Cinque europarlamentari grillini votano contro la PAC. Li metteranno fuori dal Movimento? L’ombra di Di Battista

22 ottobre 2020

Dopo avere bloccato il MES, il nuovo strappo di cinque europarlamentari grillini è politicamente pesante, perché la Politica Agricola Comune (PAC) è, dopo il Bilancio, l’atto più importante del Parlamento europeo. In questo voto contrario s’intravede una presa di distanza dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Sullo sfondo, l’ombra di Alessandro Di Battista 

“Il Parlamento europeo ha dato il peggio di sé sul voto sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che, temiamo, si sia trasformata in un’operazione di mero greenwashing capace solo di danneggiare i nostri piccoli produttori”.

(Per la cronaca, per greenwashing s’intende ecologismo di facciata, o falso ecologismo: ma considerato che siamo in Italia è così difficile utilizzare le parole italiane?).

Lo scrivono in un comunicato cinque eurodeputati del Movimento 5 Stelle: Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato e Laura Ferrara che hanno votato contro la riforma della PAC.

“I compromessi al ribasso raggiunti sul testo dai maggiori gruppi politici (PPE, S&D e RENEW) – spiegano i deputati – pregiudicano fortemente la possibilità che la nuova PAC possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici, ambientali, di protezione della natura e sociali che l’Europa si è data con il Green Deal europeo, come addirittura sottolineato dallo stesso Commissario all’agricoltura Wojciechowski. Inoltre il processo di stesura dei compromessi e di votazione durante questa plenaria è stato gestito in maniera opaca e con forzature gravi e intollerabili su un voto che impatterà la vita di milioni di cittadini e che vale circa un terzo del bilancio UE”.

Sempre per la cronaca, per S&D s’intende Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici; mentre con la sigla RENEW è un gruppo politico del Parlamento europeo al quale hanno aderito il Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (ALDE) e il Partito Democratico Europeo (PDE).

“Ci siamo opposti ai compromessi al ribasso negoziati da PPE SD e RENEW – prosegue la nota degli europarlamentari del Movimento 5 Stelle -. Ci siamo rifiutati di sostenere un testo debole e annacquato, che mantiene molte storture della PAC attuale, come le sovvenzioni erogate in base agli ettari di produzione, con la conseguenza di una distribuzione non equa degli aiuti, poiché il 20% dei produttori riceve l’80% delle sovvenzioni della PAC. Ci siamo opposti a compromessi che impedivano ai singoli Stati membri di introdurre una condizionalità ambientale più ambiziosa per i sussidi PAC, ponendo al contempo un tetto ai finanziamenti di natura ambientale e agli eco-schemi, relegando così le misure autenticamente green a mero contorno. Abbiamo, inoltre, condotto una dura battaglia per chiudere definitivamente i rubinetti dei finanziamenti pubblici agli allevamenti intensivi, opponendoci a compromessi che mantenevano una porta aperta a questa possibilità”.

“La riforma della PAC – leggiamo sempre nella nota degli europarlamentari grillini – avrebbe potuto essere un momento decisivo per accompagnare il settore agricolo verso una riconversione ecologica più che mai necessaria, fermare qualsiasi finanziamento pubblico agli allevamenti intensivi e cambiare una logica di allocazione dei sussidi che favorisce le grandi aziende, contribuendo alla decimazione dei piccoli agricoltori in Europa. E invece le cose sono andate diversamente. Abbiamo perso un’occasione importante per fare della Politica Agricola Comune uno strumento della transizione ecologica – concludono gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle – e ci rammarichiamo che il Parlamento europeo abbia contribuito a questo risultato”.

Che dire? I grillini hanno bloccato il MES che il PD, Italia Viva di Renzi e la Germania davano per cosa fatta. Ora cinque europarlamentari su quattordici, di fatto, si schierano contro la Commissione europea, perché è evidente che la nuova PAC è espressione della stessa Commissione europea.

Bisognerà capire come reagirà adesso il Movimento: ci sembra difficile che li mettano alla porta, perché si creerebbero le condizioni per la scissione del Movimento 5 Stelle con la contestuale crisi del Governo Conte bis.

Si comincia in ogni caso a delineare la strategia politica di Alessandro Di Battista: restare dentro il Movimento e iniziare ad assestare colpi alle politiche della Commissione europea e del PD.

Un elemento politico appare sempre più chiaro: è con Di Battista e con il suo gruppo che il PD dovrà cominciare a trattare. Non escludiamo che la nuova linea politica (e quindi parlamentare) del Movimento 5 Stelle sia maggioritaria: anche perché conviene a tutti i parlamentari nazionali grillini provare a ritrovare la credibilità che hanno perso agli occhi di milioni di elettori italiani.

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