“Trump? Vincerà le elezioni. La Ue? Sempre più giù. Agricoltura verso il disastro”/ MATTINALE 448

23 settembre 2020

Intervista a trecentosassanta gradi al nostro amico Economicus, che da qualche mese si trova negli Stati Uniti. Il suo racconto sulle elezioni americane. I rapporti tra Trump e Fauci. L’interpretazione sulla fine di Gheddafi. I migranti. Il MES. La crisi dell’agricoltura dell’Europa mediterranea. Il Recovery Fund e i Gilet Gialli 

Dopo qualche mese di ricerca siamo riusciti a ritrovare il nostro amico Economicus. Da qualche tempo di trova nel Minnesota, che storicamente è il trentaduesimo Stato degli Stati Uniti d’America. Si è recato lì a trovare i suoi parenti e non sa quando rientrerà in Inghilterra.

Noi, in verità, lo cerchiamo come un’augghia persa da mesi. Siccome nella sua lunga vita ha lavorato anche negli Stati Uniti, avremmo voluto chiedergli un articolo sulle elezioni presidenziali americane. Il fatto che sia finito proprio in America ci facilita il compito.

Economicus ci ha detto che l’argomento che gli chiediamo di affrontare è troppo vasto. Così ha preferito rispondere ad alcune nostre domande.

Cominciamo.

Allora, che aria tira in America?

“Il clima è un po’ ballerino. La politica, invece, non offre grandi novità”.

In che senso? 

“Nel senso che i Democratici le stanno provando tutte per far perdere Donald Trump. Ma hanno fatto solo buchi nell’acqua”.

Qui in Italia, per mesi, hanno detto che Trump era in netto svantaggio. 

“L’Italia, come tutta tutta l’Unione europea controllata dalla Germania, sugli Stati Uniti d’America è vittima di una potente disinformazione. Trump non è stato mai messo in discussione. Nemmeno la pandemia da Coronavirus ha scalfito la sua leadership”.

Qui in Italia hanno detto il contrario. Dicono che abbia gestito male la pandemia. 

“La vicenda è più complessa. Trump non controlla l’industria farmaceutica americana, che è molto legata ai Democratici. Credo che se fosse dipeso da lui, fin dal primo giorno, avrebbe gridato ai quattro venti che il vaccino per un Coronavirus è una grande presa in giro. Ma in politica non sempre si può fare tutto: bisogna mediare”.

E’ il motivo per il quale non si è sbarazzato del virologo Anthony Fauci?

“Esatto. Alla fine Trump ha capito che non era il caso di andare alla rottura con il mondo che Fauci rappresenta: anche perché è una realtà dell’America e il presidente USA non può ignorare una realtà importante”.

Però qualche errore nella gestione della pandemia,in America, c’è stata. 

“Non è così. Ci sono Paesi – anche in Europa, per esempio in Svezia – che hanno deciso di non andare allo scontro diretto contro il Coronavirus, cercando di capire gli effetti sulla popolazione. Anche se in tanti non lo ammettono, tutti sanno che questo virus è di laboratorio. E che è arrivato dalla Cina. E’ un virus nuovo. Si sa anche che i vaccini non daranno mai una copertura efficace, perché si tratta di un virus molto mutevole. I vaccini faranno arricchire chi li produce, ma non risolveranno il problema. Ecco il punto: ci sono Paesi che hanno deciso di puntare sulle cure contro questo nuovo virus, senza bloccare l’economia”.

E’ quello che, chi più chi meno, stanno facendo tutti.

“Avete detto bene: chi più, chi meno. Stati Uniti e Brasile, ad esempio hanno deciso di non bloccare l’economia. Gli effetti sono stati pesanti, ma a lungo andare pagheranno molto meno in termini di tenuta dell’economia. Anche il Regno Unito avrebbe voluto tenere questa linea, ma poi ci ha ripensato”.

Lei invece che cosa pensa?

“Quello che pensano i miei amici medici e biologi del Regno Unito e degli Stati Uniti: e cioè che l’unico modo per combattere questo virus sono le medicine. E la speranza che gli effetti patogeni si attenuino con il passar del tempo”.

