Coronavirus/ Contrordine: la cura a base di Idrossiclorochina di Didier Raoult funziona!/ MATTINALE 534

5 giugno 2020

“Lo studio del Lancet non è valido”, titola PHARMASTAR, il giornale on line sui farmaci. Si conclude con una ritirata su tutta la linea il tentativo di screditare la cura contro il Coronavirus, o COVID-19, a base di Idrossiclrochina messa a punto dallo scienziato francese, Didier Raoult. L’ennesima brutta figura dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)   

Alle multinazionali farmaceutiche l’Idrossiclorochina utilizzata per la cura del Coronavirus, o COVID-19 non è mai andata a genio. Ed è anche logico: la cura, a basso costo, ideata dallo scienziato francese Didier Raoult – uno dei più noti microbiologi del mondo – ha rotto le uova nel paniere a chi pensava di guadagnare una barca di soldi con la pandemia virale.

Da quando è esplosa la pandemia in tante aree del mondo l’Idrossiclorochina, associata all’Azitromicina, se somministrata nelle fasi iniziati dell’infezione da Coronavirus, ha dato risultato eccezionali.

In Italia questo farmaco è conosciuto con il nome di Plaquenil.

A un certo punto, dopo che la cura ha salvato milioni di persone in tutto il mondo, è arrivato uno strano studio che ne ha messo in discussione l’efficacia. Ma adesso – dopo le proteste di tanti medici – lo studio anti-Idrossiclorochina è stato ritirato!

Non c’è da stupirsi: basti pensare che ci sono ancora fortissime pressioni per accreditare il vaccino contro il Coronavirus, ben sapendo che, di solito, per questi virus, i vaccini servono a poco. Ma siccome sulla Terra ci sono circa 7 miliardi di abitanti, c’è sempre la possibilità di vendere il vaccino a un bel numero persone…

Insomma, con il Coronavirus, o COVID-19 – che è una malattia seria ma non incurabile (ricordiamoci che quando la malattia è in fase avanzata si può intervenire con la ‘cura Ascierto’, ovvero con il Tocilizumab, cura messa a punto dai medici cinesi e, in Italia, dal gruppo di scienziati coordinati a Napoli dal dottor Antonio Ascierto) – non sono mancate e continuano a non mancare i tentativi di speculazione da parte di chi, con la medicina vuole solo guadagnare soldi!

Ci sembra molto interessante un articolo di PHARMASTAR, il giornale on line sui farmaci.

Il titolo dell’articolo già dice tutto:

“Idrossiclorochina, contrordine. Lo studio del Lancet non è valido”.

The Lancet, per la cronaca, è una rivista scientifica inglese di ambito medico pubblicata settimanalmente dal Lancet Publishing Group, edita da Elsevier. E’ considerata una delle riviste scientifiche più importanti del mondo. Da questa rivista è partito l’attacco all’Idrossiclorochina. Ma lo studio, adesso, è stato ritirato.

“Il documento di Lancet – leggiamo sempre su PHARMASTAR – che aveva gettato una luce molto negativa sull’efficacia e sulla sicurezza di clorochina e di Idrossiclorochina per COVID-19 a causa dei timori di un aumento dei decessi è stato ritirato dopo che un’indagine del giornale britannico Guardian aveva rilevato incongruenze nei dati”.

“Tre degli autori – prosegue l’articolo – hanno ritrattato il loro studio. Secondo la rivista, gli autori non sono stati in grado di completare una verifica indipendente dei dati alla base della loro analisi, e hanno ora concluso che ‘non possono più garantire la veridicità delle fonti di dati primarie’. I dubbi sul lavoro erano emersi già la scorsa settimana, quando quasi 150 medici avevano firmato una lettera aperta a Lancet per mettere in discussione le conclusioni dell’articolo e chiedere alla rivista di rendere pubblici i commenti della peer review che hanno portato alla sua pubblicazione. Il Lancet ha detto in una dichiarazione ‘ci sono molte domande in sospeso su Surgisphere e sui dati che sarebbero stati inclusi in questo studio’. L’autore principale dello studio di Lancet, il Prof Mandeep Mehra, dell’ospedale Brigham and Women’s hospital di Boston, Massachusetts, ha deciso di chiedere al Lancet la ritrattazione perché non poteva più garantire l’accuratezza dei dati”.

Insomma, una ritirata in piena regola. Il direttore della rivista, Richard Horton, ha detto di essere rimasto sconvolto dagli sviluppi:

“Questo è un esempio scioccante di cattiva condotta della ricerca nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria globale”.

L’articolo è stato pubblicato su The Lancet il 22 maggio scorso.

“Includeva – leggiamo sempre su PHARMASTAR – l’analisi dei dati di quasi 15.000 persone trattate con Idrossiclorochina o clorochina, da sole o con un macrolide, e non è stato in grado di confermare alcun beneficio dei farmaci per la malaria per Covid-19. Inoltre, lo studio ha scoperto che i regimi farmacologici erano associati a una diminuzione della sopravvivenza in ospedale e a una maggiore frequenza di aritmie ventricolari. Insomma, una débâcle per i due farmaci”.

