Dal DPCM di Conte una mazzata ai produttori di olio d’oliva extra vergine della Sicilia

7 novembre 2020

La denuncia arriva dalla CIA Sicilia Occidentale: il DPCM, impedendo ai cittadini siciliani lo spostamento da un Comune all’altro, rende impossibile per tanti l’acquisto dell’olio d’oliva extra vergine appena spremuto. Guarda caso, si colpisce una tradizione antica – l’acquisto dell’olio d’oliva a ‘bocca di frantoio’ – e si favorisce l’olio d’oliva che costa meno di 3 euro a bottiglia che arriva da chissà dove (e prodotto chissà come)!

Non ci basta “l’olio d’oliva extra vergine” a 2,70 euro a bottiglia che si trova nei Centri commerciali (e anche nei supermercati locali), non ci basta l’olio d’oliva deodorato trasformato magicamente in “extra vergine”, non ci basta l’invasione di olio d’oliva tunisino che nessuno sa che fine fa (o meglio, lo sappiamo tutti…), adesso per i produttori del vero olio d’oliva extra vergine della Sicilia arriva un’altra mazzata: i divieti sugli spostamenti imposti dal nuovo DPCM del capo del Governo Giuseppe Conte.

A segnalare questo ennesimo problema è la CIA della Sicilia occidentale:

“Appello al governo nazionale e regionale dai produttori di olio – si legge nel comunicato della CIA siciliana – che con i divieti sugli spostamenti imposti dal nuovo DPCM stanno incontrando non poche difficoltà nella fase calda della commercializzazione della nuova annata, in pieno svolgimento in queste settimane. In Sicilia, zona arancione, sono vietati gli spostamenti da un Comune all’altro, cosa che impedisce di fatto ad un consumatore che abita, ad esempio, a Palermo o Trapani città, di spostarsi in provincia per l’acquisto diretto al frantoio, pratica molto diffusa nell’Isola dove si preferisce rivolgersi direttamente ai produttori locali piuttosto che agli scaffali dei supermercati. Divieti che stanno colpendo soprattutto i produttori della provincia palermitana, vista la chiusura (di fatto) del grande mercato del capoluogo”.

A Palermo la tradizione dell’acquisto dell’olio d’oliva a ‘bocca di frantoio’ è una tradizione molto diffusa. Novembre, per la Palermo del tempo che fu, era il tempo della gita a ‘Parco’ per l’acquisto dell’olio d’oliva appena premuto. ‘Parco’ era il vecchio nome di Altofonte. Ma si andava volentieri anche dalle parti di Casteldaccia, dove un tempo – oggi non sappiamo – si produceva uno spettacolare olio d’oliva in purezza dalla varietà Biancolilla.

La stessa cosa per Caltabellotta, provincia di Agrigento: anche qui l’olio di Biancolilla è noto. Ma è così un po’ in tutta la Sicilia: in quasi tutte le province della nostra Isola la gente si sposta da un Comune all’altro per andare ad acquistare l’olio ‘a bocca di frantoio’: nel Trapanese, nel Siracusano, nel Messinese, nel Nisseno, nell’Ennese, nel Catanese, nel Ragusano.

Se l’olivicoltura da olio, in Sicilia, ha resistito all’invasione dell’olio d’oliva tunisino lo si deve a questa antica tradizione, rilanciata dal cosiddetto Km zero. Oggi, però, questo settore rischia di prendere l’ennesima mazzata da una politica che gestire la pandemia male: basti pensare alla ressa nei mercatini. Mentre si impedisce ai cittadini di muoversi da un Comune all’altro per l’acquisto dell’olio d’oliva extra vergine a ‘bocca di frantorio’!

“Una tradizione, quella dell’acquisto direttamente al frantoio – dice Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale (Palermo/Trapani) – dopo avere assistito alla molitura, che bisogna mantenere in tutti i modi possibili. E non solo per preservare il rapporto diretto tra produttore e consumatore, ma soprattutto perché diversamente si metterebbe in seria crisi il settore olivicolo. I nostri produttori in questi primi giorni di questo ‘lockdown soft’ si sono mostrati disponibili a recapitare l’olio a domicilio, ma in molti casi il potenziale cliente ha rifiutato questa opzione, perché preferisce prenderlo direttamente nei frantoi che sono sparsi nelle province”.

Un contro è vedere l’olio d’oliva extra vergine che esce dal frantoio, mentre altra e ben diversa cosa è l’olio d’oliva che arriva a casa: a meo che non ci sia un rapporto di fiducia molto stretto, beh, c’è sempre il rischio di brutte sorprese.

E’ anche una questione economica: quest’anno, nonostante la tremenda concorrenza di pessimi oli d’oliva imposti dall’Unione europea (ma quand’è che ci liberiamo da questa deteriore e truffaldina gestione della politica agricola comunitaria?), a ‘bocca di frantoio’ l’olio d’oliva extra vergine siciliano si paga 6-7 euro al litro (anche 8 euro in certe zone): e prima di spendere questi soldi i consumatori, ovviamente, chiedono garanzie che possono essere assicurate in molti caso, solo acquistando l’olio d’oliva extra vergine direttamente al frantoio.

“Per quanto riguarda i prezzi – leggiamo sempre nel comunicato – nelle ultime giornate si è registrato rispetto a 15 giorni fa qualche lieve calo sia nella provincia palermitana che in quella trapanese. A campagna di raccolta entrata nel vivo, il calo si registra nei frantoi di Partinico, dove il prezzo è passato dai 7 euro delle previsioni ai 6 euro attualmente pagati alla bocca del separatore. All’ingrosso, invece, il costo di un chilo di olio si aggira tra i 5 e i 5,50 euro. Nella zona delle Madonie, il prezzo resta maggiore per la scarsa raccolta di quest’anno: il prezzo è di 7,50/8 euro litro e di 5,20 euro all’ingrosso”.

“A Castelvetrano – prosegue il comunicato – dove l’annata non è andata male, il costo è di 6 euro/litro alla bocca del separatore e di 5,20 all’ingrosso. Nella zona di Alcamo e in tutta la fascia nord della provincia trapanese, infine, resta confermato il prezzo di 7 euro litro, che in alcuni casi arriva anche a 8, mentre all’ingrosso i prezzi sono di 5,10 euro/chilo per il convenzionale e di 5,60 euro/chilo per il biologico”.

“Resta comunque un prezzo troppo basso – sottolinea Cossentino – che non ripaga appieno gli sforzi economici dei nostri olivicoltori. Il nostro mercato risente purtroppo dei prezzi che la gente trova al supermercato, prezzi inverosimili per un prodotto che sia extravergine di oliva. I nostri produttori riescono a tirare fuori un prodotto di eccellente qualità, che non ha pari in Italia con altre zone dove l’olio si vende oltre i 10 euro”.

 

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