Finalmente è nato un partito politico che ha al primo punto l’uscita dell’Italia dall’Europa dell’euro/ MATTINALE 489

24 luglio 2020

Lo ha fondato Gianluigi Paragone. Di lui ora diranno peste e corna. Bene così: più l’attaccheranno, più gli daranno visibilità. Senza fare niente il nuovo soggetto politico è già al 5%. A farlo crescere penseranno i vari Conte, PD, grillini, Renzi, Più Europa che, adesso, saranno costretti a fare ‘inghiottire’ agli italiani il MES. Il PIL italiano scivola ai livelli del 1998: altri consensi per Paragone

Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE a due notizie: il fallimento dell’euro in Italia – certificato dal fallimento dell’economia italiana – e il nuovo soggetto politico fondato dal senatore Gianluigi Paragone, battezzato No Europa, per L’Italia, che ad un primo sondaggio è già al 5%.

Noi non crediamo nei sondaggi italiani. Siamo convinti che in un Paese ormai squinternato i sondaggi elettorali non puntino a provare a ‘leggere’ le intenzioni di voto, ma semmai a condizionare gli elettori. Il discorso, ovviamente, è generale, perché ci sono casi in cui i risultati di un sondaggio si leggono nell’aria ancor prima che i cittadini vengano interpellati dai sondaggisti.

Ecco il punto: il sentimento anti-euro e anti-Unione europea, in Italia, è ormai così diffuso – peraltro a ragione – che non ci sarebbe nemmeno bisogno di un sondaggio per capire che un soggetto politico, con un minimo di organizzazione alle spalle, presentandosi come alternativo all’Europa dell’euro non potrebbe che avere successo.

Ci sono argomenti che non interessano i cittadini. E altri argomenti che li toccano da vicino, o che sollecitano comunque i cittadini a prendere posizione. Il Ponte sullo Stretto di Messina, ad esempio: se si dovesse effettuare un referendum, l’Italia si dividerebbe in due. Vincerebbero i sì o i no? Non lo sappiamo. Ma una delle due parti non prenderebbe meno del 30%.

Nel caso dell’Europa dell’euro, beh, l’argomento è ancora più sentito: perché è sotto gli occhi di tutti – anche di chi è favorevole alla permanenza dell’Italia nel sistema della moneta unica europea – che l’economia italiana, dal 1998 ad oggi, è andata indietro.

Un articolo di scenarieconomici.it, che è difficile smentire, se non altro perché è impossibile smentire i numeri, lo illustra in modo molto chiaro: il Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’economia italiana, nell’anno di grazia 2020, è tornato ai livelli del 1998.

Lo sappiamo: quest’anno c’è di mezzo l’emergenza Coronavirus. E’ vero. Ma la discesa dell’economia italiana, ora lenta, ora in accelerazione come quest’anno, va avanti da due decenni.

L’Italia dei primi anni ’80 ‘viaggiava’ con un’inflazione a due cifre, i tassi di interesse dei mutui casa oscillavano tra il 10 e 16%: ma tutti pagavano le rate dei mutui, tutti andavano in vacanza e l’Italia, con le sue Partecipazioni statali all’avanguardia nel mondo – e nonostante un’industria automobilistica che era un peso sostenuta in parte dalla spesa pubblica – era un Paese con un’economia tra le prime al mondo, con un manifatturiero che era ai primi posti, se non al primo posto nel mondo.

E oggi, dopo oltre vent’anni di moneta unica europea? “Questa settimana, se saranno confermati i dati preliminari – leggiamo su scenarieconomici.it – avremo la certezza di quello che gli italiani sentono nel proprio intimo ormai da anni: abbiamo perso, gettato via, 22 anni della nostra vita, correndo dietro ad un sogno sbagliato. L’euro. Questa settima sarà reso pubblico il PIL del secondo trimestre. Quello che ci si aspetta è che il PIL italiano sia tornato ad essere quello del… 1998, l’anno in cui entrarono in azione i cambi fissi ed iniziò l’Euro”.

Gli europeisti potranno accampare, anzi accamperanno mille scuse, ma non potranno negare la forza dei numeri:

“La nostra performance alla fine – leggiamo ancora su scenarieconomici.it – è peggiore perfino di quella greca. Una moneta sbagliata , inadatta, sopravvalutata, deflazionistica, che ha portato ad una svalutazione del lavoro, accompagnata ad una classe dirigente o impreparata o venduta ai poteri europei hanno fatto perdere all’Italia un ventennio. Siamo tornati al PIL reale del 1998, un successo per il governo Renzi prima e Conte dopo. Gli italiani, ormai pecore da tosare, ringraziano, Appare incredibile come un’informazione al servizio del potere non metta in evidenza queste notizie. Però gli italiani sentono la propria povertà, e non ci sarà Recovery plan in grado di illuderli più”.

