Il Ponte sullo Stretto di Messina? E un incubo. Vi raccontiamo perché

20 giugno 2020

A chi oggi torna a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina non gliene frega proprio niente della Sicilia, della Calabria e, in generale del Sud. Sono solo interessati alla gestione di un grande appalto – tipo Mose o TAV -che renderebbe ricchi coloro i quali lo realizzeranno. Una grande opera inutile che, piuttosto che risolvere i problemi, li aggraverebbe 

di Antonino Privitera

Non so quanti italiani si sono trovati ad assistere alla trasmissione della seduta del Senato della Repubblica dedicata alle interrogazioni dei senatori al ministro delle infrastrutture. Invero, nel mezzo della pennichella post pranzo, sono stato svegliato dalla voce poco armoniosa e rauca del senatore Davide Faraone che, da buon e fedele guardaspalle del suo capo corrente Matteo Renzi, ha fatto da eco alla coordinata aspettativa, condivisa da più parti, riguardo alla urgente necessità di dotare la Sicilia di un collegamento stabile con il Continente e l’Europa!

L’argomento non è nuovo, anzi! La storia racconta che la prima necessità fu rilevata da Annibale per fare passare gli elefanti che aveva al seguito come macchine da guerra…

Ultimamente il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, evidentemente soddisfatto della situazione regionale e per completare i servizi, ha più volte riproposto la necessità di realizzare questo benedetto Ponte sullo Stretto di Messina.

Pur non volendo annoiarvi con le solite elencazioni, una breve e recente scaletta di esternazioni si rende opportuna, tralasciando tempistiche risalenti al secolo scorso perché dovremmo partire con il bando di Concorso internazionale del 1968…

In tempi recenti l’argomento ha avuto cicli di alti e bassi, fino al mese di ottobre del 2011 quando la UE non prevede più alcuna voce riguardante il Ponte sullo Stretto di Messina. Ovviamente l’argomento è stato sopìto, ma “sotto la cenere il fuoco cova…”. E così c’è chi tiene l’argomento in cronaca:

9 ottobre 2012 – Il Ponte che non c’è costa 300 milioni di euro (il Governo Monti mette nel DEF 300 milioni come penalità per chiudere la pratica del ponte).

3 gennaio 2014 – “Ponte si paga da solo. Dall’opera 10 miliardi allo Stato, lavoro a 40mila persone”.

Riapre la pratica Mario Ciucci Presidente dell’ANAS (da non confondere Pietro Ciucci, Amministratore delegato della società Stretto di Messina).

19 settembre 2014 – Il “ricatto gentile” di Impregilo a Matteo Renzi: “Se riparte l’opera niente penale”.

29 ottobre 2014 – Sul Def compare un finanziamento da quasi 1,3 miliardi alla società. Protestano Sel e M5S.

11 novembre 2014 – Maurizio Lupi: “Nessuna risorsa per realizzarlo”.

29 settembre 2015 – Il governo apre: “Sia una struttura ferroviaria”.

30 settembre 2015 – Angelino Alfano è deciso: “Si farà, è necessario”. Ma il governo smorza i toni. Salvini: “Facciamo referendum”.

6 novembre 2015 – Matteo Renzi incontra Pietro Salini e sorprende tutti riaprendo nuovamente il progetto del Ponte sullo Stretto, dicendo che potrebbe creare fino a 100 mila posti di lavoro e non può essere fermato da un’opposizione ideologica. Una posizione corretta in corsa, in un’intervista a Radio Popolare, in cui l’allora premier ha detto che il Ponte “non è una priorità. Prima per me vengono la banda larga, l’edilizia scolastica, la Salerno – Reggio Calabria, le ferrovie in Sicilia e Casa Italia.

E chi non ha mai sentito parlare della necessità di mettere insicurezza l’intero territorio del Paese? I propositi sono ricorrenti. Basta una scossetta del 4 / 6 grado Richter (che in Giappone non viene nemmeno considerata) per creare lutti e rovine che necessitano vari decenni per essere riparati. (Ancora vi sono pratiche ed indennizzi per il terremoto del Belìce…).

