Cari siciliani ‘rilassati’, guardate che con il Coronavirus può finire male!/ MATTINALE 508

13 agosto 2020

Non lo diciamo noi: lo dice il professore Bruno Cacopardo, primario del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale ‘Garibaldi’ di Catania. Non è vero che c’è la certezza matematica che il Coronavirus è blando o, addirittura, scomparso. C’è e potrebbe tornare e provocare enormi danni anche in Sicilia. Dove leggerezze ed errori del Governo nazionale e del Governo regionale sono sotto gli occhi di tutti

Confessiamo che, ieri, leggendo l’intervista al professore Bruno Cacopardo, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale ‘Garibaldi’ di Catania, pubblicata dal quotidiano La Sicilia, ci siamo spaventati. Perché? Perché è venuta meno una nostra olimpica certezza: e cioè che il Coronavirus – almeno in Sicilia – era andato a farsi benedire!

Pensavamo, evidentemente sbagliando, che tutto quello che sta succedendo in questi giorni nella nostra Isola – chi se ne va in spiaggia di qua, chi si assembra di là, migranti che arrivano, fuggono e scorrazzano per città e campagne – fosse, in realtà, frutto di un calcolo matematico-epidemiologico. Della serie: picciotti, ‘u virus un c’è chiù, putemu fari tuttu chiddu che vulemu! (traduzione per i non siciliani: ragazzi, i Coronavirus non c’è più, lioberi tutti!).

Invece a quanto pare no: a quanto pare il virus c’è ancora. E allora perché, in tanti, in Sicilia, sempre per dirla alla siciliana s’inni stannu futtennu? (non ci pensano più)? Commenta il primario di Malattie infettive a proposito dei giovani siciliani tra spiagge, feste, festini e movide:

“Tra i punti poi più importanti – dice il dotto Cacopardo – il disinteresse dei giovani che hanno mollato mentre, al contrario, nel lockdown si erano comportanti molto bene. E adesso fanno movida e assembramenti senza osservare le tre regole d’oro: indossare le mascherine, adottare il distanziamento e lavarsi le mani. Con queste tre regole avremmo potuto contenere il virus. Devo dire che in questo momento anche le autorità avrebbero dovuto ricordarsi che bisognava prendere provvedimenti più decisi”.

Insomma, troppo rilassamento: e il virus ne ha approfittato.

“A giugno – dice sempre il primario di Malattie infettive del ‘Garibaldi’ di Catania – c’erano tutti i presupposti per arrivare entro l’estate a incidenza di casi zero. Dovevamo mantenere stabile quella situazione, con una serie di provvedimenti, per arrivare a neutralizzare la circolazione del virus evitando un possibile ritorno in autunno”.

La situazione, in Sicilia, si sta complicando. Noi, a onor del vero, vedendo che il Governo nazionale e il Governo siciliano, di fatto, hanno consentito tutto e i contrario di tutto, pensavamo, al massimo, al Coronavirus o COVID-19 ormai sotto controllo.

E cosa dovevamo pensare di diverso? Via libera ai turisti, sì ai ristoranti, sì ai bar, sì alle discoteche, tutti al mare, si ai migranti che fanno quello che vogliono: che poteva succedere di diverso da quello che sta succedendo? O ci dobbiamo prendere in giro?

Il virus è sotto controllo, pensavamo. Invece il professore Cacopardo formula due ipotesi.

Prima ipotesi, quella brutta:

“Allora – spiega il primario di Malattie infettive – o questa risalita di casi si farà più forte, perché verranno meno i fattori di protezione dell’estate – come i raggi ultravioletti e il caldo – ma mi auguro che non si tratti di una risalita importante, perché potremmo ritrovarci in difficoltà e tutto ciò potrebbe coincidere con i primi malanni parainfluenzali, mandando in tilt i nostri ospedali”.

Seconda ipotesi, la più tranquilla:

“Oppure, seconda ipotesi, il virus manterrà una sua linearità e non continuerà a salire, con pochi casi giornalieri, dei quali solo 2,3 meritevoli di attenzioni ospedaliere. Questo è un processo che prende il nome di endemizzazione, cioè non si crea una epidemia ma una circolazione a bassi livelli sul territorio. Speriamo in questa seconda possibilità”.

La seconda ipotesi è tranquilla, la prima è tremenda. Soprattutto alla luce dell’ulteriore illustrazione del professor Cacopardo:

“In questo momento al San Marco ci sono oltre 25 ricoverati e tre-quattro in rianimazione. Se si fa un calcolo in percentuale, su una trentina di casi un 10% di questi va in rianimazione. Quindi siamo davanti a una percentuale non bassa, ma rilevante al punto che non mi pare si possa dire che il Covid è più bonaccione. Forse la minore virulenza è perché l’età media delle persone colpite si è abbassata. Oggi sono prevalentemente i giovani la fascia d’età più coinvolta”.

Quindi, in questo momento, il 10% dei siciliani colpiti dal Coronavirus finisce in rianimazione! E questo avviene a Ferragosto, con temperature che oscillano dai 30 ai 40 gradi. Cosa succederà in Autunno e soprattutto in Inverno?

