Tunisia: la crisi del turismo è il motivo che spinge i tunisini ad emigrare in Sicilia

28 luglio 2020

La Tunisia è un Paese privo di materie prime. Che in questi anni ha sviluppato un solo settore economico: il turismo. Ma con l’emergenza Coronavirus le attività turistiche sono crollate. Da qui l’emigrazione. Ovviamente, i giovani tunisini scelgono la Sicilia perché sanno che non trovano ostacoli. A parte la vita grama nei Centri di accoglienza… 

di Economicus

Dei flussi di migranti che arrivano dalla Libia, bene o male, si sa tutto. Dietro c’è un sistema criminale che, con i migranti guadagna una barca di soldi. Ma i migranti della Tunisia, a quanto pare, non erano stati messi nel conto. Così la Ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, si è fatta il primo viaggio a Tunisi per capre cosa fare.

Otterrà qualcosa? Non lo sappiamo. Ricordiamo che il Governo Berlusconi, nel 2011, riuscì a fermare gli sbarchi dalla Tunisia. Non fu un’operazione gratuita, se è vero che costo 150 milioni di euro. Ma le condizioni economiche e sociali, allora, erano molto diverse dalle condizioni economiche e sociali di oggi.

Allora non c’era il Coronavirus. E la Tunisia, con un congruo aiuto economico dell’Italia, non ebbe grandi problemi a bloccare le partenze di migranti dalle proprie sponde.

Oggi la situazione è molto diversa. La Tunisia non è un Paese ricco, non ha materie prime. L’unica industria che i tunisini hanno potenziato è quella del turismo. Ma con la crisi provocata dalla pandemia di Coronavirus oggi si trovano in grande difficoltà. La disoccupazione cresce, perché sono in pochi, in questo momento, ad andare in vacanza in Tunisia. Da qui i licenziamenti.

In questo scenario è normale che tanti giovani tunisini tentino la carta dell’emigrazione. E siccome il Paese che accoglie tutti i migranti è, per definizione, l’Italia, ecco che tanti giovani tunisini si catapultano sulle imbarcazioni per raggiungere la Sicilia.

Il Governo di Tunisi li appoggia? Nell’attuale momento storico non è proprio sbagliato pensare che, quanto meno, non impedisca questa migrazione. Anche perché, alleggerire la pressione della povertà sulla propria economia, oggi  fiaccata dalla crisi del turismo, è comunque un rimedio.

Si interromperà questo flusso di migranti? Dipende da quello che offrirà l’Italia: e deve essere una buona offerta, perché le condizioni economiche e sociali in cui oggi versa la Tunisia, come già sottolineato, sono molto diverse da quelle dei tempi del Governo Berlusconi.

La verità è che l’Europa non ha una strategia. In questo momento il pensiero più importante dell’Unione europea è quello di fare arricchire chi manovra la cosiddetta green economy. Ai circa 500 milioni di abitanti della Ue stanno facendo credere che l’Europa unita sta lavorando per eliminare l’inquinamento, per le energia rinnovabili, per l’ambiente. Tutte fesserie.

In realtà, ci sono già pronte le multinazionali che operano nella green economy – che peraltro non sono tutte europee – che debbono solo vendere i propri prodotti e fare soldi. All’Unione europea dell’ecologia, della tutela dell’ambiente, della salute delle persone non gliene può fregare di meno: tant’è vero che propina a tanti cittadini il cosiddetto cibo-spazzatura: basti pensare al grano – duro e tenero – canadese al glifosato, argomento caro al direttore de I Nuovi Vespri. O a tutte le importazioni di prodotti agricoli, quasi sempre di qualità scadente, che consento alle multinazionali di fare affari nell’industria e nei servizi (leggere CETA).

La frenesia di fare denaro di chi controlla oggi l’Unione europea dell’euro ha fatto perdere di vista le vere politiche che la Ue dovrebbe seguire in Europa e anche nel resto del mondo, Africa compresa.

Gli osservatori – anche i più distratti – non possono non aver notato che sui continui sbarchi di migranti a Lampedusa e, in generale, in Sicilia l’Unione europea tace.

Chi invece è molto attiva, in Africa, è la Cina. E non è da escludere che la stessa Cina – che nel Continente africano ha grandi interessi – possa, come dire?, non essere sfavorevole alla migrazione di genti verso l’Europa.

Del resto, se un Paese vuole programmare la propria crescita – ed in questo è probabile che la Cina stia aiutando alcuni Paesi africani, pur nella salvaguardia dei propri interessi – deve per forza di cose alleggerire la pressione dei disoccupati sulla propria, fragile economia: che è quello che sta facendo la Tunisia, che non ha motivo di ostacolare l’emigrazione di disoccupati verso l’Europa. 

Una volta giunti in Sicilia, i migranti tunisini debbono fare i conti con l’emergenza Coronavirus: e la cosa non gli garba molto, perché rimanere ammassati nei Centri di accoglienza – spesso in condizioni difficili – non gli piace proprio. E allora…

Foto tratta da Nebrodi e Dintorni – blogger 

 

 

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