I misteri di Caronia/ Sulla morte di Viviana Parisi e del piccolo Gioele è sempre buio fitto/ MATTINALE 450

25 settembre 2020

Si pensava che il piccolo Gioele fosse rimasto ferito dopo l’incidente in auto avvenuto nella galleria Pizzo Turda, lungo l’autostrada Messina-Palermo. Ma, a quanto pare, non è così. E allora che è successo? Possibile che ogni volta che si parla di particolari fatti che avvengono a Caronia gli interrogativi prevalgono sulle certezze?

Cosa si è capito, fino ad oggi, della morte di Viviana Parisi e del piccolo Gioele? Non molto, in verità. Fino ad oggi il mistero rimane. Se oggi torniamo su questa triste storia è perché dobbiamo segnalare l’ennesimo nulla di fatto, ovvero la constatazione che nel cranio del bimbo non sono state riscontrate lesioni o traumi che possano giustificare la sua morte.

A dare la notizie è l’avvocato Pietro Venuti, legale di Daniele Mondello, marito di Viviana Parisi e padre del piccolo Gioele. Gli accertamenti effettuati escluderebbero danni al bambino dopo il noto incidente avvenuto nella galleria Pizzo Turda, lungo l’autostrada Palermo-Messina.

Proviamo a ricostruire ancora una volta questa storia, per tentare di capire quali potrebbero essere i punti ancora da chiarire.

Tutto comincia la mattina del 3 Agosto alle 9 e 30, quando Viviana Parisi esce dalla sua casa di Venetico con il bambino. Al marito dice che si recherà a Milazzo per acquistare le scarpe per il piccolo Gioele. Viviana non si recherà a Milazzo, ma proseguirà lungo l’autostrada Messina-Palermo.

Alle 10 e 30 la mamma e il piccolo Gioele si trovano all’altezza dello svincolo di Sant’Agata di Militello. Viviana Parisi imbocca lo svincolo per Sant’Agata di Militello, che si trova a circa 66 km da Venetico. Nell’auto vengono ritrovate la ricevuta di pagamento del casello autostradale.

Alle 10 e 52 – e qui ci sono circa venti minuti di ‘buco’ – l’auto di Viviana Parisi lascia Sant’Agata di Militello per tornare sull’autostrada verso Palermo. Non paga il biglietto al casello autostradale. Le telecamere di sicurezza scattano la foto della targa dove viaggiano la mamma il il suo figlioletto. Gioele è vivo, come diranno altre testimonianze.

A nostro modesto avviso, questo è un punto importante. Nei venti minuti di ‘buco’ Viviana Parisi ha incontrato qualcuno? E chi? Perché la donna non paga il biglietto al casello autostradale? Perché va via di corsa? Fuggiva da qualcuno?

L’auto di Viviana imbocca la galleria Pizzo Turda. Dentro questa galleria urta un furgoncino. E’ questo l’incidente. Al furgoncino scoppia una gomma. Il traffico si blocca. Non è proprio un incidente che passa inosservato. Sul furgoncino cui sono due operai. Uno dei quali vede la donna allontanarsi a piedi. Altri testimoni – che verranno rintracciati dopo alcuni giorni – diranno che la donna si è allontanata con il bambino.

Da quello che è stato possibile ricostruire, Viviana e il bambino scavalcano il guardrail a circa 200 metri dal luogo dov’è avvenuto l’incidente. In questo punto c’è una stradina che conduce ad un altro sentiero.

Da quel momento si perdono le tracce di mamma e bambino e inizia la parte terribile del mistero di Caronia.

Anche in questo caso non mancano le domande: perché tanta fretta dopo l’incidente? Perché andare via di corsa? Fuggiva da qualcuno?

Fa riflettere la notizia – valorizzata in realtà nei giorni successivi al ritrovamento del cadavere della donna – che l’auto di Viviana Parisi “viaggiava a oltre 100 Km l’ora”. Un incidente a 100 km l’ora non è una cosa da nulla! Perché, allora, nei giorni precedenti e anche nei giorni successivi al ritrovamento del corpo di Viviana Parisi è stato scritto che si trattava di un “banale incidente sull’A20 nei pressi di Caronia”?

Se andiamo a leggere i quotidiani nei giorni che vanno dal 5 al 19 Agosto leggiamo spesso due parole: “banale incidente”.

Non è un po’ strano che in incidente avvenuto a 100 Km l’ora, per alcuni giorni, sia passato come un “banale incidente”?

