Mentre in Italia litigano sulla spartizione del Recovery Fund (già rinviato a fine 2021) tutto potrebbe finire in alto mare…

1 ottobre 2020

La Spagna contesta il rimborso troppo oneroso del prestito europeo. Austria e Olanda alzano il prezzo sugli sconti. Ma il vero problema è rappresentato da Polonia e Ungheria che non hanno alcuna intenzione di cedere ai ricatti politici della Ue a ‘trazione’ tedesca (anche perché la Polonia, si sa, ha una brutta esperienza con la Germania…)  

Prima il rinvio da Ottobre di quest’anno a Gennaio del prossimo anno. Da qualche giorno altre nubi si addensano sul Recovery Fund. Li riassume in tre punti il giornale scenarieconomici.it:

“1 – risulta anche troppo rigido nelle modalità di rimborso e di finanziamento per chi, come la Spagna, aveva inizialmente proposto il finanziamento con bond irredimibili comprati dalla BCE;

2 – risulta troppo permissivo e costoso per le tasche dei cittadini dai cosiddetti paesi “Austeri”, Austria ed Olanda in testa, che non vogliono elargire soldi a fondo perduto;

– risulta ricattatorio per Ungheria e Polonia se contiene qualsiasi forma di richiamo alla cosiddetta “Rule of Law”, cioè alla necessità di tutti i paesi di sottostare ad alcuni standard giuridici che, però , hanno radici di definizione estremamente politicizzate”.

Insomma, mentre già in Italia si litiga per come spendere i 209 miliardi di euro del Recovery Fund, soldi stanziati sulla carta dall’Unione europea (poco meno della metà a fondo perduto, il resto sotto forma di prestito), questi soldi potrebbero non materializzarsi.

Già, le prenotazioni sul Recovery Fund in Italia.

Il mondo della scuola vorrebbe il 30% di questi fondi.

I meridionalisti del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale vorrebbero che una quota sostanziosa di questi fondi venisse dirottata al Sud (campa cavallo…).

Poi ci sono le mille richiesta di Regioni, Comuni e via continuando.

L’aspetto tragicomico di questa storia è che nessuno vuole guardare la realtà in faccia: e la realtà – prima dei problemi raccontati da scenarieconomici.it – è che tali fondi, a parte il 10% che potrebbe essere anticipato all’Italia tra Febbraio e Marzo del prossimo anno, arriveranno – e arriveranno – tra la fine del prossimo anno e i primi mesi del 2022.

E allora perché litigare ora? Semplice: per buttare fumo negli occhi agli italiani!

Ora, però, sono arrivati gli altri problemi. La Spagna trova oneroso il rimborso del prestito (e, in effetti, è così).

Olanda e Austria – questo almeno è il nostro punto di vista – alzano il prezzo: in cambio del loro Sì al Recovery Fund vogliono pagare meno per restare nell’Unione europea: e vogliono gli sconti subito, non nel 2022!

Il problem più serio – che potrebbe fare saltare tutto – è il terzo punto: Ungheria e Polonia hanno rispedito al mittente il ricatto politico della cosiddetta “Rule of Law”, ovvero l’intromissione dell’Unione europea nella vita di questi due Paesi.

Anche questo è una questione tragicomica: la Ue a ‘trazione’ tedesca’, che ha fatto fallire la Grecia derubandole asset importanti (porti, aeroporti e altre infrastrutture), creando problemi enormi alla popolazione, adesso vuole decidere su come questi due Paesi si organizzano – per esempio – per difendere i propri confini.

L’ipocrisia dell’Unione europea controllata dai tedeschi non ha limiti: loro, i tedeschi, hanno imposto a tutti i 27 Paesi della Ue di pagare la Turchia affinché non liberi i migranti sulla frontiera orientale (che, ovviamente, una volta liberi, si recherebbero in Germania); però Polonia e Ungheria, sulla difesa dei propri confini, debbono fare quello che dice la Ue, sennò non avranno i soldi del Recovery Fund?

Certo che ci vuole una faccia come il culo per chiedere il rispetto dei “diritti fondamentali” dopo le porcate che Ue e Germania soprattutto hanno fatto in Grecia. Ma tra Bruxelles e Berlino certe prerogative somatico-politiche non mancano…

Come finirà? Che Ungheria e Polonia se ne ‘sbatteranno’ degli ‘ordini’ della Ue, anche a costo di non prendere i fondi del Recovery. E a questo punto potrebbe succedere un gran ‘casino’…

 

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