Come vede l’Europa rispetto a Coronavirus ed economia?

“La vedo messa molto male. Ribadisco: non sono né medico, né biologo. Ma ho tanti valenti amici sia medici, sia biologi, sia ricercatori – alcuni dei quali ricoprono ruoli importanti – che mi hanno spiegato che di questo virus si sa poco o nulla. Non si capisce, ad esempio, che cosa succederà in Inverno con le basse temperature. Quasi tutti i miei amici mi dicono che la prima cosa da fare è bloccare la libera circolazione delle persone. Turismo ed emigrazione, mi dicono, vanno fermati subito”.

Torniamo alle elezioni americane. Perché Trump è in vantaggio?

“Trum vincerà le elezioni perché ha fatto due cose molto importanti: ha rilanciato l’economia con politiche di stampo keynesiano e ha ridotto lo strapotere delle multinazionali. E poi c’è un elemento che pochi conoscono della vita di Trump: i suoi legami con quella parte del mondo vicina al mito non tanto della famiglia Kennedy, quanto del mondo che la famiglia Kennedy ha rappresentato e rappresenta in America dalla fine degli anni ’50 del secolo passato fino ai nostri giorni. Sono legami che non è facile raccontare, ma che danno il senso di una socialità diffusa che i Democratici non rappresentano più”.

Eppure qui in Italia continuano a dare l’immagine di un Trump mezzo matto, anche se ammettono che è in recupero…

“Trump non deve recuperare nulla, perché è sempre nel cuore di milioni di americani”.

Trump si è sempre dichiarato avversario dell’Europa dell’euro. 

“Tutta l’America è contro l’Europa dell’euro. Anche il predecessore di Trump, Obama, non ha certo lavorato per l’Europa dell’euro. In America sanno benissimo che l’euro è stato creato per sostituire il dollaro negli scambi internazionali. E fino a quando l’euro non sarà debellato gli americani non si fermeranno”.

E’ da qui che nasce l’intervento degli Americani in Africa?

“Sì, anche se in Africa ha fatto tutto l’egoismo francese. Ricordatevi l’intervento in Africa. Nel 2011 molti giornali europei scrissero che i francesi avevano attaccato la Libia di Gheddafi senza chiedere il permesso alla NATO. In realtà, in quell’occasione il Governo USA fu abilissimo: diede alla Francia la possibilità di tagliare fuori l’ENI dalla Libia e di eliminare Gheddafi perché sapeva che la Libia, senza Gheddafi, sarebbe diventata una spina nel fianco dell’Europa dell’euro. Mi pare che i fatti gli abbiano dato ragione”.

In effetti la questione migranti che arrivano dall’Africa sta esplodendo. 

“Per ora la questione migranti è esplosa solo in Italia, dove non manca la dabbenaggine politica. Il PD, in Italia, pensa di risolvere la questione del consenso elettorale che gli viene a mancare imbarcando migranti e trasformandoli in elettori italiani. In realtà, la situazione si complicherà”.

Perché?

“Perché l’economia italiana, oggi, non è più in grado di occuparsi degli italiani, figuriamoci dei migranti che arrivano da altre parti del mondo! L’economia del Nord Italia è in grande difficoltà, messa in ginocchio dal Coronavirus. E non si riprenderà mai del tutto. E, soprattutto, non si riprenderà fino a quando ci sarà il Coronavirus. nel trattempo perderà quote importanti di mercato. Per ora resiste il Veneto, ma è l’unico caso. Il sistema produttivo dell’Emilia Romagna, ad esempio, crollerà tra tassa sulla plastica e inquinamento non più sostenibile della zootecnia intensiva. In più in Italia c’è il problema della moneta”.

Cioè?

“In un momento di crisi – crisi che si accentuerà, perché il Coronavirus durerà non si sa fino a quando – la gestione della moneta deve essere flessibile. Ma nell’Europa dell’euro c’è una rigidità di fondo e la poca flessibilità la utilizzano la Germania e i Paesi del Nord Europa. L’economia italiana – compresa quella veneta che fino ad oggi è l’unica che resiste – è destinata a soccombere: non tra dieci anni, ma già a partire dal 2021. E’ un destino ormai inevitabile”.

