Il ‘caso’ Autostrade insegna a non votare mai più PD e Movimento 5 Stelle/ MATTINALE 475

9 luglio 2020

Il fatto che i grillini stiano accettando che i gestori del Ponte di Genova crollato andranno a gestire il nuovo Ponte ci dice che queste due forze politiche – PD e Movimento 5 Stelle – al di là delle dichiarazioni di rito, sono perfettamente uguali. Legate da un unico obiettivo: il potere e le poltrone. Aiutiamoli a scomparire

Dice la Corte Costituzionale che la decisione di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte di Genova è legittima. Dice il PD che la decisione di affidare ad Autostrade il nuovo Ponte di Genova costruito in tempi record è giusta. Chi gestiva il vecchio Ponte quando è crollato gestirà il nuovo Ponte.

Ieri abbiamo illustrato e commentato questa storia incredibile vista dalla parte dei grillini. Ad onor del vero, non pensavamo che avrebbero ‘inghiottito’ anche questa scelta del PD. Ci siamo sbagliati. Pensavamo che il Movimento 5 Stelle fosse ancora politicamente vivo. In realtà, il Movimento 5 Stelle non c’è più. C’è solo la faccia un po’ beffarda di Beppe Grillo, genovese come il nuovo Ponte di Genova.

Oggi, invece, questa storia la vogliamo illustrare e commentare vista dalla parte del PD, questo strano partito unico al mondo: perché il caso di questo partito, che in quattro anni ha perso più del 50% dei voti e che è tornato al Governo è unico al mondo. E lo è soprattutto perché è tornato al Governo grazie al partito che in Parlamento ha più del doppio dei parlamentari del PD.

Pur avendo il doppio dei parlamentari del PD, e pur essendo stato, appena qualche anno fa, l’avversario diretto del PD, il Movimento 5 Stelle ha deciso di diventare lo ‘scendiletto’ politico dello stesso PD. E questo è un fatto unico al mondo!

Bisogna parlare del PD, di questo partito dai mille volti. Un partito che tutto può e che, per anni, ha controllato tutto: Governo italiano, sottogoverno, Regioni, Province, Comuni e che ha provato anche a condizionale la Giustizia. In quest’ultimo caso, però – con riferimento alla Giustizia – le cose, per il PD, sono andate storte, ma non da ora, ma da tempo. Basta mettere le cose al proprio posto e i conti tornano.

In queste settimane abbiamo assistito ad attacchi alla Magistratura, in alcuni casi anche scomposti. Come quello di Vittorio Sgarbi alla Camera dei deputati. Noi la pensiamo in modo un po’ diverso da Sgarbi. Anche se non abbiamo condiviso il modo in cui è stato trattato, così come non abbiamo condiviso il linguaggio che ha utilizzato nell’Aula di Montecitorio.

La questione del PD è legata alla Magistratura? In un certo senso, sì. Ma non con le semplificazioni ascoltate in questi giorni. Intanto è una storia antica, che inizia agli albori della Repubblica. E comincia quando c’era il Pci. Qualcuno, andando indietro nel tempo, ha legato il rapporto tra Magistratura e sinistra comunista agli anni in cui nasce Magistratura democratica. Altra semplificazione.

La storia è più complessa. E non è un’equazione di primo grado. Non c’è mai stata, da parte della Magistratura, la voglia di legarsi a un partito politico. Semmai è stata la politica che ha provato – secondo noi senza riuscirci – a colonizzare la Magistratura.

Il caso del giudice Luca Palamara è sicuramente grave. Ma è sbagliato affermare che la svolta arriva dopo la sua caduta. Ricordiamo che è stata la Magistratura, con l’inchiesta Mafia-Capitale, a smantellare una certa gestione di Roma imperniata sul sistema di potere del PD. E questo è avvenuto quando Palamara era in sella.

La questione, lo ribadiamo, è più complessa. E se oggi abbiamo quasi tutti gli elementi per capire cos’è stato e cos’è il PD, ebbene, questo lo dobbiamo anche alla Magistratura. Che, a differenza della politica italiana, ha gli ‘anticorpi’ per fare chiarezza al proprio interno.

Così torniamo al pronunciamento di queste ore della Corte Costituzionale. Il Governo italiano ha affidato la ricostruzione del nuovo Ponte di Genova a un soggetto diverso da Autostrade, cioè del gestore delle autostrade italiane. Ci sono state contestazioni. Ma la Consulta ha stabilito che il procedimento è stato corretto.

Se poi il PD è tornato al Governo dell’Italia pur avendo perso le elezioni e in queste ore impone di nuovo Autostrade nonostante i fatti accaduto il 14 Agosto del 2018, ebbene, la responsabilità è di chi glielo sta consentendo, cioè del Movimento 5 Stelle: che pagherà l’accettazione di questa scelta illogica con la la propria, meritata scomparsa politica.  

