Spese pazze all’Ars: condannato il sindaco di Catania Salvo Pogliese

23 luglio 2020

La condanna, viste le accuse, non è una sorpresa. Il ritorno alle urne, nel Comune di Catania, dovrebbe essere quasi matematico. Per come stanno le cose in questo momento, il centrodestra ha un solo problema: scegliere il candidato che verrà eletto sindaco

Se le accuse sono quelle che si leggono – e, naturalmente, se sono provate – il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, esponente del centrodestra – si deve dimettere. Non perché è giusto dimettersi dopo una sentenza di primo grado, ma perché una legge illiberale – la legge Severino – prevede l’automatica decadenza anche dopo una sentenza di primo grado.

Noi abbiamo sempre criticato la legge Pogliese che va in controtendenza rispetto all’ordinamento italiano, stando al quale un cittadino si definisce innocente fino a che non intervenga una sentenza di condanna di terzo grado. La legge Severino, a nostro avviso, è sbagliata: ma c’è e va socraticamente rispettata.

Andiamo alle accuse. La storia è nota da decenni: con i soldi dei gruppi parlamentari i deputati dell’Assemblea regionale siciliana hanno sempre fatto di tutto. Nei primi anni ’90 ci fu un’inchiesta della Corte dei Conti bloccata dal “difetto di giurisdizione”. Altri tempi.

Nel mirino, se non abbiamo capito male, dovrebbe essere la legislatura 2008-2012. A Pogliese – che era capogruppo – si contestano le seguenti spese:

1.200 euro per la ‘sostituzione di varie serrature e varie maniglie per porte’ in uno studio professionale di famiglia;

30 mila euro per soggiorni in albergo a Palermo, anche assieme ai familiari, cene e spese di carburante;

280 euro per la retta scolastica del figlio:

30 mila ero in assegni girati sul conto personale.

Ribadiamo: se queste accuse sono provate – ma per questo è giusto aspettare il terzo grado di giudizio – sono gravi. Per questo reato Pogliese è stato condannato a 4 anni e 3 mesi.

A questo punto al Comune di Catania la gestione della città passa al vice sindaco. Ma il ritorno alle urne dovrebbe essere automatico. Cambieranno gli equilibri politici? Non crediamo proprio. A nostro modesto avviso, il centrodestra dovrà solo scegliere un candidato che sarà il nuovo sindaco di Catania.

Non pensiamo, infatti, che la sinistra, a Catania, abbia la forza di eleggere un sindaco. Meno che mai il Movimento 5 Stelle.

Considerato che il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, è catanese (è nato in provincia di Catania, a Militello in Val di Catania, ma ha fatto sempre politica a partire da questa città), non escludiamo che il candidato possa essere qualcuno a lui vicino.

Per la cronaca, condanne sono state comminate pure ad altri politici: Giulia Adamo a 3 anni e sei mesi, Cataldo Fiorenza a 3 anni e 8 mesi, Rudy Maira a 4 anni e sei mesi, Livio Marrocco a 3 anni.

Unico assolto è stato Giambattista “Titti” Bufardeci.

Le condanne sono state pronunciate dalla terza sezione del Tribunale di Palermo.

Detto questo, non possiamo che complimentarci con il PD. Pensate: in quella legislatura il partito Democratico ha perso le elezioni, vinte da Raffaele Lombardo, eletto presidente della Regione siciliana con quasi il 70% di voti di lista.

Per pochissimi voti due liste non hanno superato il quorum. Morale: il PD raddoppiò la propria rappresentanza parlamentare!

In quella legislatura il capogruppo del PD era Antonello Cracolici. Che è stato assolto dal Tribunale di Palermo.

Una particolarità: Cracolici è stato assolto in sede penale, ma è stato condannato dalla Corte dei Conti. In un primo momento Cracolici era stato condannato a pagare circa 286 mila euro; ha presentato ricorso ed è stato condannato al pagamento di poco più di 72 mila euro.

Superfluo aggiungere che l’assoluzione di Cracolici in sede penale e la sua condanna in sede contabile non è passata inosservata.

 

 

 

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