Perché il referendum è una questione tutta interna a PD e Movimento 5 Stelle/ MATTINALE 542

17 settembre 2020

Sulla carta i sì dovrebbero stravincere. Ma non sarà così. Perché un’eventuale vittoria dei no metterebbe in difficoltà il Governo e farebbe esplodere una mezza rivolta contro Beppe Grillo nel Movimento 5 Stelle. Questo potrebbe spingere il centrodestra a votare no

Se un mese fa ci avessero detto che il sì al referendum sul taglio dei parlamentari sarebbe stato messo in discussione dagli elettori non ci avremmo creduto. Ricordiamo che la legge che ha introdotto il taglio dei parlamentari è stata votata dal 97% circa degli attuali ‘inquilini’ di Camera e Senato. Oltre al Movimento 5 Stelle, che ha voluto questa legge – che noi, detto per inciso, consideriamo sbagliata – erano d’accordo sul taglio dei parlamentari il PD, Fratelli d’Italia e, soprattutto, la Lega di Salvini.

A qualche giorno dal voto ci accorgiamo che la situazione è cambiata. Da un vantaggio siderale dei sì sui no si è passati ad uno scenario incerto. Con la possibilità, che non può certo essere esclusa, che i no vincano sui sì. Cos’è successo?

Il primo elemento – che forse è il più importante – è che gli italiani, per tradizione, sono più propensi a impegnarsi contro qualcosa o qualcuno, piuttosto che a favore di qualcosa o di qualcuno. Nel 2016 la sconfitta di Matteo Renzi e delle sue pessime riforme costituzionali (che in realtà erano le riforme costituzionali volute dall’Unione europea dell’euro a ‘trazione’ tedesca) è stata segnata sì dalla voglia di tanti italiani di salvare la Costituzione, ma anche – e forse soprattutto – dall’antipatia che tanti italiani avevano maturato contro il Governo Renzi.

La stessa cosa si sta verificando adesso con questo referendum sulla legge che prevede il taglio dei parlamentari. Tantissimi italiani, nel Marzo del 2018, hanno votato Movimento 5 Stelle. E buona parte di questi italiani, oggi, si sente tradita dallo stesso Movimento 5 Stelle. E’ probabile che da questi italiani arrivi il no, in parte perché, magari, sono convinti che sia una legge sbagliata e, in parte, per penalizzare i grillini.

Un altro elemento importante i partiti del centrodestra. Lega e Fratelli d’Italia sono sempre stati favorevoli al taglio dei parlamentari. Ma questi due partiti non sembrano molto impegnati in favore del sì. Certo, ufficialmente – a parte qualche dirigente – non possono dire di aver cambiato idea. Ma non stanno facendo campagna elettorale per il sì.

Perché? Perché hanno capito che una vittoria del no metterebbe in grande difficoltà gli equilibri dentro l’attuale Governo, perché i grillini – che con molta probabilità usciranno sconfitti dalle elezioni regionali e comunali – verrebbero sconfitti anche sul referendum.

L’eventuale, doppia sconfitta dei grillini – sconfitta alle elezioni regionali e vittoria dei no al referendum – darebbe forze, molta forza, a chi oggi, nel Movimento 5 Stelle è contrario, o quanto meno dubbioso, all’alleanza con il PD. Lo ha capito perfettamente il segretario del PD, Nicola Zingaretti, che contro quasi tutta la base (e anche contro tanti dirigenti) ha disperatamente schierato il PD in favore del sì.

Zingaretti, schierando, per quello che può, il PD in favore del sì sta provando a difendere l’asse del suo partito con Beppe Grillo: alleanza già incrinata dal fatto che solo in una Regione e in pochi comuni PD e Movimento 5 Stelle si presentano uniti alle elezioni.

In altre parole, la doppia sconfitta – al referendum e alle elezioni amministrative – segnerebbe il tramonto definitivo di Beppe Grillo, che verrebbe messo definitivamente di lato. Gli effetti politici sul Governo Conte bis sarebbero quasi immediati con l’apertura di una probabile crisi di Governo che rimetterebbe tutto in discussione: alleanze e Governo.

Da quello che si capisce, dietro questo referendum, o meglio, dietro gli esiti di questo referendum c’è una ‘guerra’ tutta interna al PD e al Movimento 5 Stelle. Perché se è vero che una vittoria dei no segnerebbe la fine politica di Beppe Grillo (e un ulteriore indebolimento di Luigi Di Maio), è anche vero che la stessa vittoria dei no metterebbe in grande difficoltà la segreteria del PD di Zingaretti.

Non manca, poi, come dire? l’aspetto ‘nobile’ dei fautori del no al referendum. Elemento sicuramente importante ma che segna una contraddizione un po’ beffarda:una di quelle contraddizioni che, qualche volta, la politica, nella sua essenza, regala alla realtà.

Basta andare sulla rete o ascoltare i discorsi di tanti esponenti di una certa ‘sinistra’ che dicono di essere, contemporaneamente, favorevoli al no e al Governo Conte bis. Solo che gli effetti politici di un’eventuale vittoria dei no saranno quelli che saranno: cioè non esattamente favorevoli all’attuale Governo e all’alleanza tra PD e Movimento 5 Stelle.

Foto tratta da Giornalettismo

 

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