La Giustizia la propria parte la fa. E’ la politica che non funziona. Ieri abbiamo raccontato, rispetto al nuovo Ponte di Genova, l’inutilità e l’inconsistenza politica del Movimento 5 Stelle. Se i parlamentari eletti in questo partito accettano la decisione della Ministra del PD, Paola De Micheli, è perché sono quello che sono.

Nessuno sta obbligando i parlamentari del Movimento 5 Stelle ad accettare la decisione della Ministra De Micheli. Sono loro che la stanno accettando non mettendo in crisi il Governo Conte bis. In cambio, per altri due anni resteranno in Parlamento.

I grillini scompariranno. Ma il PD resterà.

Certo, il gradimento di questo partito scende. Quando a parlare non sono i sondaggi farlocchi, ma un giornale economico come Il Sole 24 Ore, che analizza i risultati della politica alla luce dei fatti economici e sociali, con riferimento alla Regioni e ai Comuni, scopriamo che cos’è il PD e – soprattutto – cosa i cittadini italiani pensano degli amministratori pubblici di questo partito.

Così scopriamo che il segretario del PD, Nicola Zingaretti – che ha mantenuto la poltrona di presidente della Regione Lazio – è all’ultimo posto come gradimento da parte dei cittadini. E all’ultimo posto si trova, tra i sindaci targati PD che amministra con il PD, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. 

E a presentare la vera luce di Stefano Bonaccini, celebrato presidente della Regione Emilia Romagna, sono le parole di una sua intervista rilasciata al quotidiano Libero:

“Il Nord deve ripartire subito, il Sud può aspettare”.

Che è, attenzione, lo stesso atteggiamento di Matteo Renzi segretario del PD, che toglieva le risorse al Sud per darle al Nord.

Che è lo stesso atteggiamento dell’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dello stesso Governo Renzi, Graziano Delrio, che tagliava gli investimenti nelle ferrovie del Sud spiegando che al Sud è bene non investire nel sistema ferroviario “perché ci sono le rocce”.

Che è lo stesso atteggiamento dell’attuale presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, di fronte alle proteste dei cittadini di Taranto che non ne possono più dei fumi velenosi dell’acciaieria ex ILVA, che non ne possono più di ammalarsi, che non ne possono più di morire. I tarantini chiedono la chiusura dell’acciaieria e Emiliano e il suo PD rispondono con la proposta della “decarbonizzazione” che si prenderebbe almeno un decennio, mentre Taranto e i tarantini resteranno in ostaggio di un’acciaierie che non serve al Sud, ma serve solo al Nord.

Questo è il PD: il partito che perde e che comanda. E che vuole continuare a comandare. C’è stato un periodo in cui facevano quello che volevano? Sì. E Palermo ne è l’esempio. Ma non è più così.

Certo, in parte comandano ancora, i rapporti ci sono ancora.

Ma a Palermo un esponente del PD, che era il presidente della Commissione Urbanistica del Comune, è finito agli arresti domiciliari.

Certo, la vicenda non è stata molto ‘gettonata’. Ma agli arresti, questo esponente del PD, c’è finito lo stesso.

Certo, poi presso la sede della Commissione Urbanistica del Comune, in piena emergenza Coronavirus, c’è stato un ‘trasloco’. Ma la Giustizia non sta mollando. Chi pensava di essere invincibile e intoccabile sta scoprendo che non lo è.

Certo, nessuno parla del PD di Palermo, di quello che hanno combinato e che combinano a Palermo, in altri Comuni e negli uffici della Regione siciliana, dove filano d’amore e d’accordo con Forza Italia, soggetto politico che in Sicilia è nato con Marcello Dell’Utri e Gianfranco Miccichè. Loro, i nostri amici del PD, sono bravi, onesti e antimafiosi, anche quando finiscono agli arresti domiciliari: anche quando riducono una città – è il caso di Palermo – ai minimi termini, gestendola solo nel nome dei grandi appalti.

Cosa insegna la vicenda Autostrade-PD-Movimento 5 Stelle? Che i cittadini di buona volontà debbono concorrere tutti a rendere sempre più inconsistenti il PD e il Movimento 5 Stelle. Impegniamoci tutti, ognuno per la propria parte. Liberiamoci da questi due soggetti politici che, dopo varie peripezie, si sono ritrovati insieme perché, alla fine, sono fatti della stessa pasta: poltrone & potere.

Vi invitiamo ad ascoltare Ministri, sottosegretari e parlamentari del Movimento 5 Stelle. Ascoltateli attentamente. Delle battaglie civili non parlano più. Parlano come gli esponenti del PD. Arrivati da nulla pensano di essere diventati importanti, essenziali, insostituibili. Rimandiamoli da dove sono arrivati:nel nulla.

Aiutiamo loro e gli amici del PD a scomparire dal mondo politico.

 

 

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