La lettera a Mattarella: noi condannati, chi ha saccheggiato la Formazione si gode il bottino!

4 maggio 2020

Costantino Guzzo scrive una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Chiede per sé e per i suoi colleghi della Formazione professionale licenziati e condannati (per aver protestato un po’ vivacemente) la grazia  

di Costantino Guzzo 

Illustrissimo Presidente della Repubblica, Onorevole Sergio Mattarella,
sono un ex operatore della Formazione Professionale Siciliana licenziato ingiustamente, e mi rivolgo a Lei, in quanto uomo sensibile ed attento ai problemi sociali, e che da Siciliano può capire quanto sia difficile nella nostra Isola lottare per la giustizia senza conseguenze negative sulla propria vita.

Insieme a tanti lavoratori sono vittima di un sistema che ha generato migliaia di precari, 10 morti suicidi, molti tentati suicidi, centinaia di malati per stress e depressione; io stesso soffro di gravi patologie che peggiorano ormai di giorno in giorno.

Siamo ostaggi di una mala gestio politica che ci ha offesi e umiliati quando non venivano rispettati i nostri legittimi diritti (come quello alla retribuzione spesso assente), privati ingiustamente del nostro lavoro, e che ci ha portato a dover scendere più volte in piazza a rivendicare quanto ci era dovuto.

Ed è proprio durante una manifestazione a Palermo che il sottoscritto, insieme ad altri colleghi rimasti invisibili ed inascoltati per troppo tempo, in preda alla disperazione, abbiamo manifestato infrangendo le regole comportamentali.

Ci rendiamo conto che la vita è fatta soprattutto di regole da rispettare e noi per primi lo insegniamo ai nostri figli, ma averlo dimenticato in quella occasione, dove il disorientamento, la frustrazione, il senso di amara impotenza, la fame, hanno prevalso sulla ragione, ci sembra più che comprensibile quando non si ha più un pezzo di pane da portare a casa.

Tuttavia nessuno ha pensato a ciò che sedimentava gli animi di noi padri di famiglia in quel momento, tant’è che siamo stati condannati a scontare una pena ingiustamente.

Oggi Le chiedo se non sia grottesco condannare chi manifestava esageratamente per riavere il proprio lavoro mentre chi invece ha saccheggiato, altrettanto esageratamente, un intero comparto lavorativo, viene lasciato impunito a godersi il bottino.

Non lo trova un paradosso?

Ritengo ingiusto che chi fa politica non garantisca il benessere della comunità commettendo illeciti e ruberie, di cui all’occorrenza potrò fornirle comprovata documentazione, e possa godere del bene placito delle istituzioni, quando pochi uomini che rappresentano un intero comparto lavorativo già pesantemente condannato ad una vita di stenti e povertà, debbano invece subire un’ulteriore condanna, accompagnata ancora una volta dal mancato rispetto per la dignità umana e noncuranza, soprattutto per le mie ormai precarie condizioni di salute.

Tutto questo per migliaia di lavoratori è una realtà intollerabile e da sanare per i buoni principi della nostra democrazia.

Per questo come ex lavoratore e come segretario regionale dell’organizzazione sindacale SIFUS CONFALI FP, un sindacato di base che si muove nel reale interesse del comparto, Le chiedo, Illustrissimo Presidente, di intervenire affinché io insieme ai miei colleghi rei d’aver manifestato inadeguatamente, possiamo essere graziati, poiché solo un atto di giustizia e ragionevolezza potrà riportare un briciolo di serenità alle nostre famiglie che hanno già perso tutto, specie in un periodo così critico come quello attuale a causa del Covid-19.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà prestare alla mia accorata richiesta, e grato per quanto potrà fare al riguardo, Le porgo i miei distinti saluti.

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