La Germania si prende il porto di Trieste, struttura logistica tra le più importanti del mondo/ MATTINALE 459

5 ottobre 2020

Perché l’Unione europea ha blocca l’acquisto da parte di una società pubblica italiana – Fincantieri – dei cantieri navali francesi STX dicendo che viola la concorrenza? E perché non ha bloccato l’acquisto, da parte di una società pubblica tedesca (HHLA), del più avanzato porto italiano? Possibile che una domanda del genere la debba porre un giovane economista siciliano? Non è che abbiamo scoperto il perché il Governo Conte bis piace tanto alla Ue?

A Trieste la parola d’ordine è: “Dare lavoro”. E se i tedeschi diventano i padroni del porto di questa città? Poco male: l’importante è che ci sia “sviluppo”. Se poi l’evoluzione sarà un po’ manzoniana (Adelchi e dintorni), beh, pazienza. Del resto, in quelle zone, verso le montagne, la lingua tedesca c’è sempre stata, quasi un segno del destino…

Eh sì, il porto di Trieste ai tedeschi. Il bello è che il tutto viene descritto come un fatto positivo, che porterà benessere e, per l’appunto, sviluppo. Per carità: non è che, in questi giorni, l’argomento sia stato al centro della ‘Grande informazione’ italiana. Per ora, tra l’altro, l’Italia è alle prese con la seconda ondata di Coronavirus: volete veramente che la televisione, con tutto il virus che c’è in giro, si occupi di Trieste?

Noi ci siamo già occupati della vendita ai tedeschi del porto di Trieste nei giorni scorsi. Oggi riprendiamo la notizia per approfondirla.

Qualcosa, in giro in termini d’informazione, però c’è. Il Sole 24 Ore del 29 Settembre scorso, ad esempio, qualche cosa ha scritto. Il giornale della Confindustria ha salutato bene la germanizzazione del porto triestino:

“Trieste diventa snodo fondamentale per l’integrazione delle reti logistiche e portuali tra porti del Nord e Sud Europa: Hamburger Hafen und Logistik Ag (Hhla), operatore del porto di Amburgo, d’accordo con i soci Icop e Francesco Parisi, diventerà a fine anno primo azionista della Piattaforma logistica di Trieste, una delle più grandi opere marittime costruite in Italia negli ultimi 10 anni la cui realizzazione è appena terminata. Una cerimonia si svolgerà il 30 settembre alla presenza del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e del ceo di Hhla Angela Titzrath”.

Via, non è meraviglioso? E’ stata realizzata “una delle più grandi opere marittime costruite in Italia negli ultimi 10 anni la cui realizzazione è appena terminata” e l’abbiamo ceduta ai tedeschi. Con quali soldi è stata realizzata questa grande opera “appena terminata”? Con i soldi del debito pubblico italiano o con i soldi che i tedeschi hanno scippato alla Grecia? Abbiamo letto una decina di articoli e non l’abbiamo ancora capito.

Continuiamo a leggere l’articolo de Il Sole 24 Ore:

“Si delinea la creazione di un gruppo leader in Europa, che svilupperà a Trieste un terminal a servizio del sistema mare-ferro dei paesi dell’Europa centro orientale. Per Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, l’intesa dimostra che ‘la più compiuta attuazione della Via della Seta non si esaurisce nella Belt And Road Initiative di impronta cinese. Mancava finora una visione forte da parte europea, capace di integrare e bilanciare punto di vista e interessi provenienti dall’Asia’. Con questo investimento sulla Piattaforma, ‘Trieste ritrova il bacino naturale di sbocco Centro-Nord europeo che già in passato ha fatto grande il porto franco’”.

Insomma, per bilanciare la Via della Seta cinese l’Unione europea rilancia sul porto di Trieste: con il piccolo ‘particolare’ che il porto italiano sarà nelle mani dei tedeschi. Volete mettere?

Però il 5 G italiano resta nelle mani dei cinesi. Anche se la cosa non piace al Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che qualche giorno fa è venuto in Italia proprio per affrontare tale argomento, anche se in Italia non se ne parla.

Insomma: il 5 G italiano alla Cina, il porto di Trieste ai tedeschi: sembrano tornati i tempi del Britannia e del Governo Ciampi, quando l’Italia era oggetto di ‘investimenti’ esteri che, secondo i ‘disinformati’, erano svendite.

Ma andiamo avanti, lasciandoci sempre guidare da Confindustria:

“La tedesca Hhla è quotata in Borsa, occupa 6.300 dipendenti e movimenta 7,5 milioni teu di container sviluppando un fatturato di 1,350 milioni di euro. La Hhla ha in corso investimenti in quattro terminal del porto di Amburgo, in un terminal a Odessa (Ucraina) e in uno a Tallinn (Estonia)”.

Come negli anni ’30 del secolo passato abbiamo di nuovi i tedeschi in casa: però siamo internazionalizzati: Amburgo, Odessa, Tallinn: vi pare poco?

Zitti zitti che, forse, ora ci dicono qualcosa sui soldi investiti negli ultimi anni nel porto di Trieste:

“La Piattaforma logistica, realizzata con un investimento di oltre 150 milioni di euro, reso possibile dall’apporto finanziario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale per 99 milioni di euro, è nato per rispondere al trend di crescita del traffico merci dello scalo giuliano”.

Qui potete continuare a leggere l’articolo del giornale della Confindustria che ipotizza 5 mila posti di lavoro (al servizio dei nuovi ‘padroni’ tedeschi?).

Interessante l’articolo che il giovane economista siciliano, Luca Pinasco, ha scritto per Il Paragone. Si tratta del giornale di Italexit, il movimento politico, creato da Gianluigi Paragone, che punta a far uscire l’Italia dall’Unione europea dell’euro.

Il titolo dell’articolo di Luca Pinasco dice già tutto.

“Il porto di Trieste ai tedeschi: buonanotte alla politica industriale italiana”.

Leggiamo insieme l’articolo:

“Il porto di Trieste è una delle maggiori infrastrutture logistiche portuali al mondo. Collegato ad una importante rete ferroviaria perfettamente integrata a livello europeo, è il terminal su mare dell’Oleodotto Transalpino, capace di rifornire di idrocarburi le raffinerie di Germania, Austria e Repubblica Ceca, e rappresenta uno sbocco strategico capace di raccogliere merci provenienti dal mercato asiatico attraverso il Canale di Suez”.

Deve essere un giovane economista siciliano a ricordare all’Italia, al Governo nazionale e ai triestini che il porto di trieste è uno dei più importanti del mondo? E si cede ai tedeschi un’infrastruttura così importante?

“Non c’entra nulla il fatto che i tedeschi vogliano anticipare i cinesi – sottolinea sempre Luca Pinasco -. Quello che fa la società pubblica tedesca HHLA è la realizzazione della più grande ambizione geopolitica del cosiddetto Northern Range europeo, ovvero quella di integrare ai colossi della logistica portuale del nord Europa, attraverso il sistema ferroviario, una piattaforma avanzata sul Mediterraneo. Sviluppare la logistica, anche se non produce elevato valore aggiunto, è nel mondo globalizzato uno dei più importanti obiettivi di politica industriale, non soltanto per l’eccezionale indotto lavorativo che produce, ma anche e specialmente per la leva geopolitica che rappresenta per il Paese che ne controlla le reti. Ecco perché tutti i Paesi sviluppati al mondo – tranne il nostro – hanno dei campioni nazionali di proprietà pubblica operanti nel settore della logistica integrata”.

In realtà l’Italia aveva l’IRI, ma ai tempi del Britannia e del Governo Ciampi tutto finì…

Scrive ancora il giovane economista siciliano:

“Il ruolo dell’Europa in questa nostra debolezza è determinante ed è accompagnato – ovviamente – dall’inettitudine della nostra classe politica. Ecco perché ci obbliga a dedicare le risorse del Recovery Fund a centinaia di piccoli progetti ‘big data’ e ‘green’ che nulla hanno a che fare con le vere esigenze della nostra economia. Ecco perché l’UE blocca l’acquisto da parte di una società pubblica italiana (Fincantieri) dei cantieri navali francesi STX perché viola la concorrenza, e invece non blocca l’acquisto da parte di una società pubblica tedesca (HHLA) del più avanzato porto italiano. Ecco perché ad ogni occasione la Commissione europea forza i governi italiani a ridurre la partecipazione pubblica nelle imprese e a privatizzarle, quando invece concede senza remore allo Stato tedesco di partecipare – spesso con quote di maggioranza – al capitale di banche, imprese e infrastrutture strategiche”.

“L’urgenza di politica industriale è oggi costruire un operatore logistico-infrastrutturale a partecipazione statale capace di utilizzare come leva geopolitica i vantaggi di quella che è la nostra più grande forza, ovvero la nostra posizione nel Mediterraneo, piuttosto che cedere tali vantaggi a tedeschi o cinesi che siano. Ed è lì, semmai – conclude Luca Pinasco – che andrebbero dedicate le poche risorse del Recovery Fund”.

C’è un nesso tra la cessione ai tedeschi del porto di Trieste e il gradimento che il Governo Conte bis registra nell’Unione europea controllata dalla Germania?

QUI L’ARTICOLO DE IL PARAGONE

 

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