SERALE/ Che sta combinando Conte? Non è che va al Consiglio europeo per dire sì al MES?

17 giugno 2020

Noi non vogliamo credere a un’ipotesi del genere. Ma il dubbio rimane, se è vero che il Presidente del Consiglio, aggirando una previsione di legge, si accinge a partecipare al Consiglio europeo senza un mandato del Parlamento. Gli interventi di Giorgia Meloni, Stefano Fassina e Isabella Rauti  

Brutti segnali arrivano dalla Camera e dal Senato, dove la tensione è alle stelle. Pomo della discordia: il Consiglio europeo al quale il Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, parteciperà senza un mandato del Parlamento al Consiglio europeo.

Per la cronaca, il Consiglio europeo è composto dai capi di Stato o di Governo dei Paesi dell’Unione europea, dal presidente dello stesso Consiglio europeo e dal presidente della Commissione europea. Il genere, il Consiglio europeo non si riunisce per sport.

Sia a Montecitorio, sede della Camera dei deputati, sia a Palazzo Madama, sede del Senato, ci sono state proteste da parte delle opposizioni, cioè di Lega e Fratelli d’Italia (ormai i parlamentari di Forza Italia fanno un po’ di qua e un po’ di là: dicono di essere all’opposizione ma, sottobanco, sono pronti ad appoggiare il Governo).

Ci si aspettava che il Parlamento italiano desse un mandato al capo del Governo Conte. Ma a quanto pare il Presidente del Consiglio Conte ha fatto ricorso a un sotterfugio parlamentare per presentarsi al Consiglio europeo con le mani libere, senza un mandato del Parlamento.

Quello che sta succedendo lo ha detto la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti (dichiarazione che noi leggiamo su un articolo dell’Adnkronos):

“Contro la sua violenta imposizione di modificare il calendario d’Aula – ha detto Isabella Rauti – lei oggi se la cava con una semplice informativa, che impedisce la presentazione di risoluzioni e di sfuggire al voto. Lei partecipa al Consiglio europeo, senza una mandato parlamentare, su cosa l’Italia voglia o debba fare in Europa, si discute delle misure monetarie, di tante cose importanti. C’è un articolo che prevede l’indirizzo delle Camere che lei sicuramente conosce”.

“Lei invece – ha aggiunto la senatrice – organizza una dieci giorni in una coreografia auto-celebrativa di un uomo solo al comando, insieme agli esponenti della vecchia trojka. Lei si sottrae alla dialettica democratica, lei prescinde dal Parlamento per seguire uno show da reality, agli Stati Generali. Magari  è in arrivo una patrimoniale o qualche forma di vampiraggio fiscale”.

Molto duro il commento, su Facebook, della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni:

“Oggi Fratelli d’Italia si è rifiutato di rendersi complice dell’ennesima violazione da parte del Governo Conte delle norme della Repubblica e delle dinamiche istituzionali della nostra democrazia. La Legge 234/2012 prevede espressamente all’articolo 5 che per ‘ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell’Unione europea (…) che producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica (…) il Governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere’. Non c’è alcun dubbio interpretativo, la legge è chiarissima. Conte e il Governo, per trattative sulle misure europee per fronteggiare la crisi causata dal Covid, deve tenere conto degli atti di indirizzo del Parlamento. Invece Conte ha deciso ancora una volta di calpestare la legge e si è presentato in Parlamento solo per una ‘informativa’ senza consentire al Parlamento di votare gli atti di indirizzo. Una deriva autoritaria e liberticida che non possiamo avallare e che ci ha costretti ad abbandonare l’Aula durante l’ennesimo show di Conte. Possibile che i presidenti di Camera e Senato subiscano queste umiliazioni in silenzio?”.

Non è una bella cosa quella fatta da Conte. E fa bene Giorgia Meloni a richiamare, per quello che vale nell’attuale momento politico, i ruoli di garanti dei presidenti delle due Camere.

Ricordiamo che l’attuale Governo italiano ha deciso di restare nelle mani dell’Unione europea dell’euro in un momento di drammatica crisi finanziaria.

Proprio oggi i vertici di Confindustria hanno chiesto al Governo la restituzione di oltre 3 miliardi di euro di accise non dovute. A questo si aggiungono i 10 miliardi di euro circa per mettere le scuole in sicurezza in vista della riapertura di Settembre. Poi c’è da fronteggiare la crisi economica generale dell’Italia, provocata dalla pandemia di Coronavirus, se è vero che si teme la chiusura di migliaia di aziende con l’esplosione della disoccupazione che, questa volta, interesserebbe pesantemente il centro Nord Italia.

Di fronte a questa crisi economica il Governo Conte ha scelto di tenere l’Italia ‘impiccata’ all’Europa dell’euro che, fino ad oggi, ha offerto solo i fondi del MES, il Meccanismo Europeo di Sviluppo, ovvero il metodo dello strozzinaggio già utilizzato con la Grecia, Paese che è stato massacrato.

In Parlamento il Governo Conte non ha una maggioranza per far approvare il MES. Il dubbio – che noi ci auguriamo venga smentito dai fatti – è che il capo dell’attuale Governo italiano abbia voluto le mani libere per dire sì al MES senza il mandato del Parlamento. Se ciò dovesse avvenire sarebbe un fatto gravissimo!

Intanto sulla propria pagina Facebook il parlamentare nazionale Stefano Fassina, esponente della sinistra (quella vera, non il PD), che nella vita fa l’economista, scrive:

“Basta propaganda sul MES. Solo Bce ci salva. Anche oggi, in occasione dell’informativa del Presidente del Consiglio sul prossimo Consiglio europeo, è arrivato da PD e Forza Italia l’appello a ricorrere al più presto al MES: 36 miliardi gratis! Inviterei gli entusiasti sostenitori del ricorso al MES a riflettere su alcune domande. Prima: perché nessun altro Stato accorre a ritirare il ‘regalo’? Eppure, un significativo risparmio di spese per interessi lo maturerebbero anche Grecia, Portogallo, Spagna, Francia solo per menzionare gli Stati che avrebbero maggior convenienza. Seconda: come ripetiamo da mesi, il problema sono le condizionalità all’accesso o la valutazione del rischio di solvibilità del debitore dopo l’accesso e le conseguenti azioni richieste per ridurre tale rischio, ossia un programma di ‘aggiustamento’ macroeconomico e strutturale, come previsto dalle normative vigenti? Ricordo che a fine anno il nostro debito pubblico sarà prossimo al 170% del Pil e la valutazione di sostenibilità è oggettivamente aperta. Terza domanda: le norme dei vigenti trattati europei e internazionali, dal Trattato di Funzionamento dell’Ue al MES, dal Fiscal Compact ai regolamenti attuativi del ‘Two Pack’ sono derogati dai comunicati dell’Eurogruppo o del Consiglio europeo? No, ovviamente. La sottoscrizione dei prestiti implica l’osservanza di obiettivi di finanza pubblica irraggiungibili e soffocanti per l’economia reale. In conclusione – dice sempre Fassina – l’accesso al MES sanitario è una scelta inutilmente pericolosa, per tirare a campare qualche mese. Dobbiamo archiviare la discussione e concentrare tutta il nostro capitale politico nel sostegno alla Bce, affinché aumenti gli acquisti e sterilizzi i Titoli di Stato in mano alle banche centrali nazionali. È l’unica strada per la salvezza nostra e dell’Eurozona”.

 

 

 

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