Formazione, la denuncia del SIFUS: un altro lavoratore disoccupato si è lasciato morire!

30 agosto 2020

Amarissima la riflessione di una sindacalista del SIFUS CONFALI. Un atto di accusa verso la politica e, in particolare, verso il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e verso l’assessore regionale alla Formazione professionale, Roberto Lagalla. Possibile che, dagli anni del Governo Lombardo, non si riesca a trovare una soluzione decente per questi lavoratori disoccupati?

da Margherita Cucinella
Coordinatrice SIFUS CONFALI
riceviamo e pubblichiamo

Sembra proprio che agli ex operatori della Formazione Professionale della Sicilia nulla è dovuto. Non si applicano le leggi a loro tutela, non si liquidano le spettanze, non si dà il tempo di elaborare o metabolizzare un lutto, che ad ogni perdita ne sussegue un’altra. Il tutto consumato dentro una bolla di silenzio che ferisce più di una coltellata dritta al cuore.

Nulla… a questi lavoratori non è dovuto nulla! Con immensa tristezza mista a rabbia e disperazione, mi ritrovo a comunicare ancora una volta, che il comparto della Formazione Professionale oggi registra l’ennesimo lavoratore che ha espresso un gesto di sofferenza intollerabile, talmente grande che abbandonarsi lasciandosi morire è sembrata essere l’unica risposta possibile.

E quando è la vita stessa a far più paura della morte, chi ci amministra dovrebbe comprendere che la perdita del decimo padre di famiglia è la prova evidente che si sta violando persino l’ordine delle cause naturali, perché la morte è ormai entrata nella quotidianità del comparto della Formazione Professionale, e non si può continuare a mietere vittime con la leggerezza e la noncuranza anche da parte dei sindacati, che sollecitano solo ulteriore disperazione tra chi rimane a lottare.

Chi ci governa dovrebbe comprendere che la loro è una politica socialmente ingiusta, che sicuramente non giova ad una regione a cui si è promesso di farla diventare bellissima, ed in cui si proclama la ripartenza di un settore lavorativo che ha garantito per 42 anni il diritto costituzionale alla Formazione Professionale. Ripartenza, questa, che nel suo complesso non dovrebbe consentire miseri contratti di lavoro che costituiscono uno spreco di capitale umano e favoriscono solo l’aumento di sottoccupati e conseguenti suicidi.

Non si può continuare ad ignorare una platea di lavoratori la cui unica colpa è quella di aver lavorato in un settore caduto in un vortice di asservimenti politici e scambi di privilegi che hanno riempito illecitamente le tasche a chi fa parte dei poteri forti, ed ha provocato tante vittime innocenti.

Di fronte all’ennesima perdita di vite umane che fino ad ora sono attribuibili a veri e propri delitti causati dalla mala gestio politica, mi chiedo cosa possa albergare nella mente del Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che si era impegnato durante la campagna elettorale a rivedere le leggi per garantire meglio i lavoratori.

Per citarne un’altra, cosa possa avergli fatto preferire di valorizzare e tutelare la razza equina, piuttosto che quella umana?

Oppure cosa l’abbia spinto a finanziare recentemente un evento pubblicitario regalando ben 600,000 € a degli stilisti talmente ricchi da poterla acquistare, un’isola, ignorando che nello stesso territorio vive una categoria di lavoratori che muoiono di fame e disperazione?

E perché concentrare maggiormente la sua attenzione verso gli immigrati in arrivo, quando non si accorge che proprio la sua politica ne produce il doppio in uscita?

Migliaia di giovani siciliani costretti a diventare immigrati in cerca di accoglienza altrove, che lasciano le loro madri in una preghiera continua affinché non vengano respinti allo stesso modo.

E che dire dell’assessore Roberto Lagalla? Anche lui aveva dichiarato di venire in aiuto ai lavoratori rivedendo una legge, a parer suo ormai superata, riservandogli poi l’amara sorpresa di averla abrogata. E cosa possa essergli passato per la testa quando ha favorito notevolmente l’allungamento dei tempi di un pagamento di un ammortizzatore sociale che i lavoratori attendevano già da 8 anni, e ad oggi rallentato tra una delibera e l’altra?

Per non parlare poi dei suoi puntuali, numerosi e frequenti proclami, dove in tutte le trasmissioni televisive e testate giornalistiche ha dichiarato spudoratamente di aver fatto ripartire il settore della Formazione Professionale, quando centinaia di lavoratori si alternano giornalmente a presidiare proprio il suo assessorato per sollecitare l’applicazione della legge che prevede la loro ricollocazione, ma che l’assessore ha consentito di trasformare in un pezzo d’antiquariato da applicare ad personam.

E davanti a tanta contraddizione – ma forse qua bisognerebbe chiedere ad uno specialista della psiche umana – come può l’assessore provare fastidio, intolleranza, repulsione verso ogni forma di pacifica manifestazione da parte dei lavoratori che hanno sempre rivendicato i propri diritti nel pieno rispetto dell’art. 17 della Costituzione italiana?

Quando proprio alcuni dipendenti dell’amministrazione regionale, al minimo ritardo di stipendio, sollevano polveroni inimmaginabili, addirittura sguinzagliando i sindacati confederali per affermare di poter lavorare meglio le pratiche della Cassa integrazione dietro un compenso extra, mentre c’era chi, non avendo più nulla da far mangiare ai propri figli, era andato a bussare alle porte della comunità di Biagio Conte!

Da dirigente sindacale, ma soprattutto da lavoratrice storica e figlia di questa Isola che sta perdendo troppe anime, chiedo ai nostri governatori di riflettere sull’importanza delle loro funzioni. Le cariche, il prestigio e l’autorevolezza di chi ci governa dipendono non solo dall’ampiezza dei poteri che ne derivano, quanto piuttosto dalle qualità umane e morali della persona chiamata ad esercitarli, dalla sua capacità di entrare in sintonia con il popolo, comprendendone i fabbisogni e non farlo morire di stenti, angoscia e tormenti come succede ormai da troppi anni nel comparto della Formazione Professionale della Sicilia.

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