Migranti/ Viminale? Il capo del Governo siciliano parla con il capo del Governo italiano

23 agosto 2020

Con tutto il rispetto, piaccia o no a Roma, lo Statuto siciliano del 1946 ‘disegna’ uno Stato nello Stato italiano. Ci sono due Governi diversi – quello siciliano e quello italiano – che si integrano in armonia. La Sicilia ha tutto il diritto di applicare l’articolo 31 dello Statuto, intervenendo nella gestione dell’ordine pubblico della nostra Isola  

Leggiamo che “fonti del Viminale” fanno sapere che la gestione del flussi di migranti “non è una materia di competenza della Regioni” (tratta dal Giornale di Sicilia on line). Due considerazioni.

Prima considerazione. Con tutto il rispetto, non capiamo cosa siano queste “fonti del Viminale”. Se fanno riferimento alla sede del Ministero degli Interni a Roma e, di conseguenza, questa frase sarebbe da ascrivere all’attuale Ministro degli Interni, ebbene, si tratta di una semplice e rispettabile considerazione di un parigrado: per le questioni che riguardano la Sicilia, infatti, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, è un Ministro della Repubblica che ha lo stesso grado dell’attuale Ministro degli Interni, Luciana Lamorgese.

Per quello che sappiamo, un Ministro non prende ordini da un altro Ministro: in questi casi, è il Presidente del Consiglio che deve intervenire.

Seconda considerazione. In Sicilia l’ordine pubblico non è di sola competenza dello Stato. Basta leggere l’articolo 31 dello Statuto siciliano:

“Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato.

Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale, congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.

Il Governo regionale può organizzare corpi speciali di polizia amministrativa per la tutela di particolari servizi ed interessi”.
A noi quanto previsto dall’articolo 31 dello Statuto sembra chiaro. Se poi a Roma vogliono fare ‘filosofia’, ebbene, che filosofeggino pure.
Il presidente della Regione Musumeci ha iniziato a fare chiarezza sull’applicazione dello Statuto siciliano. Che non è fatto solo dall’articolo 31, ma da altri articoli fino ad oggi inapplicati.
Ricordiamo che, tanti anni fa, la RAI trasmetteva una trasmissione televisiva intitolata: “Non è mai troppo tardi”. Dove un maestro – se non ricordiamo male il protagonista si chiamava il maestro Manzi – insegnava a leggere e a scrivere agli italiani.
Ebbene, non è mai troppo tardi anche per lo Statuto siciliano che a Roma non hanno mai imparato ad applicare.
Certo, i politici siciliani non hanno fatto molto, come si dice dalle nostre parti, pi farici trasiri ‘ntesta alle burocrazie ministeriali il nostro Statuto. Ma il tempo passa e le cose cambiano.
“Ha la sua ora tutto e il suo tempo ogni cosa sotto il cielo”, recita l’Ecclesiaste. I tempi in cui il savoiardo e antimeridionale Luigi Einaudi girava per i banchi del Parlamento per far abolire lo Statuto siciliano sono finiti.
 Noi ci auguriamo che il presidente Musumeci non si tiri indietro e vada avanti nel chiarimento istituzionale con Roma.
E, sempre come si dice dalle nostre parti, comu finisci si cunta!  

 

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