7 Ottobre 1985: scontro USA-Italia a Sigonella: quando gli italiani si sentirono orgogliosi di essere governati da Craxi

8 ottobre 2020

Esattamente 35 anni fa – il 7 Ottobre del 1985 – iniziava quella che è passata alla storia come la crisi di Sigonella. Quando il Governo italiano di Bettino Craxi disse “No” al presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. Oggi ricordiamo quei giorni riprendendo da Sputnik Italia un’intervista a Paolo Garofalo, autore insieme con Salvo Fleres di un libro che racconta questa vicenda

Il 7 ottobre del 1985 va in scena dirottamento della nave da crociera ‘Achille Lauro’. Una vicenda che porterà a quella che è passata allo storia come la crisi di Sigonella, ovvero lo scontro diplomatico (e in realtà non soltanto diplomatico, ma anche a un duro confronto militare) fra gli Stati Uniti e il Governo italiano retto all’epoca dal leader socialista, Bettino Craxi.

Vicenda difficile, a tratti anche drammatica (si sfiorò il conflitto a fuoco tra i militari italiani e i militari americani). Il Governo Craxi  – cosa che non era mai avvenuta dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi – si oppose alla richiesta degli Stati Uniti d’America, che chiedevano la consegna dei terroristi presenti sulla nave. difendendo così la sovranità dell’Italia.

La puntuale cronaca di quello che avvenne in quei giorni la trovate qui.

Noi sintetizziamo la storia. Sulla nave ‘Achille Lauro’, con passaporti falsi erano saliti quattro terroristi che, a quanto è stato accertato, avrebbero voluto compiere un attentato in Israele. Casualmente vennero scoperti e, in seguito a una sparatoria, si impossessarono della nave.

Si disse, allora, che erano terroristi dell’OLP: ma il leader della stessa Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Yasser Arafat, lo smentì: e i fatti, poi, gli diedero ragione: si trattava, infatti, di terroristi siriani.

Alla fine, dopo una lunga e laboriosissima trattativa – impostata a tutela delle persone che si trovavano sulla nave – i terroristi salirono su un aereo. Ma l’aereo venne intercettato dagli aerei militari americani.

L’allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, non era d’accordo sulla trattativa e sul rilascio dei terroristi. Così gli aerei militari americani costrinsero l’areo ad atterrare a Sigonella, aeroporto in parte italiano e in parte sede di una base militare americana.

Subito i militari dell’Aeronautica italiana e i Carabinieri si precipitarono per prendere possesso dell’aereo con i terroristi: il Governo Craxi, infatti, aveva dato ordine, di fatto, di non consegnare l’aereo ai militari statunitensi.

Ma i militari americani, armi in pugno, circondarono i militari e i Carabinieri.

A questo punto – sempre su ordine del Governo Craxi – un folto gruppo di Caraninieri armati circondò, a propria volta, i militari che avevano circondato militari e Carabinieri italiani.

Informato in diretta su tutto quello che stava succedendo, lo stesso presidente USA, Regan, diede ordine di soprassedere. Del resto, l’alternativa sarebbe stata un conflitto a fuoco con un Paese alleato, l’Italia.

Insomma, stava per scoppiare una guerra. A 35 anni di distanza da quei fatti noi proponiamo un’interessante intervista pubblicata da Sputnik Italia. A parlare è Paolo Garofalo, autore con Salvo Fleres del libro: Sigonella. L’ora che manca alla storia.

Il libro, racconta Paolo Garofalo, “Parla dell’ora di cui non si parla, tranne che in questo libro, fra l’inizio della crisi e l’intervento del governo nazionale. È stata un’ora in cui la stazione di Sigonella era senza indicazione da parte del governo nazionale e neanche i servizi avevano un’idea chiara di quello che stava succedendo. Fu tutto un blitz organizzato dagli americani, come si è saputo. In quell’ora lì la stazione di Sigonella lavorava da sola, i militari italiani si sono dovuti preoccupare di agire da soli. È quella l’ora di cui si parla nel libro tra le 23.53 a poco dopo l’1.01 dell’11 ottobre, quindi fra il 10 e l’11 ottobre. È questa quindi l’ora in cui i VAM devono gestire questa delicata fase da soli”.

I VAM sono i militari armati dell’Aeronautica militare.

“Abbiamo avuto la testimonianza di Giuseppe Gumina, colui che stava reggendo la base in quel periodo – racconta Paolo Garofalo -. Un giovane militare di leva che gestiva la base in quel periodo da solo, poiché in quel momento lì, come era assolutamente normale, di notte il colonnello della stazione non stava in aeroporto. È avvenuto il blitz e questo ragazzo appena uscito dai corsi di formazione dovette affrontare il generale Steiner”.

Il giornalista chiede in che modo i fatti di Sigonella hanno influenzato i rapporti tra USA e Italia:

“Noi – risponde Garofalo – nel libro arriviamo ai giorni nostri partendo da quell’intervento dei servizi segreti ed in particolare del signor Michael Ledeen, che lavorava per diversi servizi, probabilmente per quello israeliano e sicuramente in quel periodo per quello americano, ed aveva anche lavorato per il SISMI, i servizi segreti italiani. Il risultato fu che questo corpo a corpo tra gli Stati Uniti da una parte ed il governo di Craxi dall’altra, che fu un governo a guida socialista ma soprattutto a guida filoaraba, portò ad una rottura dell’asse governativo dei socialisti italiani. Si arrivò fino allo scandalo di Tangentopoli. Nel libro diciamo che molti personaggi nelle vicende a seguire sono gli stessi di quel periodo“.

Importante la precisazione sulla figura di Michael Ledeen:

“È una figura che si ripete spesso: si trova a Sigonella, faceva da traduttore fra Craxi e Reagan; lo ritroviamo nello scandalo di Tangentopoli assieme al pm Di Pietro, accusatore di Craxi; lo ritroviamo poi successivamente anche con Renzi, quando finanziò la sua attività politica. Fu buttato fuori dai servizi israeliani, considerato uno non raccomandabile”.

Tutti i protagonisti italiani di questo atto di ribellione allo strapotere degli Stati Uniti hanno pagato il conto.

“Di fatto – dice Garofalo – scoppia uno scandalo che coinvolge Andreotti, Cossiga e tutti quelli che hanno avuto a che fare con la crisi di Sigonella. Queste persone subiscono una brutta fine: Craxi viene completamente esiliato, Andreotti viene accusato di essere mafioso, Cossiga viene defenestrato prima ancora di finire il mandato” (Francesco Cossiga, presidente della repubblica ndr).

L’Italia – chiede il giornalista – ha mai mostrato poi un simile sentimento di sovranità come accadde per la crisi di Sigonella? “Così seriamente no – risponde Garofalo -. Quello è stato veramente un momento in cui gli italiani si sono sentiti orgogliosi di essere italiani. È stata riconosciuta la sovranità nazionale. La sovranità ultimamente è diventata uno slogan, vi sono partiti e leader che lo ripetono sempre oggi. Fare l’italiano forte con gli immigrati africani che arrivano qui perché scappano dalla guerra o dalla miseria è facile, farlo con gli Stati Uniti era molto più difficile. Craxi l’ha fatto egregiamente, senza mancare di rispetto all’autorevolezza degli Stati Uniti, ma affermando con serietà l’autorevolezza del proprio Paese”.

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI SPUTNIK ITALIA

Foto tratta da Insidertrend

 

 

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