Si è insediato il Cda dell’Istituto regionale del vino e dell’olio: quante chiacchiere inutili!

16 settembre 2020

Il Governo Musumeci ha fatto bene a rimettere in piedi Istituto regionale del vino e dell’olio. Ma non servirà a nulla se non si affronterà il problema agricoltura con una strategia complessiva, magari partendo dal reddito degli agricoltori e del costo del lavoro oggi troppo alto. Il resto viene dopo

Si è insediato ieri a Palermo, nei saloni di Palazzo Orleans, la sede del Governo siciliano, il Consiglio di amministrazione dell’Istituto regionale del vino e dell’olio. Il nome del presidente è noto già da qualche settimana: si tratta di Sebastiano Di Bella, già segretario generale del Parlamento siciliano; a lui si aggiungono Leonardo Taschetta e Giuseppe Aleo. Non sappiamo che competenze abbiano in due settori complessi come il vino e l’olio d’oliva siciliano. Quello che sappiamo è che il compito che hanno davanti non è facile: anzi.

«Da oggi – ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci – inizia una nuova fase. L’Istituto deve tornare a essere un prezioso strumento di supporto per le aziende siciliane, dopo anni nei quali è stato abbandonato al suo destino. Per questo rilancio il mio governo ha scelto un presidente che rappresenta una garanzia per la sua serietà e competenza”.

L’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera ha ricordato i milioni di euro di disavanzo e i debiti contratti negli anni passati dall’Istituto con la Fiera di Verona. Debiti contratti per andare a fare passerella al Vinitaly di Verona, manifestazione ormai superata dalla storia. L’augurio è la Sicilia, per promuovere il proprio vino e il proprio olio d’oliva punti su altro, possibilmente tenendosi lontano dal Centro Nord Italia.

Poi c’è il solito bla bla bla dell’Assessore bandiera: “Abbiamo di qua, abbiamo di là”.

Assessore, checché ne dicano gli agricoltori che l’hanno difesa, il governo dell’agricoltura siciliana, in questi anni, è totalmente fallimentare. E aggiungiamo anche il “totalmente” perché fino ad ora, sulle cose concrete, a parte le ‘passeggiate’ siracusane sul pomodorino e il datterino di Pachino, la sua gestione ha prodotto il nulla.

Speriamo che l’attuale gestione dell’Istituto riesca a fare qualcosa di concreti non per i soliti amici del vino siciliano, ma per il settore nella sua interessa. Ci aspettiamo anche qualcosa di intelligente per l’olio d’oliva extra vergine siciliano, anche se siamo un po’ pessimisti.

“La missione dell’Ente – ha detto il presidente Sebastiano Di Bella – è quella che discende dal proprio Statuto: ricerca, sperimentazione, divulgazione e promozione. Nel perseguimento di essi non solo sarà ricercata la collaborazione di tutti gli attori delle due filiere, pubblici e privati, ma anche quella degli enti interessati a contribuire a consolidare la reputazione del “Brand Sicilia” e a fare di vino e olio due ambasciatori significativi della Sicilia”.

Il presidente Di Bella, bravissimo e preparatissimo, ma che probabilmente non ha mai vissuto di agricoltura, dimentica la cosa più importante: assicurare il reddito a chi produce uva da tavola e olive da olio. E qui c’è da affrontare, come in quasi tutta l’agricoltura siciliana, il problema del costo del lavoro.

Presidente Di Bella, se in Sicilia se anche per l’uva da vino e per le olive non comincerete ad affrontare il problema del costo del lavoro in agricoltura, non vi resterà la che filosofia…

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