Massimo Costa su Palermo: l’emiro Orlando è finito, ma la legge elettorale impedisce il cambiamento

18 luglio 2020

Nel capoluogo della Sicilia tutti hanno capito che l’attuale gestione della città è indecente. Ma con l’attuale legge elettorale liberarsi della vecchia politica sarà impossibile. Il nuovo sindaco sarà un esponente del centrodestra, appoggiato dalla Lega. E i sicilianisti? Dovrebbero trovare un nome importante per “tenere alta la fiaccola della speranza”

di Massimo Costa

Tranne i supporter che lo seguono fino alla morte, i Palermitani sono più che indignati, oltraggiati per quello che è successo. Tutti chiedono a gran voce le dimissioni dell’ormai insopportabile ‘emiro di Palermo’. Non perdo neanche troppo tempo a spiegare che la natura nel disastro accaduto c’entra solo in parte.

Mai tanti millimetri dal 1794? Ma se la Circonvallazione si allaga OGNI ANNO, che c’è che non sappiamo? Questa volta, semplicemente, si è allagata molto di più, perché le intemperie inusitate si sono sommate alla normale incuria. Ed è volgare attribuire tutto alla comoda “inciviltà”. Sono incivili pure i pini, i cui aghi non vengono mai raccolti?

Basta, non scherziamo. La gestione di Palermo è semplicemente INDECENTE. Il sindaco Leoluca Orlando è indifendibile, e questo è solo il triste crepuscolo di un capopolo che ha segnato quasi mezzo secolo della storia della capitale siciliana, complessivamente peggiorandola.

Ma non mi scaldo neanche tanto per le sue dimissioni: ora o fra due anni non cambia molto, la sue era è comunque finita. Certo, prima se ne va meglio è, non dubito. Ma… è dopo?

Il problema è tutto qua. Che fare per avere un sindaco appena appena dignitoso? Si parlava in questi giorni di una candidatura civica, fuori dagli schieramenti. Ma, legge elettorale alla mano, è quasi tecnicamente impossibile. Chiunque metta mano ad una lista di persone per bene, per quanto onesto e conosciuto sia, se è fuori dai partiti difficilmente ne potrà mettere su più di una o due.

Ora, con la attuale legge elettorale, non vince il più amato, ma…. il più trascinato. Fabrizio Ferrandelli aveva 7 liste, Orlando ne aveva 8, e siccome basta solo il 40% per essere eletti senza il pericoloso ballottaggio, basta avere 7/8 liste di ruffiani, appoggiate da numerose altre nelle Circoscrizioni, e il gioco è fatto.

Nell’attuale momento solo la vecchia, odiatissima, screditatissima partitocrazia può mettere su tante liste di amici e parenti. E, tolto Orlando di mezzo, la “cosiddetta” sinistra non potrà mai replicarne il successo.

Siamo quindi LETTERALMENTE CONDANNATI ad avere di nuovo un sindaco forzista, magari ora appoggiato dai leghisti. Una specie o sottospecie di Cammarata, che di Orlando è nient’altro che la brutta copia.

Questo ci attende con la legge elettorale attuale. Possiamo solo fare una lista di disturbo. Con un uomo coraggioso che dica ai palermitani che un’altra Palermo è possibile. Ma ci vuole un pazzo che voglia immolarsi in questa azione dimostrativa, e 50 altri pazzi che gli vadano dietro. Forse solo così possiamo tenere alta la fiaccola della speranza.

Cambiare le regole del voto amministrativo non è facile. Non si comincia dal Comune, soprattutto da quelli grandi. Palermo, Catania e Messina sono al momento fuori dalla portata della democrazia. E quindi rassegniamoci al malgoverno e all’incuria.

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