Governo Conte sleale? No, presidente Musumeci: va solo contro Sicilia e Sud!

8 agosto 2020

Non è vero che, nella gestione dell’emergenza Coronavirus, il Governo Conte bis è stato sleale con la Sicilia. Come tutti i Governi che si sono succeduti dal 1860 ad oggi, anche l’attuale esecutivo ha penalizzato il Sud e la Sicilia. E il motivo c’è: per sostenere l’economia del Centro Nord. In questo articolo vi raccontiamo – con la forza dei ‘numeri’ – come il Centro Nord Italia penalizza 20 milioni di meridionali e siciliani

Dice il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che il Governo nazionale è stato sleale con la nostra Isola con riferimento alla gestione dell’emergenza Coronavirus. Non siamo d’accordo: la lealtà e la slealtà non c’entrano proprio niente. Se, come suggerivano i componenti del Comitato Tecnico Scientifico, nel Marzo scorso, il Governo Conte avesse chiuso soltanto alcune aree del Centro Nord Italia, adottando, nel Sud, solo iniziative di buon senso avrebbe creato un ‘precedente’ gravissimo: avrebbe allentato la morsa del dominio coloniale che il Centro Nord esercita nel Sud Italia dal 1860. 

L’economia italiana, per grandi linee, funziona così: il Centro Nord produce, il Sud consuma. I 20 milioni di cittadini che vivono nel Sud debbono acquistare dal Centro Nord Italia l’80-90 per cento dei prodotti che gli servono per vivere.

Paolo Savona, economista, mancato Ministro dell’Economia, come racconta un articolo pubblicato qualche tempo fa da Briganti, ha evidenziato che, su 72 miliardi all’anno di spesa fatta dai cittadini del Sud, ben 63 miliardi sono beni e servizi prodotti al Nord. Solo una parte dei restanti 9 miliardi resta poi nel Mezzogiorno, essendo compresa in essi anche la quota di spese estere.

La bilancia commerciale delle Regioni settentrionali è positiva verso il Sud Italia e negativa verso l’estero, ad eccezione del Veneto che ha entrambe le voci positive.

Questo significa che le Regioni del Sud Italia sono il mercato di riferimento delle aziende del Nord: queste ultime, senza gli acquisti dei 20 milioni di cittadini del Sud e della Sicilia andrebbero prima in passivo e poi sarebbero costrette a riconvertire la propria produzione, riducendo il livello generale di ricchezza.

Tradotto in termini di economia terra terra, succede questo: se i meridionali e i siciliani cominciano ad acquistare dalle stesse aziende meridionali e siciliane i beni che gli servono per vivere, a cominciare dai beni alimentari, gli utili invece di finire – come avviene oggi – in Lombardia, nel Veneto, in Emilia Romagna e in Piemonte rimangono nel Sud e in Sicilia.

Quando prendiamo amaramente atto che nel Centro Nord ci sono più scuole rispetto al Sud e alla Sicilia, più asili nido rispetto al Sud e alla Sicilia, più strade rispetto al Sud e alla Sicilia, più autostrade rispetto al Sud e alla sicilia, più porti rispetto al Sud e alla Sicilia, più aeroporti rispetto al Sud e alla Sicilia, più ferrovie rispetto al Sud e alla Sicilia e via continuando, ebbene, questo avviene anche perché noi meridionali e siciliani, su 72 miliardi di euro all’anno di spese, spendiamo circa 63 miliardi di euro per acquistare prodotti del Centro Nord Italia!

Vi è chiaro, adesso, perché il Governo Conte, nel Marzo scorso, non poteva chiudere il Nord e lasciare quasi aperto il Sud? Perché fermando buona parte del sistema produttivo del Centro Nord Italia, i 20 milioni di meridionali e siciliani avrebbero cominciato, per forza di cose, ad acquistare più beni e servizi nei propri territori.

Sarebbe stato un esempio ‘devastante’ per il Centro Nord Italia, perché il Sud ‘rischiava’ di cominciare a capire che è demenziale acquistare i prodotti del Centro Nord, quando – soprattutto nell’agro-alimentare, ma non soltanto nell’agro-alimentare – i 20 milioni di cittadini meridionali possono benissimo cominciare ad acquistare prodotti del Sud.

Per questo il Centro Nord, lo scorso Marzo, ha imposto al Governo Conte la chiusura per tutti, anche per il Sud dove il Coronavirus, per vari motivi, non tutti spiegati, non ha attecchito. Ed è lo stesso motivo per il quale, a metà Aprile, quando si è iniziato a parlare di riapertura, il Centro Nord ha impedito di far ripartire il Sud prima: infatti la riapertura delle attività economiche è stata generale: stessi tempi per Centro, Nord e Sud.

Per il Centro Nord il Sud e la Sicilia sono colonie da sfruttare: grazie anche alla televisione, che ci bombarda con pubblicità confezionate su misura per gli interessi del sistema produttivo del Centro Nord, noi, nel Sud e in Sicilia, dobbiamo continuare ad acquistare beni e servizi dal Centro Nord.

Ricordatevi che è così dal 1860. Lo ha ammesso candidamente un politico piemontese che nella vita faceva l’economista. Si chiamava Luigi Einaudi e un giorno, ormai avanti con gli anni, confessò:

“E’ vero che noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno ed abbiamo profittato qualcosa di più delle spese fatte dallo Stato italiano dopo la conquista dell’unità e dell’indipendenza nazionale, peccammo di egoismo quando il Settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio ed ad assicurare così alle proprie industrie il monopolio del mercato meridionale, con la conseguenza di impoverire l’agricoltura, unica industria del Sud; è vero che abbiamo spostato molta ricchezza dal Sud al Nord con la vendita dell’asse ecclesiastico e del demanio e coi prestiti pubblici”.

Presidente Musumeci, non se la prenda con Conte, che è solo una dei tanti politici che ha fatto “il proprio dovere”. Conte è pugliese e avrebbe dovuto fare anche gli interessi del Sud? Si ricordi che, dal 1860 in poi, i più fedeli servitori del Nord sono stati i politici meridionali…

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