Migranti: sbarchi in pausa elettorale? Le dichiarazioni della Ministra Luciana Lamorgese/ MATTINALE 533

7 settembre 2020

Dice la Ministra degli Interni Lamorgese che non si possono affondare i barchini. Ma nessuno le ha chiesto questo. Semmai, visto che tratta con il Governo tunisino, le navi militari italiane potrebbero riaccompagnare in Tunisia i barchini con i migranti. Ma gli “accordi” con la Tunisia, a quanto pare, non lo prevedono. Perché non dare vita a una ONG siciliana per trasferire migranti in Germania?  

Impossibile non cogliere una contraddizione nelle parole della Ministra degli Interni, Lunciana Lamorgese, a proposito del caos migranti a Lampedusa e in Sicilia. Dice la Ministra che i barchini con i migranti non possono essere affondati. Ma nessuno le aveva chiesto questo. Aggiunge, la Ministra, di essersi recata ben due volte in Tunisia – Paese da dove arriva la stragrande maggioranza dei migranti – e di aver raggiunto non abbiamo capito quali accordi con il Governo tunisino.

Evidentemente – e qui sta la contraddizione – tra questi accordi manca il più semplice dei modi per porre fine all’invasione di migranti tunisini in Libia: riaccompagnare in Tunisia con le navi militari italiane i barchini carichi di migranti tunisini.

RIACCOMPAGNARE I BARCHINI IN TUNISIA – Se ci ragioniamo, è una cosa semplicissima: le ‘navi-madri’ tunisine accompagnano fin sotto la costa di Lampedusa i barchini carichi di migranti tunisini (per i tunisini che se lo possono permettere i barchini vengono accompagnati fin sotto le coste della Sicilia: coste agrigentine e coste ragusane sono quelle che conosciamo di più, dando vita, quasi sempre, agli ‘sbarchi-fantasma’); ebbene, le navi militari italiane dovrebbero riaccompagnare in Tunisia i barchini carichi di migranti diretti a Lampedusa o in Sicilia. Tutto qui.

Sarebbe un notevole risparmio di tempo e di denaro, invece di far sbarcare i tunisini prima a Lampedusa, poi in Sicilia per poi spendere una barca di soldi con gli aerei per gli (improbabili) rimpatri.

Il problema è che questa procedura semplicissima e sicura non è prevista dagli accordi tra Italia e Tunisia, per la semplice ragione che la Tunisia non ha alcuna voglia di interrompere il flusso dei propri cittadini verso Lampedusa e la Sicilia; così come l’attuale Governo italiano, per motivi che non conosciamo, non ha alcuna intenzione di bloccare l’afflusso in Italia di migranti tunisini.

SBARCHI IN PAUSA ELETTORALE? – Dicono che sarebbero state le cattive condizioni del mare a bloccare, in questi giorni, gli sbarchi di migranti a Lampedusa e in Sicilia. Ma siccome a pensar male si fa certamente peccato, ma qualche volta s’indovina, si può escludere che la relativa pausa di sbarchi a cui stiamo assistendo sia di natura elettorale, visto che le elezioni amministrative italiane si avvicinano?

Due grandi scrittori siciliani – Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Ercole Patti – ci ricordano nella nostra Isola l’estate è lunga, talvolta, arriva fino a metà Novembre ed oltre. Cosa vogliamo dire? Che terminate le elezioni amministrative, previste il 20 e il 21 Settembre, i ‘galantuomini’ che gestiscono il grande business dei migranti in Tunisia e in Libia avranno ancora quasi due mesi per continuare a riempire di migranti Lampedusa e la Sicilia. 

Della serie: cari siciliani e cari italiani, per ora votate tranquilli, dei migranti torneremo a parlarne dopo le elezioni. Nella speranza che gli italiani non facciano caso al fatto che l’attuale Governo italiano sta ‘imbarcando’ migranti economici – migranti che non fuggono né da guerre, né da carestie – in piena pandemia, importando, di fatto, virus dall’Africa.

LA SANITA’ E I GIUDICI DEL TAR SICILIA – In tutto questo siamo proprio ansiosi di sapere come i giudici del TAR Sicilia si pronunceranno sul ricorso avverso la chiusura di Hotspot e Centri di accoglienza migranti disposta dal Governo della nostra Isola per questioni sanitarie.

