I danni dei Savoia nel Sud: dal 1876 al 1914 ben 14 milioni di meridionali furono costretti ad emigrare

4 novembre 2020

E dire che prima dell’arrivo dei piemontesi il Regno delle Due, pur tra le contraddizioni tipiche di quel tempo, era uno Stato prospero, pacifico, con un debito pubblico minimo, notevoli riserve auree, grandi opere civili in corso e le tasse più leggere d’Europa. E’ con l’arrivo dei Savoia che iniziano le disgrazie nel Sud  

Ma la pagina più emblematica dell’epopea risorgimentale fu la conquista del Sud, di un regno libero e indipendente fin dal 1734, guidato da un re italiano con un popolo pacifico, ingegnoso e relativamente prospero, una flotta seconda in Europa solo a quella inglese, dotata di ben 472 navi, un debito pubblico minimo, notevoli riserve auree, grandi opere civili in corso e le tasse più leggere d’Europa. Un popolo che in pochi anni viene schiacciato sotto il tallone di ferro e ridotto ed obbligato ad un esodo di proporzioni bibliche verso lidi lontanissimi e spesso inospitali. Fra il 1876 e il 1914 il numero di italiani meridionali che dovette abbandonare per la miseria la propria terra toccò i 14 milioni.

La colonia meridionale non si piegò subito e, a qualche mese dall’invasione, metà dell’esercito piemontese – 120mila baionette – fu sanguinosamente impegnato per alimentare una guerra fratricida , di repressione del “brigantaggio”, secondo la definizione data dagli invasori.

Si trattava invece di genuina, legittima e sentita ribellione di un popolo che, alla stregua degli intrepidi vandeani e dei duri tirolesi di Andreas Hofer, non voleva saperne di essere “liberato”.

Epiphanius – Massoneria e sette segrete, Controcorrente Edizioni, pag. 183.

Foto tratta da Skuola.net

Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

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