Parlamento europeo contro Commissione e Consiglio d’Europa: ‘bocciato’ il Bilancio, a rischio il Recovery Fund/ MATTINALE 464

10 ottobre 2020

Il Parlamento europeo ha ‘bocciato’ il Bilancio settennale messo a punto da Commissione europea e Consiglio europeo. A questo si somma uno scontro politico tra PPE e i Paesi europei che chiedono sanzioni contro Ungheria e Polonia. Per l’Italia è un disastro: bene che andrà ci saranno ritardi nell’erogazione del Recovery Fund. Il tutto con un debito pubblico che il Governo Conte bis porterà a fine anno alla folle soglia di 2 mila e 600 miliardi di euro!   

Lo scontro era nell’aria da tempo. E, precisamente, da fine Aprile, da quando è iniziato il dibattito sul Recovery Fund, noto anche come Next Generation EU. Argomento affrontato da Commissione europea e Consiglio europeo che, di fatto, hanno relegato il Parlamento europeo a un ruolo ancillare, ininfluente, quasi che gli europarlamentari dovessero limitarsi a ratificare, senza fiatare, le decisioni prese dalla Commissione e dai Governi  europei.

Insomma, il Parlamento europeo si sarebbe dovuto limitare ad approvare il fondo di 750 miliardi senza dire nulla: ma così non è stato.

Le cose, infatti, non stanno andando come Commissione europea e Consiglio europeo si aspettavano. Perché il Parlamento europeo ha assestato quello che tanti osservatori vedono come il primo colpo a tutto il sistema messo in piedi fino ad oggi sul Bilancio europeo dei prossimi sette anni e sul Recovery Fund.

Il Parlamento europeo ha sostanzialmente ‘bocciato’ il bilancio comunitario 2021-2027 e il Recovery Fund. Lo scontro è stato pesante. Il portavoce della presidenza di turno tedesca ha criticato aspramente il comportamento degli eurodeputati, definito  “deplorevole”; questi ultimi hanno reagito rincarando la dose: ci ha pensato il portavoce Jaume Duch, che ha affermato, senza mezzi termini, che il Parlamento europeo non andrà avanti senza una valida risposta della presidenza tedesca.

Il risultato è che, per ora, è tutto bloccato. In effetti, il comportamento di Commissione europea e Consiglio europeo non è stato corretto. Fino a prova contraria, l’Unione europea, almeno formalmente, è ancora una democrazia. E nelle democrazie la centralità spetta al Parlamento, non all’esecutivo o agli organi comunque espressione dei Governi dei Paesi Ue.

Fino ad oggi abbiamo assistito, invece, a un attivismo degli esecutivi (Commissione e Consiglio europeo), che hanno ignorato, se non umiliato, il Parlamento europeo. Fino ad oggi, su Bilancio comunitario e Recovery Fund hanno fatto tutto Commissione europeo e Consiglio europeo (che, lo ricordiamo, è composto dai leader degli Stati che fanno parte dell’Unione europea).

Mentre il ruolo degli eletti dal popolo – cioè dagli europarlamentari eletti da circa 500 milioni di europei – è stato ignorato. Commissione europea e Consiglio europeo hanno deciso formulato il Bilancio europeo per i prossimi sette anni; hanno istituito il Recovery Fund; hanno in un primo momento detto che ogni Paese avrebbe dovuto presentare il Piano di spesa del Recovery entro Ottobre di quest’anno; poi ci hanno ripensato (a quanto pare i Paesi del Nord Europa, che hanno mal digerito il Recovery Fund, vogliono sapere subito quanto risparmieranno sulle spese di mantenimento della stessa Ue) e hanno rinviato tutto a Gennaio del prossimo anno.

Ma non è solo una questione di Recovery Fund. Il problema più grosso è rappresentato dai tetti di spesa fissati dal Consiglio europeo. Il Parlamento europeo chiede il finanziamento di 15 capitoli di spesa, andando al di là dei massimali previsti (dai tedeschi, anche se nessuno lo dice) per i prossimi 7 anni.

Non solo. Per il Parlamento europeo i fondi europei – a cominciare dai 750 miliardi del Recovery Fund – vanno legati allo “Stato di diritto”, cioè al rispetto dei diritti. Il ‘siluro’ è rivolto a Ungheria e Polonia. In realtà, la posizione del Parlamento europeo è un po’ tardiva e, soprattutto, di parte: come mai, infatti, reclamano oggi il rispetto dei diritti dei cittadini in Ungheria e in Polonia, mentre quando la Grecia, qualche anno fa, è stata depredata dalla Germania il Parlamento europeo non ha detto nulla?

E – soprattutto – come mai l’attuale Parlamento europeo non si batte per far restituire alla Grecia ciò che il sistema Unione europea ha scippato agli ellenici?

In realtà, in ballo non c’è alcuna questione morale. Lo scontro è politico e si inserisce in un quadro politico europeo in cui la Germania non detta più legge: una Germania che, complice l’emergenza Coronavirus e una leadership ormai in uscita (il riferimento è alla signora Merkel), non riesce più a imporre la propria posizione: che poi è la posizione del PPE a ‘trazione’ tedesca.

Ricordiamo che Polonia e Ungheria sono retti da premier che, piaccia o no, fanno capo alla famiglia del PPE e dell’ECR: si tratta di due partiti di centrodestra che sostengono la Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen (anche se nell’ECR non manca qualche dissenso).