E l’agricoltura italiana? 

“L’agricoltura italiana – che potrebbe essere una possibile fonte di lavoro per i migranti – ‘viaggia’ verso una crisi senza precedenti. La pressione dei prodotti agricoli a basso prezzo che si riversano in Europa e in Italia distruggeranno piano piano le agricolture mediterranee, agricoltura italiana in testa. In Europa portano in tavola olio d’oliva tunisino e grano duro e tenero canadese, anche se fanno finta di non saperlo. In più c’è il Canada”.

Ovvero?

“In Europa e in Italia hanno sottovalutato gli effetti del CETA che, a partire soprattutto dal 2022, saranno devastanti. In prospettiva resisterà solo il Km zero per i mercati locali. L’agricoltura italiana, sempre in prospettiva, non sarà in grado di pagare la manodopera e l’Italia non è attrezzata culturalmente per capire che dovrebbe ridurre drasticamente il costo del lavoro in agricoltura. In Italia i governi continueranno ad effettuare controlli sul ‘caporalato’ senza risolvere i problemi di fondo di questo settore. Il risultato è che i migranti troveranno difficoltà anche a lavorare nel mondo agricolo. Molti di loro, in un modo o nell’altro, lasceranno l’Italia, non prima di aver creato grandi problemi sociali. Non è detto che i paesi europei accoglieranno i migranti dall’Italia. Ci saranno problemi”.

E il Recovery Fund?

“E’ una presa in giro. L’avete scritto voi – e vi debbo dare atto di essere stati gli unici a scriverlo -: in Italia festeggiano per i 200 miliardi di euro che arriveranno nei primi mesi del 2022, mentre in pochi mesi l’attuale Governo ha portato il debito pubblico italiano da 2 mila e 200 miliardi di euro circa a 2 mila e 500 miliardi di euro. Il Governo è riuscito a indebitare gli italiani di quasi 300 miliardi di euro nel silenzio generale. In Italia c’è poca informazione economica e poca cultura economica tra la popolazione. E questo è un grande male”.

In che senso?

“Nel senso che, in un modo o nell’altro, la Ue controllata dai tedeschi cercherà di mettere le mani sui pochi asset italiani che ancora l’Italia controlla – ENI e Finmeccanica in testa, ma non soltanto – e sul risparmio privato che ammonta a quasi 6 mila miliardi di euro”.

Si riferisce al MES?

“Sì, ma non soltanto al MES. Con il Recovery Fund è passato un principio che in tanti in Italia non hanno compreso bene: la Ue continuerà a non avere una vera Banca Centrale, perché così vuole la Germania, e si finanzierà con nuove tasse europee, con un aumento – solo per alcuni Paesi – del costo di permanenza nella Ue e con una nuova gestione delle politiche ambientali”.

Cioè?

“Con la scusa di tutelare l’ambiente arriveranno non soltanto nuove tasse sull’ambiente, ma anche l’obbligo di acquisire beni e servizi che solo alcuni Paesi dell’area Ue sono in grado – direttamente o indirettamente – di fornire. In soldoni: sarà lo stesso Stato italiano a infilare le mani nelle tasche dei cittadini per conto della Ue. Se poi l’Italia sottoscriverà il MES tanto meglio per i tedeschi: sarà ancora più facile”.

E’ per questo che il Regno Unito si è chiamato fuori dall’Unione europea? 

“Certo. Hanno capito per primi che la Germania avrebbe fatto pagare il costo della crisi economica ai Paesi dell’Europa. Ora lo sta cominciando a capire anche la Francia. Faccio una previsione: vedrete che man mano che la crisi economica europea andrà avanti i rapporti tra Germania e Francia si faranno sempre più tesi. I francesi non sono gli italiani che, alla fine, si stanno impoverendo giorno dopo giorno senza battere ciglio: i francesi reagiranno. I Gilet Gialli, o chi li fomenta, non lanciano solo messaggi a Macron, ma anche alla Germania”.

Foto tratta da Axios

 

 

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