Chissà se i giudici del TAR Sicilia hanno letto un’intervista di qualche giorno addietro al professor Cristoforo Pomara, docente ordinario di Medicina legale all’università di Catania, un giovane studioso di fama mondiale. Intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Racconta, il professor Pomara, di aver giù visitato le strutture siciliane che ospitano i migranti di Pozzallo, Ragusa e Lampedusa. Proprio sul discusso  Hotspot di Lampedusa dice di aver già inviato “una relazione urgentissima preliminare all’assessorato regionale alla Salute”.

“Urgentissima”: cosa avrà mai trovato, il professor Pomara a Lampedusa? Nell’Hotspot di quest’isola, racconta il docente, “c’è un rischio imminente e concreto di incolumità, per tutti. Per gli ospiti e per il personale delle forze dell’ordine che ci lavora, completamente scoperto dal punto di vista della sicurezza sui luoghi di lavoro”.

C’è un rischio sanitario?, gli chiede il giornalista. “Non solo – risponde Pomara -. Lì dentro ci sono condizioni contrarie a tutte le regole di prevenzione delle patologie diffusive. Non soltanto Covid. Parlo di epatiti, Hiv, scabbia, tubercolosi… Provi a immaginare un incendio, qualcosa che genera una fuga di massa. Dovrebbero esserci 200 persone e invece ce ne sono 1.200, prigionieri. Secondo lei se premono tutti verso un’uscita sbarrata che succede?”.

Impressionante la descrizione dell’Hotspot illustrata dal docente:

“Ho visto un posto inadatto ad accogliere qualcuno. Nelle condizioni in cui è la struttura, quel luogo è già inadatto per i 200 che sono il numero regolare. Ci sono interi padiglioni inagibili, le persone dormono all’aperto, sotto gli alberi. L’assistenza medica è totalmente insufficiente. In alcuni angoli non c’è un pavimento ma un tappeto umano”.

Pomara invita le autorità a “riorganizzare il sistema al collasso e garantire trasferimento e smistamento immediato e sicuro. Ora capiremo cosa succederà con l’ arrivo delle navi. Certo è che i problemi come le criticità sanitarie esistono da decenni. Il Covid ha soltanto messo a nudo anni di mancata programmazione. Il punto di partenza è molto semplice”.

“Non si può gestire un’emergenza come se fosse una situazione ordinaria – precisa il docente universitario -. Non funziona. Nella relazione preliminare su Lampedusa mandata in Regione avevamo suggerito quello che poi ha annunciato il premier: sfollare il centro per mettere un punto fermo e cominciare a ragionare da zero. Accoglienza è una parola che dev’essere compatibile anche con la struttura e temo che invece non lo sia nemmeno se restano i 200 ospiti previsti. Non faccio un discorso politico, guardo la questione da medico: a me non importa sapere chi ho davanti, a me, importano le sue condizioni medico-sanitarie”.

“Solo a Pozzallo – conclude il professor Pomara – un ragazzo mi ha detto: mettetemi in prigione che almeno sto al sicuro. Ha ragione, lì le criticità sono solo di tipo sanitario. A Lampedusa, invece, mi ha colpito un ragazzino di 14 anni, tunisino: è positivo al Covid, è solo ed è disperato. Non fa che piangere. Non so se resterà o no in questo Paese ma una cosa la so: va spostato da lì e, mi creda, io ho farò di tutto perché accada”.

ONG SICILIANA PER TRASFERIRE MIGRANTI IN GERMANIA – Ah, dimenticavamo: oltre ai barchini carichi di migranti made in Tunisia che stanno ‘allietando’ l’estate siciliana sono tornate le navi targate ONG. Siamo rimasti colpiti dalla dichiarazione della rappresentante di una nave ONG tedesca che ha detto che non porterà mai migranti in Germania. La navigazione sarebbe lunga: quindi meglio portare i migrati in Italia.

Lanciamo una proposta ai Siciliani di buona volontà: perché non organizzare una decina di navi – magari con una ONG siciliana – per salvare migranti e portarli in Germania? In questo la Sicilia si potrebbe fare aiutare da Trump, che ha grande interesse a valorizzare la ‘carità’ tedesca, magari con la benedizione di Papa Francesco nel nome di San Paolo…

Così come noi accogliamo i migranti delle ONG tedesche, la Germania della signora Merkel non dovrebbe avere problemi ad accogliere dieci navi con 400 migranti a nave trasferiti in Germania dalle ONG siciliane. O no?

Foto tratta da Inside Over   

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