In realtà, i problemi legati ad aritmie, dopo lunghe somministrazioni di Idrossiclorochina, erano noti. Ma – ribadiamo – dopo lunghe somministrazioni, non dopo trattamenti della durata di una decina di giorni.

“I risultati dello studio – prosegue l’articolo di PHARMASTAR – hanno indotto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a sospendere il braccio di idrossiclorochina all’interno dello studio Solidarity in attesa di una revisione dei dati sulla sicurezza”.

Nel giornale si legge anche che “l’incapacità della idrossiclorochina di prevenire COVID-19 è stata ribadita da uno studio di alta qualità randomizzato e controllato con placebo, pubblicato sul New England Journal of Medicine da ricercatori statunitensi e canadesi, che hanno dimostrato che l’Idrossiclorochina non è migliore delle pillole placebo per prevenire le malattie da Coronavirus”.

A fare chiarezza è intervenuto il Guardian, che ha rivelato “errori nei dati forniti dalla società statunitense Surgisphere. Questi – prosegue sempre l’articolo di PHARMASTAR – sono stati poi spiegati dalla società con il fatto che alcuni pazienti erano stati erroneamente assegnati all’Australia invece che all’Asia. Ma poi sono state rilevate altre anomalie. Un’ulteriore indagine del Guardian ha rivelato che c’erano seri dubbi sulla società stessa”.

Di più:

“A una società di revisione indipendente è stato così chiesto di esaminare un database fornito da Surgisphere per assicurarsi che avesse i dati di oltre 96.000 pazienti della Covid-19 in 671 ospedali in tutto il mondo, che fossero stati ottenuti correttamente e che fossero accurati. L’amministratore delegato di Surgisphere, Sapan Desai, aveva detto che avrebbe cooperato con la revisione contabile indipendente, ma è chiaro che ha rifiutato di dare agli investigatori l’accesso a tutti i dati richiesti”.

“Molti scienziati – leggiamo ancora su PHARMASTAR – erano fortemente irritati perché il loro lavoro era stato interrotto sulla base di uno studio osservazionale e non uno di studio randomizzato e controllato, il “gold standard” delle ricerche cliniche. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e diversi Paesi hanno sospeso gli studi randomizzati controllati che sono stati istituiti per trovare una risposta, in particolare lo studio globale Solidarity. Tuttavia, questo studio è ripreso all’inizio di questa settimana su consiglio di una commissione di monitoraggio della sicurezza dei dati”.

E in Italia? Dopo la pubblicazione dell’articolo su Lancet, l’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco – si era allineata vietando la prescrivibilità dell’Idrossiclorochina nella cura del Coronavirus. Questo – lo ribadiamo è avvenuto dopo che nei giorni ‘bollenti’, quando il COVID-19 imperversava anche in Italia, l’uso dell’Idrossiclorochina abbinato all’Azitromicina era ordinario.

Infatti 140 medici italiani sono insorti e hanno chiesto all’Aifa di ritirare la sospensione. Il farmaco, a detta di questo medici sarebbe efficace: l’importante è utilizzarlo nella prima fasi della malattia.

C’è da restare stupiti per quello che sta succedendo? No. L’abbiamo sottolineato: c’è chi vorrebbe guadagnare un sacco di soldi con la pandemia è la cura del dottor Didier Raoult ha bloccato sul nascere ogni speculazione economica.

Lo scorso Aprile abbiamo ripreso un articolo di Ambiente bio dove si leggeva di minacce al dottor Raoult:

“Le minacce verso Raoult indignano e preoccupano. Malgrado questa cura sta producendo risultati ottimi con tasso di mortalità intorno allo 0,5%, pare che queste non siano ‘evidenze scientifiche’ tali da poter creare un protocollo universale per la cura del Covid. Il dubbio che questo possa dipendere dal fatto che la clorochina costa pochissimo sembra legittimo. Le cure poco costose non piacciono a chi ha nel COVID-19 una ghiotta possibilità di produrre e brevettare nuovi farmaci certamente ben più costosi”.

Ancora Ambiente bio:

“… anche noi non possiamo spiegarci come mai questo protocollo venga osteggiato. E’ assurdo il fatto che anziché essere agevolato, anziché approfondire le potenzialità della sua efficacia, parte della comunità scientifica si schieri contro, nonostante i risultati (innegabili ed evidenti) che ha ottenuto. Non sappiamo se gli atti di intimidazione di cui sarebbe stato oggetto Didier Raoult nelle settimane passate siano collegate a questo. Sarebbe sicuramente un fatto gravissimo che un luminare che scova terapie efficaci contro un male che ha bloccato tutto il mondo e creato shock economico-sociali devastanti, sia messo sotto scacco per interessi di parte. Forse perché terapie ‘a basso costo’ rischiano di vanificare la corsa allo sviluppo di nuovi farmaci, in primis il famoso vaccino libera-tutti (già messo in dubbio da eminenti virologi come Ilaria Capua e Giulio Tarro ) che stanno facendo numerose case farmaceutiche, che quindi rischierebbero di vedere vanificati i loro investimenti in questa direzione”.

Ogni altro commento ci sembra superfluo.

QUI PER ESTESO IL NOSTRO ARTICOLO CHE RIPRENDE L’ARTICOLO DI AMBIENTE BIO

Foto tratta da Swissinfo

 

 

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