Emergenza Coronavirus: serve la verità per avere meno negazionisti e meno problemi economici e sociali

19 ottobre 2020

Se si spiega alla gente che il problema non è la vita o la morte… che è un’infezione che solo raramente ed in soggetti a rischio può indurre gravi conseguenze, ma che il problema è la sua velocità di diffusione e che quindi il rischio è dovere fronteggiare in breve tempo un numero di ospedalizzati che il sistema non regge, la gente capisce

di Marco Lo Dico
veterinario, specialista in Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria

L’informazione sull’attuale pandemia dovrebbe inquadrare il problema e chiarirlo agli “utenti”. L’informazione avrebbe dovuto e dovrebbe essere univoca e coerente, soprattutto quando un problema diviene così invasivo nelle vite presenti e future. L’informazione si dovrebbe basare sui fatti e non su opinioni: poi, una volta illustrato il fatto, ognuno può esprimere la propria opinione.

Il problema che induce l’infezione da SARS-CoV-2 è un problema di tipo sanitario, nel senso che la sua elevata diffusione – e su una popolazione vergine – induce un numero di contagiati più rapido rispetto all’influenza stagionale, mettendo in difficoltà la gestione ospedaliera. Quindi i provvedimenti devono essere coerenti con i riflessi sulla gestione sanitaria dell’epidemia, cioè sulla possibilità nelle varie fasi epidemiche di reggere.

Bisogna avere chiaro in mente che non ci si trova di fronte alla peste o al vaiolo, siamo di fronte a una patologia che, in un numero limitato di casi sensibili, può indurre delle complicazioni che il nostro sistema sanitario non è in grado di fronteggiare.

Non è nascondendo la verità che si risolve il problema… Anzi, tacendola o distorcendola, si fa proprio il gioco dei “PORRI”.

Se si spiega alla gente che il problema non è la vita o la morte…che è una infezione che solo raramente ed in soggetti a rischio può indurre gravi conseguenze, ma che il problema è la sua velocità di diffusione e che quindi il rischio è dovere fronteggiare in breve tempo un numero di ospedalizzati che il sistema non regge, la gente capisce. Se si vuole prenderle per stupide, allora poi i furbi ne approfittano…e i provvedimenti risultano ridicoli.

Le istituzioni dovrebbero vigilare sul tipo di informazione e rispondendo ufficialmente alle distorsioni che emergono sulla base di ‘titoli’ che hanno altra funzione rispetto a quella dell’informazione.

Se le questioni mediche vengono trattate in modo inadeguato, il resto lascia perplessi e rimangono dubbi. Se l’aspetto medico e la relativa comunicazione per informare seguisse una certa logica, forse avremmo meno negazionisti, meno problemi psicologici, meno problemi sociali e meno problemi economici!

La cosa che infastidisce è considerare irresponsabili i comportamenti della popolazione, quando (almeno da un punto di vista sanitario) sono irresponsabili le scelte delle istituzioni locali, nazionali e internazionali che invece di insistere su alcuni provvedimenti inutili, schizofrenici e inefficaci, avrebbero dovuto e dovrebbero controllare i flussi degli spostamenti da Paesi a rischio in origine e adottare dei protocolli di isolamento circoscritto e limitato alle aree sede di focolaio impedendo e/o controllando gli spostamenti fra le aree circoscritte e le aree cuscinetto da prevedere attorno alle aree sede di focolaio.

Sarebbe stato necessario, e lo sarebbe tuttora, che ogni singolo focolaio venisse gestito e trattato in modo mirato al tipo stesso di focolaio. Avere trattato l’intero Paese allo stesso modo, in un momento epidemiologico che vedeva l’epidemia circoscritta a singole aree del Paese e a singoli spot d’importazione in altre aree è stato da irresponsabili e da sprovveduti, personalmente li definirei da criminali.

Il pericolo e la possibilità di epidemie di malattie esotiche è conosciuto da tempo e le indicazioni per prevenirle e le metodiche per contrastare tali evenienze sono da tempo conosciute. Il problema è sempre lo stesso: uno Stato, una classe dirigente e una cittadinanza non preparata ed educata alla prevenzione, ma adattata a vivere come normalità l’emergenza.

Purtroppo non riesco a non pensare che un fatto reale, ma gestibile, sia stato e sia utilizzato per altri obiettivi, da quelli di piccole speculazioni professionali o sanitarie a quelle economiche nell’economia reale, fino alla resa dei conti di equilibri politici, economici e sociali su vasta scala.

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