Diverso parere/ Con i fondi del MES l’Italia può migliorare la propria sanità

8 ottobre 2020

Noi – come i nostri lettori sanno – sul MES non la pensiamo con il nostro amico Alessio Lattuca. Noi, al contrario, pensiamo che il MES sia solo uno strumento-trappola messo in campo dall’Unione europea a ‘trazione’ tedesca per commissariare l’Italia per finire di depredarla. Infatti contiamo di intervistare l’autore di questo articolo per porgli alcune domane  

di Alessio Lattuca

Esiste una significativa massima:

“Nel mare della vita i fortunati vanno in crociera, gli altri nuotano, qualcuno affoga”.

Il popolo siciliano appartiene, da troppo tempo, a quest’ultima categoria.
E oggi rischia di affogare, davvero! È evidente che in un tempo così pericoloso, qual è l’attuale, occorra considerare che la natura non tollera i pensieri superbi e che l’essere umano ha dei limiti che non deve mai superare e che, qualora gli accadesse, deve stare attento. Deve temere la resilienza della natura, sempre pronta a ridimensionare chi ha perso la misura della propria umanità.

La critica, pericolosa, situazione che emerge negli ospedali siciliani avrebbe dovuto, e dovrebbe, suggerire a chi ha responsabilità politica che sia più possibile rinviare decisioni indispensabili e urgenti.

È davvero insopportabile, che a causa di scelte strabiche e superficiali (che si sommano alle infauste scelte della riforma del titolo V della Costituzione) la Sicilia, che nel periodo del confinamento era Covid free, oggi sia ad altissimo contagio e, ovviamente, in pericolo. Ed è scandaloso che, in presenza dei recenti più rigorosi provvedimenti non vi sia il corrispondente controllo delle forze dell’ordine.

Tuttavia, poiché bisogna guardare al futuro, è tempo di cogliere il clima di fiducia che deriva anche dalle innovative misure destinate al Paese, per tentare di invertire la tendenza al declino causata da una politica pop, senza progetto che opera in una dimensione virtuale, dentro i social che conoscono esclusivamente l’insulto, che non riconoscono l’avversario ma lo classificano come nemico. Una politica incapace di affrontare la sfida della complessità perché utilizza gli stessi attrezzi identitari di cui si è avvalsa e che, pertanto, non può essere riferimento di un elettorato già refrattario, ma reso più fragile dalla pandemia e che andrebbe rassicurato con adeguate politiche di welfare.

A tale proposito le risorse del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) sono un vero vantaggio e devono essere investite, così come previsto nel loro obiettivo: in prevenzione (tamponi e strutture di analisi), in un piano di potenziamento della medicina territoriale, in ricerca, biotecnologie, in risorse umane, in formazione, in riqualificazione, nella dotazione di infrastrutture fisiche e immateriali nel solco dell’idea programmatica dell’Eu.

Occorre tenere presente che urgono risorse per mettere in sicurezza, attraverso un moderno piano di prevenzione, gli indispensabili presidi medici (terapia intensiva e sub intensiva, apparecchi di ventilazione, posti letto, tamponi) anche la Sicilia.

Mentre la politica partitica continua a discutere se sfruttare o meno questa occasione, risulta doveroso provare a fare il punto della situazione sulla disciplina del MES, con i suoi aspetti salienti e i suoi presunti rischi.

Nel merito la linea di credito del MES, che l’Unione Europea ha già stanziato è pari a 540 miliardi che i governi devono solo richiedere per ottenerli. I 540 miliardi sono così suddivisi: (i) 100 miliardi contro la disoccupazione; (ii) 200 miliardi per finanziamenti alle imprese attivati grazie alle garanzie BEI; (iii) 240 miliardi per una nuova linea di credito chiamata appunto “Pandemic Crisis Support”.

Quest’ultimo intervento è proprio quello originato dalla pandemia e, a differenza degli altri programmi, dura 2 anni e cioè sino alla fine del 2022. Una linea di credito aperta a tutti i 19 Paesi dell’Eurozona con un tetto massimo di erogazione pari al 2% del PIL nazionale (per l’Italia si calcola quindi sino a 36 miliardi). Risulta opportuno sottolineare che i soldi devono obbligatoriamente essere usati per il finanziamento dell’assistenza sanitaria, diretta o indiretta, i posti relativi alla cura e alla prevenzione della crisi Covid-19 o di quelle future.

Bisogna insomma “limitarsi” a concentrare le risorse per assumere personale medico e paramedico adeguato, ammodernare la rete ospedaliera, potenziare la diagnostica e la ricerca e le strutture di base sul territorio e dare ristoro a tanti giovani e donne inoccupati che, pur essendo in possesso di titoli specifici, saranno costretti ad emigrare.

I fondi del MES possono essere anche usati, come accennato, per la ricerca del vaccino, il finanziamento delle case di riposo, l’edilizia scolastica che dovrà recepire le regole sul distanziamento fisico dei ragazzi e dei professori nelle classi, la prevenzione sanitaria negli uffici pubblici.

Il prestito ha una durata di 10 anni e un tasso di interesse dello 0,13%, restando però inteso che la linea di credito avrà per almeno 7 anni tassi di interesse negativi.

E’ opinione alimentata (con precisi calcoli) da soggetti competenti che all’Italia, se dovesse rivolgersi al mercato, questa operazione strategica costerebbe 5 miliardi in più. A scanso di equivoci esiste il diritto-dovere di vigilare e verificare che le risorse del MES vadano riservate, esclusivamente, alla sanità per evitare che siano spacchettate per indirizzarle “altrove”!

Del resto, a tale proposito occorrerebbe porsi delle domande: se dopo il Covid la sanità così com’è vada bene, se sia andata bene se il Governo nazionale e – con riferimento alla Sicilia – quello regionale abbiano fatto qualcosa per aumentare i posti di terapia intensiva, o se bisogna migliorarla e se, soprattutto, occorra rafforzare la sanità territoriale e rafforzare l’universalismo della sanità.

Risulterebbe, inoltre, una significativa occasione per indicare le priorità e la visione di Paese. Così come il Recovery found non può essere soltanto “spesa”. Perché non è possibile dilapidare risorse destinate a investimenti e sviluppo e a non ‘disegnare’ il Paese per i prossimi venti anni.

Non è possibile lavorare senza un visione: sull’oggi per l’oggi.

Per reclamare le risorse bisogna dimostrare all’UE ciò che fai con i soldi.
Non è più tempo di slogan ma è tempo di serietà. È tempo di semina. Per ricreare fiducia nel futuro e promuovere un percorso necessario per attenuare le ansie e le frustrazioni che assalgono gli uomini e le donne e per tentare di offrire loro una via d’uscita dall’attuale impasse. Una condizione drammatica, di obiettiva emergenza, che li vede accerchiati dalla mancanza di modelli credibili e dal morso dell’incertezza sul loro futuro.

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti