La cultura siciliana ai leghisti? Come l’orco che rapisce la figlia più bella!

14 maggio 2020

I leghisti non sono riusciti a mettere il cappello sull’agricoltura siciliana. Ma ora incombe un altro pericolo: che vadano a gestire l’assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana. La lettera di Giuseppe Li Rosi al presidente della Regione Nello Musumeci

di Giuseppe Li RosiSimenza

Caro Presidente Musumeci,

dall’agricoltura alla cultura il passo è molto breve e la sua intenzione di consegnare quest’ultima al suo alleato leghista, secondo la morfologia della fiaba di Propp, coinciderebbe con il ratto della figlia più bella da parte dell’orco.

Già è divenuto fake news il suo “diventerà bellissima” non vorrà per caso distruggere, ora, quel poco che resta della nostra (mia e sua) Sicilia? Faccia come creda, conforti i suoi alleati, riempia anche lei le mangiatoie di pastura come noi facciamo nelle nostre stalle con le nostre vacche, pecore e porci, ma stia attento alle PERLE.

A noi siciliani, caro presidente, di quelli che ancora crediamo nella nostra millenaria cultura e nella composita identità di quest’isola/continente, tutto questo vostro affanno assai ci preoccupa e ci pare esser caduta una tegola in testa, ma non una solita e qualsiasi tegola del settecentesco Palazzo d’Orlèans e né tampoco del Palazzo dei Normanni, perché ad esse ci siamo abituati ormai da tempo, ma una “d’iddi sarbati ndo” Museo Paolo Orsi di Siracusa, una “d’iddhi ca lassa i rasti a lèggiri” come direbbe il maestro Buttitta, ritrovata ad Adragni (Monte di Fuoco, l’antica Adrano) a ricoprire una tomba, sì un sepolcro come quello in cui vorreste porre voi la nostra Civiltà e le sue primogeniture.

E su quella tegola, prima che si spaccasse sulla testa del sicilianu novu, è possibile leggere in lingua pre-sanscrita una frase che recita così:

“RE SESAN IRES BE”.

La nostra ultima speranza, caro presidente, è di invocare il Dio, come eravamo capaci di fare già tremila anni fa e chiedergli in preghiera “CONCEDI AI RESTI DI RISORGERE”.

Non ci distruggerete e anche se in pochi rimasti, ormai, noi Siciliani torneremo!

Un poco di cultura, nevvero?

Saluti.

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