Non parliamo dell’accentuarsi dei fenomenni atmosferici. Un acquazzone diventa responsabile di alluvioni, frane, smottamenti con interruzioni stradali, ferroviarie; una mareggiata isola centri abitati rivieraschi; un vento sostenuto causa crolli di alberi, capannoni… non parliamo dell’emergenza incendi, di quella dei rifiuti, delle depurazioni… ad ogni esigenza giù a parlare della necessità di destinare le risorse (sempre poche) alla manutenzione del territorio!

Al momento attuale, messi alla prova dalle enormi difficoltà connesse alla grave ed imprevista pandemia che rischia di fare saltare i già precari equilibri economici e sociali, a cosa pensano i nostri politici? Al Ponte sullo Stretto di Messina!

Ma non i politici di uno schieramento…il Ponte non serve solo a superare i tre chilometri di mare … addirittura riesce ad annullare le distanze politiche e così rappresentanti della destra si trovano in sintonia con quelli di sinistra (ammesso che esistano ancora una destra ed una sinistra!).

Vediamo che opere del Nord sono sostenute dal Sud e viceversa, anche se non avverrà mai che un siciliano utilizzi una infrastruttura del Nord ed un veneto il Ponte… un Paese finalmente unito in nome di TAV, TAP, MOSE, AV ed ora PONTE.

In questo quadro, abbastanza complicato, stiamo assistendo ad un bel festival: miliardi che non ci sono, da distribuire a larghe mani; un ministro buontempone che annuncia ed inserisce in un provvedimento di legge un superbonus del 110% nel settore edilizio collegato al risparmio energetico; assunzioni a tutto spiano; contributi e ristori a tutte le attività ed anche a chi non ha alcuna voglia di fare alcunché; esonero dal pagamento di tributi… sembra il Paese del bengodi!

Fino a questo punto potremmo anche starci, sono promesse e … se sono fiori fioriranno… ma sentire argomentazioni cialtronesche che ripropongono lo stantio toccasana risolutivo dei problemi del Sud.

No, non è possibile restare ad ascoltare come degli allocchi. Sentire il senatore Faraone, forte delle sue competenze nel settore logistico (forse maturate nella città di Palermo grazie ai cantieri ferroviari e tranviari) o grazie al suo titolo di studio o le esperienze acquisite sul campo, trovare le alchimie risolutive per dotare la Sicilia di un collegamento stabile con l’Europa, non si può!

Nel coro non manca la cultura, infatti anche il Ministro Franceschini è in organico. Secondo Faraone, si può subito procedere e senza indugi (d’altronde Berlusconi ha già iniziato i lavori da circa un decennio…), c’è già il progetto e ci sono i soldi erogati dall’Europa!

In una logica post pandemica, che vede l’economia al tracollo, l’occupazione sostenuta da provvedimenti miserrimi, la logistica in grande affanno, ecco che gli strateghi trovano come rimettere tutto a posto con una semplice opera che assicura, secondo le stime renziane, migliaia di posti di lavoro per un tempo non stimato. Dal cilindro viene estratto l’ammodernamento del settore dei trasporti che, costretto dalle limitazioni del virus ritorna all’antico.

Quindi, secondo i propugnatori del Ponte, nel futuro i trasporti saranno su gomma e su ferro, per cui l’impellenza di completare il corridoio Berlino – Trapani.

La realtà invece è che, coloro che l’esperienza logistica la valutano di persona e di tasca propria, dimostrano che il settore non può prescindere dal vettore aereo e marittimo. Il mercato globalizzato è rifornito con mastodontici aerei cargo e navi con capacità di carico forse inimmaginabili per il senatore Faraone. Nel settore a medio raggio le “autostrade del mare” ci assicurano trasporti con navi RO-RO nel settore tirrenico e marginalmente anche in quello adriatico, oltre al collegamento tra le isole ed i Paesi del Mediterraneo.

