Coronavirus: il Sud e la Sicilia non andavano chiusi. I ‘buchi’ sulle zone rosse/ SERALE

6 agosto 2020

Questo, in sintesi, è quello che emerge dalla pubblicazione dei verbali del Comitato Tecnico Scientifico. Di fatto, il Governo Conte ha penalizzato il Sud e la Sicilia imponendo una chiusura che andava evitata. I buchi sull’istituzione delle zone rosse  

Alla fine scopriamo che c’è stata – e forse ancora in parte c’è – una questione meridionale anche nella gestione del Coronavirus. Scopriamo, infatti, che nel Sud Italia non ci sarebbe stato bisogno di bloccare tutte le attività economiche. Invece il Governo – per motivazioni che sarebbe bene approfondire – ha deciso di chiudere tutta l’Italia.

Morale: il Sud – e quindi anche la Sicilia – tanto per cambiare, è stato penalizzato.

Insomma, si comincia a capire il perché il capo del Governo, Giuseppe Conte, non voleva rendere pubblici i verbali del Comitato Tecnico Scientifico chiamato a coadiuvare l’esecutivo nella gestione della pandemia di Coronavirus. Da quello che sta venendo fuori in queste ore, i tecnici del Comitato avrebbero voluto adottare misure diverse tra le Regioni italiane, ma alla fine il presidente del Consiglio ha optato che la chiusura (che tutti indicano con la parola inglese lockdowon) totale dell’Italia.

In particolare, è interessante leggere il documento che precede la fissazione della chiusura completa. Si scopre, così, che il Comitato Tecnico Scientifico, il 7 Marzo, non prevedeva il blocco delle attività per tutta Italia, ma un blocco limitato al Nord Italia che, com’è noto, era l’area del Paese più colpita dal virus.

Per essere ancora più precisi, il Comitato non prevedeva la chiusura di tutto il Nord Italia, ma di alcune province. Per il resto d’Italia non si prevedeva una chiusura totale, ma norme di distanziamento. Questo avrebbe contenuto il crollo del Prodotto Interno Lordo (PIL).

Nel Sud Italia il Comitato non prevedeva di bloccare tutto. Molte attività economiche avrebbero potuto continuare ad operare, anche se con alcune restrizioni.

Da una prima lettura dei verbali resi pubblici si notano grossi buchi. Ci sono  le copie dei verbali del Comitato del 28 Febbraio (numero 12), dell’1 Marzo (numero 14), del 7 Marzo (numero 21), del 30 Marzo (numero 39) e del 9 aprile (numero 49). Sono le copie richieste, ma sono un numero esiguo rispetto a tutti i verbali.

Non ci sono i verbali delle riunioni del Comitato tenute tra l’1 e il 7 Marzo. Sono giorni importanti, perché si sarebbe dovuto decidere se ampliare la zona rossa che, fino a quel momento, interessava dieci Comuni del Lodigiano e due Comuni della provincia di Bergamo, Alzano Lombardo e Nembro.

Per la  cronaca, il 3 Marzo si tenne a Milano un incontro tra il Ministro della Salute-Sanità, Roberto Speranza, e i vertici di Regione Lombardia: il presidente Attilio Fontana (che allora si trovava in quarantena e partecipò in video conferenza), il vicepresidente Fabrizio Sala, l’assessore al Welfare Giulio Gallera e l’assessore al Bilancio Davide Caparini.

Nel corso della riunione si parlò del problemi della  Val Seriana. Agli atti c’è la dichiarazione del presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, componente del Comitato Tecnico Scientifico che, stando a quanto leggiamo su fanpage.it affermò:

“Stiamo valutando l’opportunità di estendere la zona rossa sulla base di alcuni criteri epidemiologici, geografici e di fattibilità della misura”.

“Quali sono state le considerazioni del Cts sull’allargamento della zona rossa ad Alzano e Nembro? – leggiamo sempre su fanpage.it – Chi, tra il Governo e la Regione Lombardia, che da allora continuano a rimpallarsi le responsabilità, doveva agire? I documenti disponibili finora non lo chiariscono e quindi, al momento, non è possibile conoscere una risposta che anche la Procura di Bergamo sta cercando in un’inchiesta in cui sono già stati ascoltati come persone informate dei fatti il presidente del Consiglio Conte, il governatore Fontana e l’assessore al Welfare Gallera”.

Forse, su questo punto, sarebbe bene fare chiarezza.

QUI L’ARTICOLO DI FANPAGE.IT

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