Palermo e la pioggia di ieri: perché? Cemento al posto del verde e incendi: parla Silvano Riggio

16 luglio 2020

La pioggia torrenziale che ieri ha colpito Palermo raccontata dal professore di Ecologia, Silvano Riggio. La scomparsa del verde cittadino sostituito da cemento e ferro. La colonna di calore che sale verso il cielo… Gli incendi che hanno distrutto gli alberi di colline e monti che circondano la città. Le opere idrauliche sbagliate. Risultato: la desertificazione. E poi c’è anche ‘munnizza’ per le strade, che in città non manca. E il Tram: cioè altri alberi eliminati…  

Cos’è successo ieri a Palermo? Cosa spiega la tremenda bomba d’acqua? Poiché in questa storia c’entra la desertificazione, siamo andati a chiederlo al professore Silvano Riggio, docente universitario di Ecologia. Di argomenti simili abbiamo discusso con lui tre anni fa circa. Oggi torniamo a chiedergli qualche spiegazione.

Allora, professore, che è successo ieri? 

“Dobbiamo partire da un dato: Palermo oggi è una città in buona parte desertificata. Dove un tempo, oltre al cemento, c’era anche il verde, oggi il verde non c’è più e c’è solo cemento. Va detto che la presenza dell’acqua – mi riferisco alle piante che contengono acqua – mitiga il clima. L’acqua assorbe il calore e lo rilascia lentamente. La vita ha bisogno di controllare la temperatura. Quando, come è accaduto a Palermo, il verde viene sostituito con la pietra, o meglio, con il ferro e con il cemento, si ha il riscaldamento. E questo è un problema serio”.

Questo può provocare piogge torrenziali?

“Se si verificano certe condizioni sì”.

Ieri si sono verificate?

“Sì. Il grande calore che ieri è stato registrato nelle aree più cementificate della città ha creato una sorta di colonna di calore che si è spostata verso l’alto”.

Perché parla di aree più cementificate di Palermo?

“Perché quanto più cementificata è una città – con la presenza di cemento e ferro – tanto più intensa è la colonna di calore che si innalza verso l’alto. Ieri si è formata una sorta di cupola. Ebbene, se questa colonna di aria calda incontra un vento carico di umidità si formano dei vortici. Segue un processo di condensazione e la precipitazione sotto forma di pioggia o di grandine. Ieri non c’è stata grandine, ma pioggia. Che non è stata uniforme in tutta la città”.

Questa pioggia, peraltro molto intensa, ha provocato danni.

“I danni provocati alla città sono dovuti sempre alla cementificazione e agli incendi degli ultimi anni che hanno praticamente ridotto in modo sensibile, se non diboscato, le aree collinari e montane che circondano Palermo. Buona parte della città, ormai, privata del verde, è impermeabile. Se a questo aggiungiamo la mancata manutenzione delle caditoie e dei tombini…”.

Insomma, mancanza di verde, cementificazione e scarsa manutenzione. E il fango presente in tante zone della città da dov’è arrivato?

“In parte dall’immondizia. Palermo è una città molto sporca: e questo crea problemi. Ma la maggior parte del fango è arrivata dai monti e dalle colline dove il fuoco ha eliminato gli alberi. Da qui la presenza di fango viscoso che, con la pioggia, scende verso la città”.

In mancanza di alberi il terreno rotola a valle.

“Esattamente. In tutto questo ci sono anche – anzi direi soprattutto – gli effetti nefasti della scuola di Idraulica di Palermo”.

In che senso?

“Questi protagonisti della tanto celebrata scuola di idraulica di Palermo sono bravissimi a progettare e realizzare tubazioni, dighe, fogne e condutture varie. Non hanno una visione ecologica. Uno dei pochi studiosi che, a Palermo, si è posto il problema della tutela dell’ambiente in questo mondo dell’idraulica è stato il professore Emanuele Cugino Picone. Ma è stato respinto come un corpo estraneo. Gli interessi erano altri. Oggi Palermo, oltre a pagare un’urbanistica assente – perché il trionfo del cemento che si sostituisce del tutto al verde è la negazione dell’urbanistica – oltre a pagare per gli incendi devastanti delle aree verdi registrati negli ultimi anni, la città paga anche per le scelte di una scuola idraulica a mio avviso molto discutibili”.

I tanti alberi eliminati negli ultimi anni a Palermo che ruolo hanno giocato?

“Gli effetti negativi maggiori, ovviamente, sono ascrivibili agli incendi. Ma va detto che la presenza degli alberi in città, come ho detto, avrebbe mitigato il riscaldamento provocato invece da cemento e ferro. La verità è che Palermo, con le scelte adottate negli ultimi anni, si prepara al disastro. Il Tram, ad esempio, non ha aiutato la città. Basti pensare ai tantissimi alberi tagliati per fare posto alle rotaie. Una scelta folle”.

Questo provoca la desertificazione?

“Certamente. A Palermo e in buona parte della Sicilia occidentale è ormai in corso la desertificazione. Non è così nella parte orientale dell’Isola, per una serie di motivazioni. Ma a Palermo la desertificazione avanza. Ricordo che la desertificazione non è solo mancanza di acqua. Le piogge ci sono, ma sono concentrate e torrenziali: proprio come la pioggia di ieri a Palermo”.

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