Viviana Parisi e il piccolo Gioele: assaltati da cani randagi? Da cinghiali? Da maiali selvatici?

5 ottobre 2020

Sono le tre ipotesi formulate dal professore Silvano Riggio, docente di Ecologia, grande conoscitore della natura siciliana. Tre ipotesi per provare a spiegare una tragica e dolorosa storia ancora non chiarita

di Silvano Riggio

Sono passati due mesi dalla tragedia di Caronia e sull’episodio è calato il silenzio. Nessun fatto nuovo ha gettato luce su questo giallo che ha connotati assurdi e del tutto irreali. Probabilmente le indagini si fermeranno laddove sono arrivate e tutto finirà in archivio. Come sia finita la povera Viviana Parisi e il suo piccolo Gioele non sembra neanche un giallo, né si trova una spiegazione alternativa.

E’ stato un assassinio? E’ stato un suicidio? Sembrano improbabili entrambe le ipotesi e l’unica che si riaffaccia, anche se se ne parla poco è l’assalto di un branco di animali allo stato brado. Anche questa sembra impossibile in un’epoca in cui la natura selvaggia è stata cancellata dalla crescita urbana, ma se seguiamo attentamente le cronache, vediamo che non è così.

Una volta debellato il lupo, l’unica belva ancora presente – fin quando nel 1937 fu uccisa l’ultima femmina superstite sulle alture di Bellolampo – in Sicilia non resta alcuna specie feroce allo stato selvaggio. In realtà non è vero e chi va in giro per le campagne parla di episodi tutt’altro che piacevoli nell’incontro con animali altrimenti ritenuti innocui e amici dell’uomo. Paradossalmente per i cinofili il più pericoloso è il cane che, secondo il luogo comune, è l’amico fedele dell’uomo.

I CANI RANDAGI – Chi frequenta luoghi solitari sa bene quanto sia pericoloso il cane, ma in realtà pochi sanno che l’amico fedele a 4 zampe non è una specie pura e non esiste in natura ma è un OGM, un Organismo Geneticamente Modificato, risultato finale di infiniti incroci fra il lupo siberiano e il lupo europeo. Il cane è stato tanto “umanizzato” da essere oggi una sorta di uomo, Homo sapiens, ma nel suo profondo mantiene intatte le caratteristiche del lupo, col quale si accoppia dando un ibrido che mostra i caratteri dell’uno e dell’altro animale.

Come l‘uomo, il cane è una specie gregaria, tende ad unirsi ai compagni in una vita di gruppo che esaspera la sua natura di carnivoro e predatore. Il carattere umanoide si è sviluppato perché, adottandolo, l’uomo ne ha fatto un essere capace di capire e riprodurre comportamenti umani e di copiarne pregi e difetti. Un essere che convive con l’uomo e ne dipende per le sue esigenze alimentari ed affettive. Quando però viene abbandonato, il cane o soccombe agli insulti dell’ambiente, o riprende le abitudini del suo progenitore selvatico e ne riproduce il comportamento di predatore. In altri termini, si aggrega ad altri cani, costituisce una banda e si dedica alla caccia di gruppo: quest’aggregazione ha il nome di randagismo ed infesta da sempre le campagne siciliane causando vittime che occupano saltuariamente le cronache isolane.

Se incontra l’uomo, il randagio non esita ad attaccarlo e lo fa con le stesse tattiche del lupo ma con più ferocia perché conosce l’uomo e non lo teme. Anzitutto agisce in branco, come si è detto, e nel branco si riconosce un capo, che è l’animale alfa, in genere il più forte ed aggressivo, ma anche il più dotato di intuito e di autorità sugli altri componenti. Il branco studia la preda, che può essere una gallina o un intero pollaio, o una pecora o una mucca; la circonda e l’assale e raramente la lascia viva. Se il cane incontra l’uomo, si assicura che sia solo, impaurito e non sappia difendersi, e allora lo assale. Se il capo branco dà il primo morso gli altri lo seguono a ruota e il malcapitato non ha scampo. Se si tratta di una donna o di un bambino il branco si accanisce con assoluta violenza.

Ad un uomo solo assalito da un cane feroce si consiglia di non muoversi, stare fermo, trattenere il respiro e fingersi morto sempre che ci riesca. Questo atteggiamento difensivo, che in certi animali diventa una morte apparente o “tanatosi”, si giustifica in quanto i carnivori predatori mangiano soprattutto prede vive e la loro vista è fatta per percepire i corpi in movimento ed ignorare le forme immobili. Ovviamente bisogna essere dotati di un gran sangue freddo per reagire con tanta padronanza all’assalto di un cane feroce. A maggior ragione l’uomo assaltato da un branco è facilmente spacciato, e la sua fine è accelerata dalla paura e dai tentativi di fuga. L’ipotesi quindi che la povera Viviana sia stata assaltata da uno o più cani fuggendo oltre il guardrail è credibile.

I CINGHIALI – Altra possibilità è che sia stata attaccata da un branco di cinghiali che sono non meno pericolosi. I cinghiali hanno invaso la Sicilia da quando furono importati oltre trent’anni fa dalle associazioni dei cacciatori. Furono importati dall’Europa orientale, ed appartengono a un ceppo particolarmente robusto, molto più grosso e forte di quello mediterraneo, che in Sicilia era già stato sterminato ai tempi dei Borboni.

Il lancio dei cinghiali è stato una vera calamità per la nostra Isola, e non solo, sia per la loro voracità che per il loro impatto, che infine per la ferocia che caratterizza i grossi maschi e le femmine con i cuccioli. I cinghiali divorano tutto: sono prevalentemente erbivori e grufolatori ma non trascurano le prede animali e le carogne.

Questi grossi suidi si sono riprodotti con una rapidità che non esiste nel ceppo mediterraneo e stanno soppiantando le specie della fauna locale, ma anche le forme più pregiate della nostra flora. Fra le forme più danneggiate sono le piante bulbose e in particolare le orchidee. Tutte le campagne siciliane ospitano attualmente branchi numerosi di cinghiali che si spingono fino alle periferie e rovistano negli ammassi di rifiuti e nei cassonetti pieni.

I MAIALI SELVATICI – Ai cinghiali si associano i branchi di maiali selvatici che vivono allo stato brado e sono un’icona gastronomica dei Nébrodi. Anch’essi formano branchi e sono potenzialmente pericolosi più o meno come i cinghiali. Si dovrebbero aggiungere le mandrie libere nei rimboschimenti e nei pascoli ed i possibili incontri con mucche e vitelli particolarmente aggressivi.

In conclusione, assodato che l’ipotesi dell’assalto da un branco di randagi è un’ipotesi molto probabile, ci si chiede se da parte delle autorità e della Forestale siano state avviate indagini sull’esistenza di questi branchi e sulla loro consistenza.

Il compianto Bruno Ragonese organizzò un congresso regionale sul randagismo e sui suoi riflessi biologici e sociali. Fu di grande interesse, ma fu credo, l’unico mai tenuto in Sicilia. Dopo di esso il pericolo si è soltanto ingrandito a dismisura con l’ingresso dei nuovi ospiti poco graditi e con l’abbandono massiccio di cani e gatti da parte di padroni criminali. Tutto ciò tristemente è un ulteriore aspetto della decadenza naturale e civile della Sicilia dal dopoguerra ad oggi.

Alla povera Viviana e al suo bambino resta soltanto l’umana pietà e l’orrore per una fine incomprensibile e spaventosa che non vorremmo leggere mai più.

Foto tratta da CheNews.it

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