Ristoratori: mille difficoltà e nessun aiuto. ll ‘caso’ di Gigi Mangia a Palermo

23 giugno 2020

EMERGENZA CORONAVIRUS/ Quello di Gigi Mangia è un caso emblematico. Lo Stato italiano, da quando è esplosa la pandemia di Coronavirus, non sta aiutando gli imprenditori. Se facciamo un raffronto con quello che ha fatto e sta facendo la Germania per i propri ristoratori ci accorgiamo che l’Italia non ha molte speranze 

Gigi Mangia è un noto e bravo ristoratore di Palermo. Oggi in difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus. Come leggiamo sul Blog Sicilia, Gigi Mangia ha chiesto di poter operare in uno spazio all’esterno.

Ma “gli spazi esterni – leggiamo su Blog Sicilia – non possono essere concessi poiché sono di pertinenza del locale accanto – stiamo parlando di Spinnato – la cui richiesta sembra essere arrivata al Comune antecedentemente a quella di Mangia, sebbene pare si sia trattato di un disguido burocratico non imputabile al ristoratore”.

Dice Gigi Mangia, ancora su Blog Sicilia:

“D’istinto, l’amarezza mi farebbe chiudere tutto, chiudere il mio ristorante, e lasciare la città e questo mestiere – racconta Mangia e continua -. Il distanziamento anti-contagio impone delle regole che noi siamo ben felici di rispettare – ma la concessione di un’area all’aperto sarebbe fondamentale per la sopravvivenza della mia attività che, peraltro, crea lavoro per i miei collaboratori. Non si chiede ai Pubblici Amministratori di seguire l’esempio di alcune località dove il suolo pubblico, per aiutare le imprese, è stato dato in concessione gratuita. Io voglio pagare il giusto ma avere tempi certi. E come me tanti altri colleghi. Per fare impresa correttamente abbiamo bisogno di certezze e tempi brevi. Il Comune ha tanti beni inutilizzati con spazi esterni che sarebbero perfetti per il nostro scopo e potrebbero diventare fruibili con i dovuti accorgimenti. Sarebbe un modo per fare rivivere la città e ridare vita ad edifici abbandonati intorno ai quali si potrebbe creare una movida elegante che è uno dei punti del progetto che intendo portare avanti in qualità di presidente di Aios e di cui presto ci saranno interessanti novità. La chiusura del ristorante è l’extrema ratio ma, se non ci saranno le condizioni per andare avanti, sarà l’unica alternativa possibile” conclude amareggiato”.

Tutto giusto. Ma noi aggiungiamo altro. Il 28 Maggio scorso abbiamo ripreso un’intervista con una ristoratrice italiana che vive e lavora in Germania.

La signora ha raccontato che gestisce un ristorante con cinque dipendenti. Quando, causa Coronavirus, a metà Marzo o giù di lì, ha chiuso il ristorante, nel giro di pochi giorni, dopo l’invio dei dati, ha ricevuto sul proprio conto corrente 9 mila euro a fondo perduto.

Siccome la chiusura si è protratta fino al 13 Maggio, i rappresentanti dell’associazione di categoria sono andati a battere i pugni sul tavolo.

“Così – ha raccontato la signora – tra qualche giorno riceveremo altri 3 mila euro a fondo perduto”.

E sono 12 mila euro a fondo perduto.

“Dopo di che – ha spiegato la signora italiana che gestisce un ristorante con cinque dipendenti in Germania – siamo stati contattati dagli uffici delle imposte e ci hanno comunicato che tutti i pagamenti sono stati spostati a fine Dicembre”.

Non ha precisato altro, ma abbiamo intuito che se, da qui a Dicembre, dovessero sorgere problemi, i pagamenti delle imposte verrebbero ulteriormente postergati o del tutto annullati.

Ah, dimenticavamo: in Germania – non sappiamo se per i ristoratori o per tutti – l’IVA, dal 19%, è stata ridotta al 7%.

E in Italia invece che è successo e che succede? I ‘famigerati’ 600 euro, in molti casi, non sono ancora arrivati.

La Cassa integrazione per i dipendenti, in molti casi, non è ancora arrivata.

Sorvoliamo sui 400 miliardi di prestiti bancari – presentati in televisione dal capo del Governo Giuseppe Conte  con una lunghissima e auto-celebrativa conferenza stampa-monologo – che si sono rivelati un flop.

Di fatto, molti titolari di trattorie e ristoranti, in Italia, sono stati abbandonati.

Poi è arrivata la riapertura, con mille limitazioni.

Anche in Germania i titolari dei ristoranti debbono rispettare il distanziamento tra i tavoli, evitare assembramenti e la massima igiene possibile (camerieri con guanti e mascherine, disinfettanti, eccetera).

Solo che in Germania il titolare di un ristorante con 5 dipendenti può contare su 12 mila euro di contributo a fondo perduto, blocco dei pagamenti di imposte e tasse, IVA al 7%.

Mentre in Italia hanno fatto riaprire i ristoranti e, in generale, i titolari di esercizi di ristorazione nella speranza che entro la fine di Luglio paghino ai Comuni senza soldi IMU, TARI e altri balzelli.

I ristoratori non solo non sono stati aiutati dallo Stato, ma i Comuni gli creano anche problemi.

QUI IL NOSTRO ARTICOLO PER ESTESO

Foto tratta da Canale 8 News

 

 

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