Ma cerchiamo di analizzare i benefici che i bontemponi decantano per giustificare il Ponte.

Agli abitanti del area hanno sempre proposto una realtà fatta solo di vantaggi: tra i quali quello che l’intera area della Sicilia e della Calabria diventerà un tutt’uno. Circostanza che già esiste adesso e che sarebbe compromessa dall’utilizzazione dell’infrastruttura. Nel decantare il manufatto si guardano bene dal dire che il sovradimensionamento del progetto comporta anche delle novità che i più, nella superficialità delle esposizioni, sminuiscono o non valutano.

La Compagnia Renzi-Salvini-Musumeci & C. ha valutato cosa riserva il Ponte dal punto di vista dell’economia dei trasporti?E’ stato mai detto che per il suo utilizzo:

– non si percorrerà la distanza costituita dal tratto di mare di tre chilometri, che diventeranno almeno una trentina, con conseguente incremento del costo chilometrico e dei tempi di percorrenza.
– che non si salirà liberamente sul Ponte, ma ci sarà da pagare un pedaggio, come avviene per tutte le infrastrutture viarie: trafori, tunnel, ponti, autostrade (in pratica se adesso con qualche euro e mezz’ora di traghetto si va da Messina alla Calabria o viceversa, per andarci in auto si dovrà pagare un bel poco di soldi di pedaggio, il carburante e mettere in conto almeno una ora di percorrenza!)
– che il transito sarà contingentato e regolamentato ai caselli di accesso;
– che, con disappunto degli amanti della velocità, essa sarà limitata e controllata.

La Compagnia ha mai valutato gli oneri per la sicurezza, la manutenzione e le variabili dovute agli eventi atmosferici?

E’ sempre stato detto che il progetto prevede resistenza a scosse sismiche fino al 7,1 della scala Richter. E se Madre Terra decide di regalarci un po’ di energia in più e non rispetta il limite imposto dai tecnici? E sei il dio Eolo si alza col piede sbagliato e sbuffa più del solito?

Hanno mai ipotizzato la necessità di pianificare la vigilanza per fronteggiare la minaccia terroristica?

Al verificarsi di qualsiasi evenienza ovviamente l’utilizzo del Ponte verrebbe interdetto, di conseguenza, per evitare di lasciare la Sicilia isolata, è necessario prevedere collegamenti alternativi, cioè mantenere in armamento i vecchi e cari traghetti…

Tralasciamo di valutare l’interesse di Rfi che (da principale cliente utilizzatore con pagamento per ogni passaggio) nel tempo è scemata dai previsti 200 treni al giorno al punto da sopprimere i treni a lunga percorrenza ed a prevedere il traghettamento a piedi… si dirà che ciò avviene perché non ci sono i treni ad Alta Velocità, ma si può validamente ribadire che mancando la domanda, cioè mancando i viaggiatori, Rfi piuttosto che fare viaggiare i treni vuoti ha cambiato sistema…

Queste sono alcune riflessioni in merito alla “cattedrale nel deserto” che la Compagnia sicuramente sogna di appaltare, alla stregua degli appalti che già hanno segnato l’economia del Paese come il TAV e il MOSE… ma si sa gli affari sono affari e chissà se Musumeci e Renzi intravedono non soltanto 100.000 o più di occupati… e chissà cosa intravede Salvini che è passato dalla richiesta di referendum contro il Ponte all’alleanza strumentale con Matteo I°…

Ci sarà sicuramente chi intravede cemento, cemento, cemento armato, calcestruzzo acciaio, e… movimento terra per le colline di Messina e della costa calabra destinate a diventare ferite insanabili e piloni dall’alto dei quali anche la cultura di Franceschini può guardare lontano nel tempo!

Di una cosa siamo certi, in questi disinteressati propositi ci sarà unità di intenti per mettere fuori gioco chi la pensa diversamente…e la mafia!

Foto tratta da Wikipedia

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