Perché sta succedendo tutto questo? Perché anche in Sicilia – dove il virus, nei mesi scorsi, è stato tenuto bene sotto controllo – adesso siamo a rischio? Perché invece di sostenere ristoratori e operatori turistici con congrui interventi economici – e si soldi ci sono, visto che sono stati trovati per bonus vari e per i migranti – si è preferito riaprire le attività turistiche, fare arrivare i turisti e aprire a migranti economici, che avrebbero potuto benissimo essere rimandati a casa propria.

Oggi raccogliamo i risultati delle scelte sbagliate del Governo nazionale e delle Regioni, che avrebbero potuto opporsi. Con il Governo nazionale e le Regioni che colpevolizzano i cittadini che sono stati autorizzati dal Governo nazionale e dalle Regioni a fare tutto quello che fanno!

In questo scenario c’è la gestione – che definire folle è poco – dei migranti. Come la trovata sbagliatissima delle navi per la quarantena. Scrive Zaher Darwish, segretario del SUNIA di Palermo, in una lettera che ha inviato alle massime autorità italiane:

“Le scrivo nella qualità di cittadino italiano, ancor prima di quella di consigliere della consulta delle culture, istituzione elettiva della città di Palermo, per richiamare la sua attenzione, e degli onorevoli in indirizzo, sulla condizione inaccettabile dal punto di vista civile ed umanitario, alla quale sono sottoposti diverse decine di cittadini immigrati in provenienza dall’altra sponda del mare nostro. Non le scrivo perché mosso unicamente da un sentimento assistenzialista od umanitario di già lodevoli, ma per una devota quanto morbosa gelosia per quei valori fondanti della Costituzione del nostro Paese, nei quali credo profondamente e sulle quali ho prestato giuramento e che intendo onorare in ogni attimo”.

“La presenza di decine di cittadini immigrati tenuti, loro malgrado, prigionieri sulle cosiddette navi quarantena sulle nostre coste da giorni, in assenza non solo dei più elementari diritti di libertà, ma anche delle minime condizioni di igiene, sanità e quindi sicurezza – leggiamo sempre nella lettera – non rappresenta solamente una privazione ingiusta, dettata da un volgare sentimento di paura, del tutto inadeguato ad uno Stato solido capace di trovare le risposte mantenendo integri i propri principi, una siffatta soluzione nasce anche dalla sotto valutazione del valore della dignità dell’uomo in quanto tale, ed è una rievocazione di tempi bui dei quali ci siamo liberati da decenni. Quelle navi sono la personificazione della diserzione di ogni valore fondante della nostra Costituzione”.

“A noi giungono appelli disperati dalle persone che vivono sopra tali imbarcazioni – scrive ancora Zaher Darwish – che ci trovano impotenti se non girando tale appello alla s.v., perché si intervenga per trovare una soluzione dignitosamente accettabile nelle garanzie istituzionali, costituzionali e normative possibili. Come disse Alcide De Gasperi ‘Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione’, vorremmo potere guardare sempre alle generazioni future senza subire il ricatto che abbiamo permesso che certi fatti siano avvenuti ai tempi nostri con il nostro silenzio complice”.

Noi ribadiamo quello che scriviamo da Maggio: in presenza di un pandemia – e il professore Cacopardo ci ricorda che la pandemia da COVID-19 potrebbe non essere finita – si rimane nei propri Paesi. Le attività turistiche andavano bloccate o limitate al minimo, con prescrizioni precise. Quanto ai migranti, vanno accolti solo quelli che arrivano da Paesi dove sono in corso guerre o carestie: i migranti economici vanno respinti senza se e senza ma.

Le navi in mare? Sì, quelle militari, però: per bloccare le navi-madri che accompagnano i barchini e rimandare indietro i migranti economici.

Invece stiamo addirittura importando il virus dall’Africa: e questa ‘importazione’ continuerà fino ai primi di Novembre, perché è lì che arriva l’estate siciliana. Una follia, perché non sappiamo come evolverà la pandemia.

In ogni caso, se dovesse andare male, qualcuno dovrà rispondere anche di questo, oltre che egli errori commessi nella prima fase della pandemia, quando il Coronavirus è stato affrontato con una diagnosi sbagliata e con terapie altrettanto sbagliate. Il tutto con uno strano documento che invitava a non effettuare le autopsie. Su questo punto esiste già una presa di posizione molto dura da parte di un luminare della virologia, il professore Giulio Tarro, del giudice Angelo Giorgianni e del dottore Pasquale Bacco.    

E il Governo siciliano? La confusione che regna a palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana, la sintetizza benissimo in un post su Facebook, Fonso Genchi:

“Se sei turista spagnolo, greco o maltese e vieni in Sicilia, hai l’obbligo di registrarti al sito siciliasicura e scaricare la WebApp per ricevere le info sanitarie; inoltre devi indossare la mascherina nei luoghi pubblici. Se, invece, sei siciliano e sei rientrato da uno di questi stessi 3 Paesi, hai l’obbligo di stare 14 giorni in quarantena e, alla fine, essere sottomesso a tampone. Sì, capiamo il turismo e tutto quello che vogliamo; ma, Musumeci, allora, fai lo stesso con chi è siciliano. O essere siciliani deve essere svantaggioso, persino nella stessa Sicilia?”.

QUI PER ESTESO L’INTERVISTA AL PROFESSOR BRUNO CAPOPARDO SUL QUOTIDIANO LA SICILIA

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