostanze previste e, in ogni caso, è assai difficile che chi è lontano possa giudicare meglio’.

La legge Pica sarebbe arrivata solo quattro mesi dopo. Ogni zona diventava una piccola repubblica autonoma: a Foggia, il prefetto fece fucilare anche i manutengoli, come venivano definiti i complici dei briganti. Mentre il maggiore Pietro Fumel, scrisse al generale La Marmora al Ministero della Guerra, “fa tutto da solo”.

Nei primi venti mesi di quella guerra, dal giugno 1861 al febbraio 1863, i fucilati furono 1038, i briganti uccisi in combattimento 2413. Agli arresti erano finiti in 2768, mentre 923 si erano costituiti. Tra i militari, i morti erano stati 412 e 269 i feriti.

Gigi Di Fiore Controstoria dell’unità d’Italia – Focus Storia Edizioni, pag. 243,244.

Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

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