Sempre a proposito dell’incidente in galleria è importante anche una dichiarazione del marito di Viviana Parisi, il citato Daniele Mondello:

“A me l’auto che guidava mia moglie è stata sequestrata il 3 agosto, il furgone con cui ha avuto l’incidente è stato sequestrato dopo ed era già stato portato in carrozzeria per essere sistemato, come mi hanno detto i periti. Vergogna, così come per le luci in galleria, che a quanto pare sono poche. Vergogna, ogni giorno vengono a galla errori”.

Il corpo di Viviana Parisi verrà ritrovato solo quattro giorni dopo.

Viviana Parisi era una dj. Era nata a Torino da una famiglia di origini calabresi. Viveva a Venetico, un piccolo centro della provincia di Messina. La donna e il figlio, come già accennato, erano usciti di casa per recarsi a Milazzo. Ma così non è stato. Infatti, una volta in auto, Viviana ha cambiato itinerario. A quanto si dice, per recarsi presso la Piramide della Luce realizzata dal mecenate Antonio Presti, che si trova a Motta d’Affermo.

La mamma e il bambino, dopo l’incidente, sono stati visti da alcuni testimoni scendere dall’auto e dirigersi verso i boschi. Il bambino era in braccio alla madre. Stava bene? Secondo alcuni testimoni, sembrava che stesse bene.

All’inizio si pensava che il bimbo, nell’impatto dell’automobile guidata dalla mamma con un furgone, avesse riportato ferite gravi. Si ipotizzava un trauma cranico che avrebbe potuto essere la causa della sua morte. Ma, a quanto pare, le cose non stanno così. E il mistero si infittisce.

E allora come spiegare le morti di Viviana Parisi e del piccolo Gioele? Fino ad ora solo ipotesi. Per esempio, l’aggressione da parte di un branco di animali. La mamma e il bambino potrebbero essere stati aggrediti dai cinghiali, dai maiali neri o anche da un branco di cani abbandonati, come ha ipotizzato Silvano Riggio, docente di Ecologia all’università di Palermo.

C’è un altro passaggio di questa storia che non va sottovalutato:

“Le immagini dei droni dei Vigili del fuoco – ha scritto nelle scorse settimane il quo La Sicilia – dicono inoltre che la dj era già senza vita il 4 Agosto: il decesso è avvenuto dunque nelle 24 ore che hanno seguito l’incidente”.

Circa un mese fa abbiamo ripreso la ricostruzione del quotidiano La Stampa che abbiamo letto su neXt:

“Viviana Parisi è stata trovata morta quattro giorni dopo sotto un traliccio dell’alta tensione. Da lì non è caduta, sembra essersi lanciata. Così dicono i primi riscontri dell’autopsia: il corpo era a 3 metri di distanza, riverso di lato. E non è mai stato spostato da quel punto. Questo significa che non può essere la caduta accidentale di chi era salito, magari, per difendersi dalle bestie. E neppure, come hanno ipotizzato gli avvocati che assistono la famiglia Mondello, per cercare dall’alto il figlio scomparso nel bosco. Viviana Parisi avrebbe trovato il suicidio da quel traliccio”.

Insomma, la donna, alla vista del figlioletto trascinato dagli animali avrebbe deciso di farla finita lanciandosi dal traliccio.

Secondo gli investigatori, la mamma e il figlioletto potrebbero essere morti lo stesso giorno. La donna e il bambino, dopo aver lasciato l’auto per dirigersi nei boschi, non hanno percorso molta strada. Come mai ci sono voluti quattro giorni per trovare il corpo di Viviana Parisi? Non sono un po’ troppi?

Già, Gioele. Anche nel suo caso, una domanda: come mai tanti giorni prima di ritrovare il resti del corpicino del bambino?

Così torniamo ai giorni nostri. Il bambino, quando è sceso dall’auto stava bene. La seconda parte del mistero (la prima parte del mistero, a nostro modesto avviso, sta nel ‘buco’ di venti minuti) comincia quando la mamma e il figlioletto si avventurano nelle campagne di Caronia. Dove sono stati ritrovati cadaveri a distanza di giorni.

Come sono morti Viviana Parisi e il suo figlioletto? Leggiamo sul Giornale di Sicilia: 

“Nei prossimi giorni – aggiunge il legale del padre di Gioele – saranno fatte altre analisi ed ulteriori esami a cui prenderà parte anche un veterinario per capire se e quale animale avrebbe potuto compiere lo scempio. Successivamente, anche se non so se si riuscirà a stabilirlo, si cercherà di capire se si è trattato di attacchi post mortem o di attacchi che hanno portato alla morte del bambino”.

Insomma: se di animali si è trattato, tali animali hanno attaccato il bambino vivo o dopo che era morto?

Di fatto, in questa storia, gli interrogativi prevalgono sulle certezze. E il tutto è in linea con i misteri mai chiariti di Caronia, angolo della Sicilia dove le stranezze non sono mai mancate. Anzi.

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