A questa notizia se ne affianca un’altra:

“Da una primissima rilevazione effettuata dall’Istituto Piepoli leggiamo nel sito d’informazione IL PARAONE – No Europa, per L’italia (questo il nome del nuovo soggetto politico) è già al 5%. E c’è di più: il partito prende voti e consenso in egual misura dal centrodestra e dal centrosinistra. Il giornalista ed ex senatore 5 Stelle Gianluigi Paragone scende dunque in campo con un partito che si propone l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea come pilastro del suo programma. Forte dell’appoggio ricevuto due giorni fa a Londra dal leader Brexit, Nigel Farage, Paragone ora punta a conquistare una larga fetta di elettorato italiano”.

“Dobbiamo dire stop all’inganno delle istituzioni europee – dice il giornalista -. Il cittadino europeo non esiste, l’Europa è solo una somma di personalismi dei vari Stati”.

Lo sappiamo: ora la vecchia politica e, in generale, tutti i suoi avversari politici cominceranno a dire e a scrivere che Paragone è un leghista, che è di destra e bla bla bla. Ma avranno poco di che denigrare. Anzi, paradossalmente, più lo attaccheranno, più visibilità gli daranno.

Non solo. A rafforzare Paragone, nei prossimi giorni, penseranno il capo del Governo Giuseppe Conte, il PD, Renzi e tutti gli ‘europeisti’. Perché? Semplice. Con un messaggio demagogico hanno riempito la testa agli italiani dicendo che alla maratona del Recovery Fund l’Italia di Conte ha registrato un grande successo, perché ha portato a casa oltre 200 miliardi di euro.

Chi ha un minimo di dimestichezza con l’economia e con i ‘predoni’ dell’Unione europea sa che i 200 e passa miliardi di euro li pagheranno gli italiani direttamente e indirettamente, non certo l’Unione europea. Ma questo già è un passaggio troppo raffinato per la demagogia spicciola.

Ora, però, la demagogia spicciola di Conte e compagni ha un grosso problema: al di là della millantata montagna di soldi che arriverà dall’Europa, in questo momento le ‘casse’ dell’Italia sono vuote. Solo per riaprire le scuole in sicurezza – visto che l’emergenza Coronavirus c’è sempre – come ha calcolato il sindacato scuola ANIEF, occorrono non meno di 8 miliardi di euro.

E dove li deve andare a trovare ‘sti soldi il Governo italiano? Nell’unico fondo che i ‘predoni’ dell’Europa dell’euro hanno messo a disposizione dell’Italia: nei forzieri del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, il fondo strozza-Stati con il quale i tedeschi contano di ‘saccheggiare’ l’Italia. 

Già la televisione italiana ha cominciato a rilanciare in modo sobrio il MES. Appena il MES diventerà un tormentone – e cioè quando Conte avrà i numeri in Parlamento per farlo approvare (in questo momento i grillini non hanno ancora ceduto e i voti di Berlusconi non bastano, anche perché non è detto che i parlamentari di Forza Italia seguano Berlusconi: anzi!) – gli italiani convinti da Conte, dal PD, dai renziani e via continuando che l’Italia ha ottenuto una montagna di soldi  dall’Europa con il Recovery Fund non potranno che porsi la seguente domanda:

“Ma come, Conte e compagni ci hanno detto che l’Europa ci sta dando un sacco di soldi con il Recovery Fund e ora vogliono prendere i soldi del MES?”.

Il tormentone sul MES, che si dovrebbe materializzare tra qualche giorno, comincerà ad aprire gli occhi agli italiani che si sono lasciati conquistare dalla mirabolante favola del Recovery Fund. E sarà questo dibattito – con i grillini costretti a votare in favore del MES – che farà crescere a dismisura i consensi per il nuovo soggetto politico di Paragone.

Insomma, Paragone deve solo aspettare: a portare l’elettorato italiano verso il suo nuovo partito saranno Conte, il PD, Renzi e il Movimento 5 Stelle.

Alla fine il dato politico è uno: finalmente, in Italia, c’è un partito politico che mette al primo punto l’uscita dell’Italia dall’Europa dell’euro. Chi non vuole più sentire parlare di Germania, paradisi fiscali europei, globalizzazione dell’economia, Movimento 5 Stelle, Grande distribuzione organizzata, penalizzazioni per gli agricoltori italiani, Luigi Di Maio, Olanda, penalizzazioni per i pescatori italiani, Patto di stabilità, PD, Gentiloni, Fiscal Compact, Monti, spread, Beppe Grillo, Bruxelles, Parlamento europeo, grano al glifosato, Roberto Gualtieri, legumi al glifosato, olio d’oliva ‘extra vergine’ tunisino, pomodori africani e cinesi, Renzi, Commissione europea e via proseguendo con tutto l’armamentario europeista sa cosa dovrà votare.

Foto tratta da Cagliaripad    

 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti