Putin trionfa in una Russia che ripudia il liberismo-cannibalismo in favore di Keynes

3 luglio 2020

Alla faccia dei servi sciocchi dei liberisti, il popolo russo ha scelto un leader che sta garantendo a questo Paese prosperità e attenzione verso le fasce più deboli della società. L’esatto contrario di quanto avviene nell’Occidente che ha bandito il keynesismo per fare arricchire pochi e per far crescere la povertà. La Russia di Putin rappresenta oggi un’alternativa alla mondializzazione mercatista  

di Diego Fusaro

Grande successo in Russia per Putin. Ovviamente, i cani da guardia a stelle e strisce, il clero giornalistico di fede atlantista e i teorici della open society con democrazia missilistica incorporata hanno ringhiato furenti: sostengono che in Russia v’è stato un broglio elettorale e che al Cremlino vige la dittatura.

È la solita Putinfobia del Leviatano a stelle e strisce e dei suoi servitori, che vorrebbero una globalizzazione senza striature e senza obiezioni, senza opposizione e composta da docili servitori come loro, pronti a battersi e a scodinzolare per il loro severo padrone washingtoniano.

E, invece, in Russia v’è stato un plebiscito per Putin. A decretarlo non è stata solo la proposta, approvata, che permetterà a Putin di essere ancora eletto, grazie al nuovo ordinamento costituzionale. Accanto a ciò, sono risultate con tutta evidenza gradite riforme come l’aumento periodico delle pensioni in base alla crescita dell’inflazione e la garanzia di un salario minimo in linea con il costo medio della vita.

Insomma, mentre la UE e gli USA celebrano il liberismo, ossia il cannibalismo, la Russia si dirige verso un keynesismo che pare sorprendente, se contestualizzato nel quadro del nuovo ordine mondiale mercatista e privatizzatore.

Non stupisce che i guerriglieri dell’arcobaleno e le brigate fucsia, sempre fedelmente al servigio del padronato no border targato USA, siano furenti: per loro, la libertà è il mondo senza frontiere e senza Stati nazionali, cioè colonizzato senza riserve dalla monarchia dell’hamburger e dalla potenza senz’anima di Washington. Potenza che si era quasi illusa che, con avatar senza spirito come Gorbaciov e Eltsin, la missione fosse compiuta: e che la Russia fosse ormai conquistata.

E invece no. Ci sta pensando Putin a risollevare la Russia, facendo di essa l’equivalente di ciò che era prima del 1989: una potenza mondiale, sovrana e autonoma, indisponibile a essere colonia di Washington e, di più, pronta a porsi come baluardo di tutti i governi non allineati con il nichilismo e con l’imperialismo della mondializzazione mercatista.

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