Nuove schegge di storia 6/ Garibaldi arriva a Salemi e trova con lui solo i mafiosi!

4 maggio 2020

In questa sesta puntata di ‘Nuove schegge di storia’, Giovanni Maduli, che cura questa rubrica, riporta un passo del libro di Giuseppe Scianò (“… e nel maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia!”) che noi abbiamo pubblicato a puntate. Siamo a Salemi, dove i garibaldini scoprono che gli unici loro alleati in Sicilia sono i mafiosi e i massoni

Ad un certo punto, nella piazza principale della città di Salemi, il Bandi vede campeggiare sul portone di un palazzo un grosso stemma dei Borbone. E chiede alla piccola folla che lo circonda:

“O Siciliani… che si tarda a buttar giù quella vergognosa insegna. La folla – continua il toscanaccio – mi ascoltò in silenzio; nessuno voleva essere il primo a fare atto di ribellione o a dir bravo! a chi lo proponeva”.

Insomma il tenente Bandi non nutre, neppure per un attimo, il dubbio che l’impresa dei Mille possa non essere affatto condivisa da quelle persone che, dopotutto, sono pur sempre capaci di intendere e di volere più di quanto i Garibaldini non pensino. Racconta ancora:

“Ad un certo punto si fece dinanzi un uomo di benne forme e dall’aria risolutissima, che seppi essere uno dei fratelli Sant’Anna. Costui gridò: ‘Sì, sì, abbasso quell’arme!’ e avventò contro l’arme una grossa mazza che aveva in mano”.

Il raccontino si conclude con il coraggioso gesto del Bandi che, salito su una scala, che intanto quei villani gli hanno portato, stacca lo stemma (di lego o di gesso probabilmente), lo getta a terra e lo dà in pasto alla folla che inizia a calpestarlo, a farlo a pezzi ed a bruciarlo, su suggerimento del vecchio Giusmaroli, che aveva raccomandato al Bandi “briusel, briusel”, cioè brucialo.

Abbiamo riportato, pressoché integralmente, un episodio secondario che però ci da tante conferme importanti.

Come mai in una Salemi che festeggia, oltre ogni dire, l’ingresso dell’Eroe, non esiste quel minimo di politicizzazione che faccia applicare la regola rivoluzionaria di abbattere le insegne dell’odiata dinastia dei Borbone? Che razza di insorti sono mai quelli di Salemi e che razza di rivoluzione hanno fatto? Cosa pensano realmente i cittadini di Salemi?

C’è di più, se stiamo bene attenti e riflettiamo su ciò che ha scritto il Bandi.
Nonostante le imprecazioni e le esortazioni del tenente garibaldino, la folla infatti non si era mossa. Si muoverà quando – e soltanto quando – uno dei fratelli del barone Sant’Anna darà l’imbeccata. Anzi darà un ordine ben preciso, come si addice al fratello del Capo, “dall’aria resolutissima”.

Come dire:

“A Salemi non si muove foglia che il Barone Sant’Anna non voglia”.

Ma non solo in quanto barone, ma piuttosto come grande massone o probabile, sempre più probabile, “pezzo da novanta” o comunque persona di rispetto, schierata dalla parte giusta.

Giuseppe Scianò E la Sicilia diventò colonia!” Pitti Edizioni, pag. 68, 69.

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