Una sentenza della Corte di Giustizia europea può salvare le api e aiutarci a eliminare il glifosato dalle nostre vite!

29 ottobre 2020

La Ue non potrà più imporre i prodotti chimici in agricoltura. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Giustizia europea. Ciò significa che l’attuale Governo italiano può bloccare, se lo vuole, il grano estero al glifosato che arriva con le navi. Ormai, dopo questa sentenza, non ci sono più alibi: è solo questione di volontà politica

C’è chi la considera una vittoria per l’ambiente. E c’è chi, invece, sostiene che la sentenza della Corte di Giustizia europea creerà problemi non soltanto alle industrie che operano in agricoltura, ma anche agli stessi agricoltori. Noi proviamo intanto a raccontare cosa prevede questa sentenza, dando spazio sia a chi l’approva, sia a chi la contesta.

I fatti. Cominciamo con la sentenza, che stabilisce un principio di libertà rispetto alle imposizioni dell’Unione europea: ogni Stato che fa parte della Ue, infatti, grazie a questo pronunciamento, potrà proibire l’uso di una sostanza chimica utilizzata in agricoltura autorizzato a livello europeo.

Ribadiamo: è una sentenza che libera i 27 Paesi europei dai pronunciamenti-prigione della Ue: ognuno di questi Paesi, se lo ritiene opportuno, può, in tempi rapidi, bandire un prodotto chimico utilizzato in agricoltura. Se tale Paese stabilisce che una particolare sostanza chimica costituire un grave rischio per la salute umana, per gli anomali e, in generale, per l’ambiente lo toglie dal commercio. Punto.

 

Come si è arrivati a questa sentenza? Tutto è cominciato in Francia dove è in corso una battaglia che, in realtà, dovrebbe interessare tutto il Pianeta. Il Governo francese ha vietato alcuni neonicotinoidi, sostanze chimiche letali per le api. Due anni fa la Commissione europea ha bandito tre neonicotinoidi. La Francia, pochi mesi dopo, ne ha banditi altri con decreto d’urgenza.

“Ne è nata una diatriba legale – leggiamo in un articolo de la Repubblica – tra governo francese e Uipp (Union des industries de la protection des plantes), l’associazione che riunisce i produttori di agrofarmaci. Uipp ha fatto ricorso al Consiglio di Stato d’oltralpe per far annullare il decreto, ma il Consiglio ha rimpallato la questione alla Corte del Lussemburgo. Che ha dato ragione alla Francia: la procedura seguita è corretta. Ma la vicenda non è chiusa: nei prossimi mesi il Consiglio di Stato francese dovrà pronunciarsi sul merito”.

Morale: se la Francia, con un proprio decreto d’urgenza, ha stabilito che due sostanze chimiche non potranno più essere utilizzate in agricoltura, la stessa cosa possono fare gli altri 26 Paesi dell’Unione europea. A questo punto è interessante il dibattito che si è sviluppato in Italia. Leggiamo sempre su la Repubblica:

“L’Italia segua l’esempio. Questa sentenza toglie un alibi a chi sostiene che alcuni pesticidi potenzialmente pericolosi non si possano togliere dal mercato perché ‘lo dice l’Europa – commenta Angelo Gentili, responsabile agricoltura per Legambiente-. Ora chiediamo che anche l’Italia vieti quelle due sostanze. Non solo: chiediamo una presa di posizione definitiva anche sul glifosato, che venga messo al bando una volta per tutte perché ci sono abbastanza evidenze del fatto che comporti un rischio elevato”.

“Il principio che passa – continua Gentili – è che gli Stati hanno piena autonomia in questo tipo di decisioni, che naturalmente devono essere comprovate dalla scienza. Le api sono sotto minaccia di estinzione e la colpa è anche dell’uso massiccio che si è fatto dei neonicotinoidi”.

E qui si apre un mondo, sia perché il pericolo delle estinzioni delle api è planetario, perché l’Unione europea, tra il 2012 e il 2013, ha innalzato i limiti di glifosato e di micotossine DON presenti nel grano.

I lettori de I Nuovi Vespri sanno molto bene quali problemi provocano il glifosato e le micotossine DON presenti nel grano.

L’articolo de la Repubblica riporta anche il parere di Alberto Ancora, presidente di Federchimica-Agrofarma, omologa della Uipp francese:

“Con questa sentenza entriamo in un quadro normativo di estrema incertezza. Passa il principio che un Paese possa vietare molecole senza dimostrarne l’urgenza né portare elementi scientifici a supporto”. Ancora spiega che “per registrare un nuovo agrofarmaco ci vogliono 10-12 anni e un investimento che arriva anche a 300 milioni di euro. Logico che, in un quadro così incerto, le aziende siano scoraggiate a fare innovazione” e sottolinea come “negli ultimi anni siano sempre meno le sostanze a disposizione degli agricoltori. Il risultato è che allo scoppiare di un’emergenza, come ad esempio la cimice asiatica, veniamo colti di sorpresa”.

La vicenda è complessa. perché c’è già un Regolamento europeo – il 1107 del 2009 – in base al quale un Paese della Ue può imporre limitazioni o vietare l’uso in agricoltura di una o più sostanza chimiche. Può farlo, però, presentando studi scientifici che provino che una o più sostanza chimiche sia dannose per la salute umana e per l’ambiente.

E’ per questo che sono in corso studi, ad esempio, sul glifosato da parte di laboratori scientifici in dipendenti. Lo scorso anno abbiamo affrontato questo problema nel seguente articolo:

L’Istituto Ramazzini sul glifosato: la verità tra cinque anni. E intanto che facciamo?

Insomma, un Paese europeo che mette al bando un prodotto chimico utilizzato in agricoltura deve motivare il proprio atto. La Francia invece, come già sottolineato, ha utilizzato un decreto d’urgenza: da qui la diatriba e l’intervento della Corte di giustizia europea.

Chi commenta positivamente il pronunciamento della magistratura europea è Saverio De Bonis, senatore e presidente di GranoSalus:

“La Corte di Giustizia Europea – dice – ha emesso una sentenza molto importante che si pone a tutela dell’ambiente e contro le industrie degli agro farmaci. Con il provvedimento in esame ha statuito il principio secondo cui uno Stato membro dell’Ue possa proibire nel suo territorio un pesticida anche se autorizzato a livello europeo. E lo può fare in tempi molto brevi, attraverso una misura di emergenza se ritiene che quella sostanza può costituire ‘un grave rischio’ per la salute dell’uomo, dell’ambiente o degli animali e che per alleviare tale rischio non ci sia modo diverso che togliere il prodotto dal commercio. Una decisione che fa esultare chi porta a cuore le sorti dell’ambiente e dell’agricoltura che produce cibo sano. L’Italia potrebbe subito applicare questo precedente per vietare l’utilizzo del glifosate (o glifosato), sostanza ritenuta pericolosissima dagli esperti. I pesticidi fanno male all’ambiente, al territorio ed alle biodiversità… LE API STANNO MORENDO! Conte faccia un DPCM URGENTE anche su questo tema”.

Insomma, se il Governo italiano lo vuole può impedire alle navi di portare in Italia il grano duro e tenero estero pieno di glifosato. Ormai è solo una questione di volontà politica. ormai la politica italiana – dopo questa sentenza – non ha più scuse!

QUI L’ARTICOLO DE LA REPUBBLICA

Foto tratta da AlFemminile.com

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