Ma il Governo Conte bis ce l’ha ancora la maggioranza al Senato? L’incognita Di Battista/ MATTINALE 456

1 ottobre 2020

Ce lo chiediamo perché, nelle ultime settimane, ci sono state continue e silenziose defezioni. E anche due senatori eletti nel centrodestra nelle elezioni di ‘recupero’. Il ruolo di Forza Italia, che potrebbe sostenere il Governo al Senato in cambio di… L’incognita Alessandro Di Battista, che potrebbe guidare una scissione dal Movimento 5 Stelle 

Ma il Governo Conte bis di PD, Movimento 5 Stelle, Italia Viva di Renzi e Liberi e Uguali al Senato ce l’hanno ancora la maggioranza? Non abbiamo fatto il conto alla lettera, ma ci sono alcuni elementi che ci portano a nutrire qualche dubbio.

Da un lato ci sono gli abbandoni: uno di qua, uno di là. Il fatto che l’argomento non sia molto gettonato fa riflettere. nell’ultimo passaggio elettorale c’erano in ballo anche le elezioni di ‘recupero’ per due seggi al Senato. E tutt’e due sono andati al centrodestra, se non ricordiamo male alla Lega. Due notizie sepolte dai risultati del referendum e delle elezioni regionali.

E’ il paradosso del Governo Conte bis: un Governo piano di soldi, che in pochi mesi ha portato il deficit pubblico italiano da poco più di 2 mila e 200 miliardi di euro a 2 mila e 500 miliardi di euro,indebitando ancor di più l’Italia. Ma che adesso rischi di non avere i voti in Parlamento per andare avanti!

Dicono, le voci di corridoio, che sarebbero già in corso contatti tra il Governo italiano attuale e il vertice di Forza Italia per sostenere lo stesso Governo Conte bis al Senato. Non sarebbe un sostegno gratuito: in cambio i berlusconiani chiederebbero lo stop allo sbarramento del 5% nella nuova legge elettorale che, al Senato, passerebbe senza problemi con il voto degli azzurri.

Del resto, con la vittoria del Sì al referendum, con 400 deputati della Camera e 200 senatori, anche con il proporzionale puro, per avere accesso in Parlamento bisognerà prendere non meno del 2% dei voti, a parte eventuali casi particolari.

Il blocco dello sbarramento del 5% nella nuova legge elettorale colpirebbe soprattutto il PD e, in parte, anche la Lega. Ma i maggiori danni si avrebbe il Partito Democratico che dovrebbe cedere seggi ai renziani, a Liberi e Uguali e, magari, a Potere al Popolo, formazione di sinistra che, tra mille difficoltà, si va organizzando nel territorio e che potrebbe prendere il 2% e cinque o sei seggi.

Il discorso sulla maggioranza al Senato ormai traballante per il Governo si innesta su altre voci di corridoio che darebbero per imminente una scissione nel Movimento 5 Stelle. Fino ad oggi Alessandro Di Battista, a parte lo sfogo dopo la sonora batosta elettorale, non si è mosso. Ma è chiaro che Di Battista non dovrebbe avere interesse a restare nel Movimento 5 Stelle.

In realtà, fino a pochi mesi addietro, ha rifiutato l’invito di Gianluigi Paragone di confluire con un gruppo di attuali parlamentari grillini nel nuovo soggetto politico Italexit (il partito di Paragone che si batte per far uscire l’Italia dall’Unione europea).

Di Battista, fino a prima delle elezioni regionali, pare fosse convinto di dare battaglia a Beppe Grillo per scippargli il simbolo e riprovare a rifondare il Movimento 5 Stelle. Ma dopo il disastro elettorale si sarebbe convinto che, ormai, il simbolo del Movimento 5 Stelle non è altro che un guscio vuoto. Da qui l’ipotesi di una scissione.

A questo punto bisognerebbe capire se, una volta fuori dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, i parlamentari vicini a Di Battista appoggeranno il Governo o se decideranno di passare all’opposizione. Non è facile capire in quanti lo seguiranno e quanti, invece, resteranno con Grillo e con il PD.

Sarà interessante capire cosa farà Davide Casaleggio, che negli ultimi tempi non è sembrato molto in sintonia con Grillo e in sintonia, invece, con Di Battista.

Un fatto è certo. al Senato già ci sono problemi oggi, con la scissione di Di Battista il Governo sarebbe in minoranza e il ruolo di Forza Italia diventerebbe fondamentale.

E’ in questo scenario che vanno inserite le dichiarazioni di Pier Luigi Bersani, che in queste ore ha celebrato il capo del Governo Giuseppe Conte, paragonandolo ad Alcide De Gasperi. A molto la sviolinata di Bersani, vecchio e astuto dirigete del PD (del quale è stato anche segretario prima di Renzi), è sembrata eccessiva e fuori luogo. In realtà, bersani sta cercando di dare una mano alla segreteria di Nicola Zingaretti.

Come abbiamo più volte scritto, i parlamentari che resteranno nel Movimento 5 Stelle con Grillo non hanno alcuna speranza di essere rieletti. A meno che Conte, con la credibilità che si è creato da presidente del Consiglio non decide di diventare il leader del Movimento 5 Stelle presentandosi alle prossime elezioni.

Noi, a differenza di altri organi di stampa, non crediamo che Conte goda di tutta questa credibilità tra gli italiani. Non tale – sempre a nostro giudizio – di prendere il 10% dei voti (queste le solite previsioni alle quali non crediamo affatto).

Ma anche se, da leader del Movimento 5 Stelle, dovesse prendere un 4-5%, questi sarebbero tutti voti tolti per lo più al PD: da qui l’incensamento di Bersani a Conte: sei un grande statista, somigli a De Gasperi e bla bla bla. In pratica, il PD, con Bersani, sta dicendo a Conte: il Movimento 5 Stelle ormai non c’è più, lascialo perdere, noi del PD ti candideremo come premier e tu e alcuni tuoi amici – avrete i seggi assicurati o, male che vada, posti di sottogoverno.

In questo modo il PD eviterebbe di perdere i voti che prenderebbe un Movimento 5 Stelle eventualmente guidato da Conte.

Resta da capire che fine faranno i parlamentari che resteranno nel Movimento 5 Stelle con Grillo. O meglio, non c’è molto da capire…

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