Viktor Orban, leader indiscusso dell’Ungheria, è stretto alleato della cancelliera tedesca, la citata Angela Merkel: e un attacco ad Orban, in questo momento è una attacco alla cancelliera tedesca Merkel.

Nell’Unione europea, tirado le somme, si sommano due problemi: lo scontro tra potere esecutivo e Parlamento europeo (che non può essere definito potere legislativo, perché non ha mai avuto la forza e le prerogative di un vero potere legislativo) e lo scontro politico che vede contrapposti il PPE da una parte e uno schieramento composito dall’altra parte.

In questo scenario non è facile capire che fine faranno i 750 miliardi di euro del Recovery Fund. L’unico dato certo, a questo punto, è un ulteriore slittamento (e questa è l’ipotesi migliore, la peggiore è che non se ne faccia nulla, specie se l’emergenza Coronavirus dovesse aggravarsi in tutta l’Eurozona).

Che succederà all’Italia? Se il Parlamento europeo avesse approvato Bilancio settennale e, quindi, il Recovery fund (che sta dentro il nuovo Bilancio europeo), l’Italia avrebbe incassato l’anticipo del Recovery – il 10%, poco più di 20 miliardi rispetti ai circa 210 miliardi previsti – nella Primavera del prossimo anno e avrebbe cominciato a vedere veri soldi tra la fine del 2012 e i primi mesi del 2022.

Ma se si andrà per le lunghe, ovvero se il Parlamento europeo costringerà Commissione europea e Consiglio europeo a miti consigli, continuando a tenere bloccato il bilancio, i tempi si potrebbero allungare. Per capire di più bisognerà aspettare il vertice del Consiglio europeo del 15-16 Ottobre. Ma solo per capirne di più, perché con il Parlamento europeo messo di traverso tutto si complica. E se lo scenario si complicherà tutto si complicherà, anche per l’Italia.

Va sottolineato che i 750 miliardi di euro in 3 anni del Recovery Fund sono stati, fino a questo momento, una garanzia per i mercati finanziari, soprattutto per i Paesi del Sud europa.

Ricordiamo che l’Unione europea non ha una vera Banca centrale e la moneta – cioè l’euro – si prende a debito. E’ un sistema sbagliato che avrebbe dovuto essere contestato negli anni ’90 del secolo passato, quando, opportunamente, Tangentopoli spazzò via l’unica classe dirigente che ha avuto la Repubblica italiana.

Finita nella mani di politici di secondo piano, attenti più all’Europa che all’Italia, il nostro Paese ha accettato un sistema e una moneta unica che ormai è una ‘trappola’.

Basti pensare a quello che è successo ad inizio di legislatura, quando al Governo tra grillini e leghisti è stato impedito di aumentare il debito pubblico italiano, allora fermo a 2 mila e 240 miliardi di euro circa. Per ottenere una decina di miliardi di sforamento il Governo giallo-verde dovette sudare le classiche sette camicie.

Oggi il Governo tra PD e grillini, nel giro di pochi mesi, ha portato il debito pubblico italiano oltre la soglia dei 2 mila e 500 miliardi di euro! E a fine anno il debito pubblico italiano si assesterà sui 2 mila e 600 miliardi di euro, con un rapporto tra Deficit e PIL (Prodotto Interno Lordo) del 160%!

E questo dà la misura della scorrettezza delle istituzioni europee: al Governo giallo-verde contestava lo sforamento di 10 miliardi di euro, al Governo del PD gli sta consentendo di indebitare l’Italia di oltre 300 miliardi di euro rispetto al Giugno del 2018!

Questi sono dati ufficiali, incontestabili. La domanda è: perché è stato consentito all’Italia di passare da un debito pubblico di 2 mila e 240 miliardi di euro a un debito pubblico di 2 mila e 600 miliardi di euro?

In primo luogo, perché c’era la garanzia degli oltre 200 miliardi di risorse del Recovery Fund destinate all’Italia sui titoli di Stato italiani. Questo, alla fine, aveva convinto un po’ (ma solo un po’) i Paesi del Nord Europa, Olanda i testa (insieme con Svezia, Austria e Danimarca) ad accettare l’istituzione del fondo di 750 miliardi di euro in favore – alla fine è così – dei Paesi del Sud Europa.

Ma adesso la situazione si complica. E potrebbe complicarsi ancora di più se l’emergenza Coronavirus dovesse imporre restrizioni ulteriori: è questo il motivo per il quale è stato un azzardo (illogico sotto il profilo della tutela dell’economia) riaprire le scuole italiane, perché la scuola coinvolge tra docenti, studenti, papà, mamme, nonni, cugini e via continuando i due terzi della popolazione, contribuendo, piaccia o no, a incrementare una socialità diffusa che diffonde il virus.

Se si doveva rischiare sul turismo per cercare di far risollevare l’economia, è stato – lo ribadiamo – un azzardo riaprire le scuole ed è stato sbagliato far sbarcare in Italia oltre 20 mila migranti (che in realtà sono di più se consideriamo gli ‘sbarchi fantasma’): altra fonte di contagi che si sarebbero potuti evitare.

Foto tratta da Econopoly – Il Sole 24 Ore

 

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