Ma ‘ndo vai se la banana non ce l’hai? La banana in ‘offertissima’ nei Centri commerciali

19 settembre 2020

Le banane a prezzo stracciato vendute dalla Grande distribuzione organizzata ci danno l’opportunità di riflettere su che cos’è oggi l’agricoltura e quale sia il rapporto con la salubrità dell’ambiente 

di Antonino Privitera

Da giorni la Grande distribuzione organizzata pubblicizza la vendita di banane – frutto squisito – a prezzi alquanto allettanti. Raffrontando il prezzo ai prodotti di stagione e locali, la circostanza desta non poca perplessità e mi sono chiesto come la pesca di Bivona, o il melone giallo di Paceco possano reggere la concorrenza, non in termine di gusto e sapore, naturalmente, ma per il prezzo.

Riflettendo ho ricostruito il percorso a ritroso di questo frutto giallo oro in vendita al banco a 0,80 euro/kg. Vediamolo per sommi capi.

Possiamo dunque considerare che sul prezzo finale deve avere il giusto margine di guadagno l’esercente, il trasportatore, il grossista di zona; bisogna aggiungere le spese di stoccaggio e di mantenimento nelle celle frigorifere e l’irrorazione di prodotti per cadenzare la più opportuna e tempestiva maturazione artificiale. Poi le spese di trasporto con apposite navi a temperatura controllata (com’è noto i maggiori produttori sono oltreoceano). Quindi il confezionamento e l’imballaggio della merce. Senza dimenticare, naturalmente, la coltivazione, con l’abbondante cura a base di concimi e prodotti chimici (non sempre adeguatamente controllati rispondenti e alle norme), la raccolta.

Se proviamo a sommare i relativi costi con i parametri locali sarà arduo riuscire a fare una stima rispondente.

Per esempio, siamo lontani dal dare un valore alle condizioni di lavoro e alle paghe che le multinazionali “concedono” ai lavoratori locali; non mettiamo in conto i danni all’ambiente che producono queste coltivazioni intensive ed i fitofarmaci utilizzati, nonché i danni provocati dalla deforestazione selvaggia.

Invero siamo abituati a coprirci la testa di cenere e – pulendoci la coscienza – ad ammannire provvedimenti che decantano e promettono rimedi per la salvaguardia dell’ambiente: la Germania fa sapere che bandirà i motori a ciclo diesel, il Nord Italia percorre i tempi annunciando il divieto di circolazione delle auto catalogate fino a euro 4 già da quest’anno, tutte le pubblicità automobilistiche ci bombardano per la scelta di mezzi a trazione elettrica e ne determinano un trend di tendenza (mentre gran parte dell’elettricità continua ad essere prodotta con materiali inquinanti); la politica promette bonus ed incentivi, gli amministratori – come sta succedendo adesso a Palermo – ci propinano provvedimenti per “educarci” a lasciare a casa o disfarsi dei mezzi inquinanti e di pedalare…

A proposito: gli amministratori di Palermo mangiano banane?

Mi auguro di no, perché se considerano e si convincono che le coltivazioni intensive producono effetti negativi sull’ambiente potremmo anche aspettarci qualche altra ordinanza che, oltre a prescrivere di pedalare, ci vieterà di mangiare banane…

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