Il ‘caso’ dei due gemelli uccisi dal padre: siamo di fronte a una ‘Sindrome di Medea’ al maschile?

30 giugno 2020

“Ha sofferto l’abbandono e l’allontanamento dello sposo. E perché la vendetta fosse feroce e questo sposo fedifrago non smettesse mai di soffrire e non avesse discendenza, lei, tradita, superò, soffocò il proprio istinto materno e uccise i propri figli”

Probabilmente tutti conosciamo la triste storia della sulfurea Medea e l’abbiamo riconosciuta in questa descrizione.

Medea era una maga, nipote della terribile Maga Circe, di omerica memoria (quando si dice che “il sangue non è acqua!”). Si innamorò di un uomo, Giasone, che era andato nel regno del padre di lei, per rubare il famoso vello d’oro. E lei, letteralmente impazzita per amore, uccise il proprio fratello, Apsirto, smembrandolo, affinché il loro padre, Eeta, occupato nella cura dei resti del povero figlio, non potesse inseguire i due perfidi fuggiaschi.

Medea e Giasone, rifugiatisi a Corinto, sembrano felici, hanno due figli, ma il Fato è in agguato. Il re di Corinto, Creonte, offre la propria figlia, Glauce, a Giasone, insieme alla successione al trono. Giasone, che non è un esempio di fedeltà, accetta senza pensarci due volte e, soprattutto, senza pensare a ciò che la moglie-maga aveva fatto per lui.

Soprattutto, imprudentemente, non si fermò a riflettere a ciò che una tale donna avrebbe ancora potuto fare. Non vi è furia più cieca di una donna tradita. Ed infatti la vendetta, esecranda, non si fa attendere. Medea uccide Glauce e Creonte bruciandoli vivi, ma non contenta, dopo una lotta feroce contro se stessa, uccide i due bambini, figli suoi e di Giasone. Così  Giasone non avrebbe più smesso di soffrire, sia per il dolore di un lutto inimmaginabile, ma anche per il senso di colpa che inevitabilmente lo avrebbe per sempre accompagnato.

È una storia raccontata alcuni secoli prima di Cristo, ma mai è sembrata attuale come in questi giorni. Non può non farci pensare alla terribile morte di due gemelli di dodici anni, colpevoli solo di essere figli di una coppia ormai finita, uccisi per mano del proprio padre e sacrificati in nome di una vendetta semplicemente inconcepibile.

Negli ultimi anni più volte abbiamo sentito di uomini che hanno ucciso i propri figli perché abbandonati dalle loro compagne. Ma cosa sta succedendo? Gli uomini forse, ormai soffocati da un complesso di inferiorità di fronte a compagne intellettualmente ed economicamente indipendenti, non hanno più armi per trattenerle con sé o per farle soffrire se queste li vogliono lasciare?

Ed allora, in una follia omicida, dimenticando, rinnegando addirittura il proprio viscerale istinto genitoriale uccidono i figli perché questo rimane l’unico modo per far soffrire la compagna, colpendola nel suo più grande affetto, affinché soffra per sempre, proprio come Medea ha fatto con Giasone.

Se gli uomini non possono controllare la propria compagna tramite l’imposizione della propria volontà, se non la possono tenere sottomessa con lo spettro dell’indigenza economica, se non la possono spaventare con i fantasmi della solitudine, possono ferirla, per dirla tutta, togliendo loro il sangue del loro sangue.

Siamo di fronte ormai ad una sorta di Sindrome di Medea al maschile?

Foto tratta da Gravidanza on line.it

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