Crisi Coronavirus/ Tributi locali: crolla il gettito dei Comuni siciliani: 70% in meno rispetto allo scorso anno

22 maggio 2020

Il dato fa riferimento ai mesi di Marzo ed Aprile. Ma la situazione non si annuncia diversa per i prossimi mesi, perché la riapertura non è detto che metta tutte le imprese e tutte le famiglie in condizioni di pagare i tributi locali. Per non parlare degli effetti di una nuova andata di Coronavirus. Analisi dettagliata sui fondi che i Comuni dell’Isola aspettano da Stato e Regione. L’appello di Paolo Amenta

Sula carta, i Comuni della nostra Isola, sono pieni di soldi. Nei fatti, come ci racconta Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione nazionale Comuni Italiani), sono praticamente al verde. Con il rischio di dove interrompere l’erogazione di servizi ai cittadini che, già senza la crisi del Coronavirus, in molti casi, lasciavano molto a desiderare.

“La situazione è grave – ci dice Amenta – e due giorni fa l’abbiamo rappresentata al presidente della Regione, Nello Musumeci. Gli abbiamo detto di erogare subito i fondi regionali disponibili, perché i Comuni si trovano a fronteggiare una situazione finanziaria difficilissima. Per ora si opera con le onerose scoperture bancarie. E non si può fare altrimenti, perché tra fondi regionali che non arrivano e le difficoltà di famiglie e imprese a causa dell’emergenza Coronavirus, la situazione è veramente critica. Basti pensare che a Marzo e ad Aprile, rispetto all’anno passato, i Comuni siciliani registrano il 70 per cento in meno di tributi locali”.

Ed è anche logico che lo scenario dei tributi locali sia questo: per due mesi l’economia si è bloccata e famiglie e imprese non hanno ricevuto molti aiuti dallo Stato: i ritardi dei 600 euro ai titolari di partite IVA, i ritardi nell’erogazione della Cassa integrazione, gli esercizi commerciali quasi tutti chiusi ad eccezione di quelli alimentari. Insomma, il calo dei tributi locali, per i Comuni, era messo nel conto.

E non è detto che sia finita. C’è, è vero, la riapertura, ma bisognerà vedere quanto incasseranno gli esercizi commerciali. E, soprattutto, bisognerà capire cosa succederà con l’emergenza Coronavirus: se nei prossimi mesi dovesse materializzarsi una nuova ondata del virus la situazione potrebbe diventare insostenibile senza un intervento dello Stato, che fino ad oggi, per non contestare l’Unione europea, è rimasto a guardare.

Ma torniamo alla situazione economica e finanziaria dei Comuni siciliani.

Sulla carta, per i Comuni siciliani sono disponibili 340 milioni di euro del Fondo regionale per le autonomie locali. Realmente disponibili sono 200 milioni di euro, che la Regione dovrebbe erogare, a meno di sorprese.

L’erogazione degli altri 140 milioni di euro è legata ad accordi tra Regione e Stato.

Come si possano iscrivere nel Bilancio regionale fondi che non ci sono, ebbene, noi non riusciamo a capirlo: sono le ‘innovazioni’ della contabilità pubblica italiana…

A questi 340 milioni di euro si dovrebbero sommare altri 180 milioni di euro per gli eterni precari dei Comuni: ma anche questa somma è teorica, visto che dipende sempre dai soliti accordi tra Stato e Regione.

Poi ci sono 115 milioni di euro che i Comuni dovrebbero utilizzare per il pagamento delle rate dei mutui. Anche questi fondi sono teorici: in questo caso sono soldi che dovrebbero arrivare dalla riprogrammazione del POC, sigla che sta per Programma Operativo Complementare: in pratica fondi europei.

Ci sono – sempre sulla carta – anche i fondi per fronteggiare i danni provocati dall’emergenza Coronavirus: si tratta di un fondo perequativo di 300 milioni di euro: altri soldi legati alla riprogrammazione del POC.

Si chiude con i 100 milioni che la Regione ha stanziato nelle scorse settimane quando i siciliani erano chiusi in casa. Tanti siciliani non avevano nemmeno i soldi per mettere insieme il pranzo con la cena. Così i mezzi d’informazione hanno titolato:

“La Regione siciliana ha stanziato 100 milioni di euro per l’emergenza alimentare…”.

Tranquilli: i 100 milioni non si sono mai materializzati: anche questi fondi sono legati alla riprogrammazione del POC. i siciliani che non potevano mangiare a Marzo e ad Aprile sono rimasti a dieta: una dieta che la Regione siciliana ha confezionato su misura per loro: mai abbuffarsi quando c’è la pandemia, meglio tenere la linea…

Se si fanno quattro conti, i Comuni siciliani, sommando tutte questa voci, dovrebbero avere in ‘cassa’ oltre un miliardo di euro. Invece, se andrà bene, da qui a qualche settimana, i circa 400 Comuni siciliani avranno a disposizione, se la Regione li erogherà, 200 milioni di euro.

“La situazione è critica – ribadisce Amenta – noi abbiamo avvertito la politica siciliana di accelerare almeno l’erogazione dei 200 milioni di euro. Dopo di che ognuno si assumerà le proprie responsabilità”.

Dai circa 400 Comuni siciliani in crisi vanno estrapolati quei Comuni dove la crisi finanziaria ha radici antiche che l’emergenza Coronavirus ha solo accentuato. Ci riferiamo, ad esempio, ai Comuni dell’Isola in pre-dissesto dalla primavera del 2018 e ai Catania e Palermo.

Il Comune di Catania, è noto, è nei guai finanziari dal Luglio del 2018, quando si è materializzato il dissesto di 1,6 miliardi di euro.

Quanto al Comune di Palermo basta ricordare i ‘buchi’ di alcune società controllate dallo stesso Comune. Proprio sul Comune di palermo ricordiamo un articolo del Febbraio 2017, quando Il Sole 24 Ore documentava uno scenario finanziario molto critico per il Comune di Palermo.

Da allora ad oggi la situazione si è aggravata. Per il Comune di Palermo l’emergenza Coronavirus ha accentuato problemi vecchi. I disservizi dell’attuale amministrazione comunale su trasporti e immondizia sono ormai una costante.

Foto tratta da Borsa inside 

 

 

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